Nel cuore delle nuove povertà
«Nell’ottica di una dinamica evolutiva, la Carta nasce dalla volontà di dare sempre più piena e consapevole attuazione ai principi della legge Ciampi, fondativi per l’identità delle Fondazioni riguardo a governace, attività istituzionale e gestione del patrimonio. Il percorso di adozione di questo codice di autoregolamentazione è attualmente in corso, con il recepimento negli statuti e la traduzione in strumenti operativi quali regolamenti interni, processi e procedure. Peraltro, la scelta delle Fondazioni di aderire alla Carta vuol dire soprattutto avanzare in un processo culturale che va ad incidere sui comportamenti, nel tempo, con diverse velocità nei diversi enti».
Dopo molta negatività, il 2012 è stato positivo nei risultati di gestione.
Nel 2012 i rendimenti dei patrimoni sono migliorati di circa il 24% e gli oneri si sono ridotti drasticamente del 44%. Il combinato disposto di questi fattori ha generato un risultato di gestione superiore del 127% circa sull’anno precedente. Le Fob avrebbero potuto mantenere o aumentare i livelli erogativi dell’anno prima ma, come nel passato negli anni buoni, hanno preferito pensare anche al futuro, integrando prudenzialmente i fondi di stabilizzazione dell’attività erogativa, intaccati negli ultimi anni per tamponare il calo delle risorse dovuto alla discesa dei rendimenti degli investimenti del patrimonio.
Notizie sul 2013?
Non è ancora possibile formulare una proiezione precisa sui risultati 2013, ma sulla base degli elementi disponibili è ragionevole prevedere un risultato complessivo non dissimile da quello dell’anno precedente. La crisi non è ancora alle spalle,vale per tutti e le Fob non fanno purtroppo eccezione.
Le Fondazioni ora pensano prevalentemente al welfare.
Dall’analisi quantitativa delle erogazioni non si evince un incremento sostanziale di risorse nei settori tradizionalmente più vicini al welfare, come l’assistenza sociale, la salute pubblica o il volontariato, che tuttavia nel 2012 si sono assestate intorno ai 300 milioni di euro, cioè circa un terzo del totale erogato. Ciò che sta cambiando è, invece, la progettualità che progressivamente si evolve, andando a cogliere bisogni che vanno al cuore della fascia delle nuove povertà affacciatesi, in modo prepotente sullo scenario economico e sociale italiano. Esse necessitano di risposte che non arrivano e probabilmente non arriveranno più dall’intervento pubblico, per cui è sempre più necessaria l’integrazione tra attori pubblici e attori privati. Come sancito in uno dei punti programmatici per i prossimi tre anni fissati nella mozione finale del nostro XXII Congresso, svoltosi a Palermo nel giugno 2012, le Fondazioni si sono dunque poste come obiettivo prioritario di avviare sperimentazioni per identificare un modello di welfare di comunità, in grado di dare risposte corali, che si basano sugli interventi non solo dalle Fob, ma di tutti gli attori del territorio, pubblici e privati, così da far fronte meglio e subito alle esigenze che localmente si manifestano.
Come realizzarlo?
Abbiamo avviato un tavolo in sede associativa per individuare le linee guida di orientamento e i modelli di intervento per agire in contesti pilota con le Fondazioni che hanno maggiore capacità di traino su questi temi. Modelli da diffondere in modo sistemico. Sono piste molto forti, perché esulano da risposte emergenziali e portano un’evoluzione strategica di ruolo delle Fob: da meri erogatori a soggetti che si fanno aggregatori delle energie e delle risorse delle comunità per perseguire finalità condivise. Le Fob avrebbero potuto dare più soldi a soggetti analoghi che svolgono azioni meritorie, ma intendono oggi intervenire su metodi che portino azioni moltiplicative e replicabili per immaginare paradigmi, in cui le risorse economiche che mettono in campo siano una delle componenti, non l’unica.
Dal XIII Rapporto Annuale Fondazioni, Il Giornale dell'Arte numero 338, gennaio 2014