Gli amanti parlano in Greco
Chieti. I centenari, spesso, sono occasione per rimuovere almeno per qualche mese la «damnatio memoriae» che il mercato e le mode decretano per alcuni artisti. Per una retrospettiva di Emilio Greco (Catania 1913-Roma 1995) aperta sino al 29 settembre a Palazzo de’ Mayo, il curatore Gabriele Simongini in catalogo cita Baudelaire quando, a proposito di un’imminente fine del mondo legata alla fine della bellezza, indica in un Barnum del futuro l’esposizione del corpo perfettamente conservato di una splendida donna antica, una mummia capace, comunque, di muovere allo stupore i nostri posteri assuefatti alla bruttezza.
Ma lo stesso Simongini ricorda che, tra i primi ammiratori dello scultore siciliano c’era anche Picasso. È come se Greco e altri con lui (come Manzù, Messina e Minguzzi) pagassero un dazio postumo imposto sulla straordinaria fortuna ottenuta in vita. Un riconoscimento, per Greco, culminato in grandi committenze sacre (il monumento a papa Giovanni XXIII in Vaticano e le porte del Duomo di Orvieto) e nella popolarità raggiunta con il suo Pinocchio per il paese di Collodi.
Nell’ambito delle celebrazioni per il centenario, oltre a quella di Palazzo de’ Mayo è allestita, proprio a Orvieto, nel Museo intitolato all’artista, una retrospettiva incentrata sui bronzi provenienti dai Musei Vaticani, con tre opere corredate dai bozzetti (concessi dagli Archivi Emilio Greco), visibili sino a tutto settembre. Dal 25 settembre al 21 dicembre sarà poi la Estorick Collection di Londra a omaggiare lo scultore, seguita, dal 4 ottobre, da una mostra al Museo di Roma di Palazzo Braschi. A Chieti, per iniziativa della Fondazione Carichieti e sotto il titolo «La vitalità della scultura», sono esposte 16 sculture e 26 disegni, una selezione che consente di spaziare tra tutti i temi «profani » praticati da Greco dal 1947 agli anni Ottanta. Il corpo umano è indagato tra quotidianità e mito, con una partenza, comune ad altri scultori coetanei, improntata all’arcaismo («Pescatore», 1947, «Grande lottatore», 1947-48) e al classicismo, tra ieraticità ed erotismo, nelle opere sul tema degli «Amanti», a lungo al centro di disegni e acqueforti. Il nudo femminile, altro soggetto ricorrente in tutta la produzione di Greco, è via via riesplorato attraverso una cultura visiva che spaziava dall’arte etrusca al Barocco, dalla ritrattistica romana al Manierismo, quest’ultimo ispiratore del monumentale bronzo «Memoria dell’Estate» (1979), proveniente dal Museo di Orvieto.
Non manca la ritrattistica («Marta», 1965, «Maria Baldassarre», 1967), così come, nella sezione dedicata ai disegni, sono frequenti i temi sportivi, tra ciclisti, tufiatori (soggetto caro all’arte greca e romana) e tennisti. In catalogo, edito da Allemandi, oltre al testo del curatore, un saggio di Elisabetta Cristallini e un ricordo di Antonella Greco, figlia dell’artista.
Il volume include una parte relativa alla citata mostra di Orvieto, curata da Alessandra Cannistrà, con un saggio di Francesco Buranelli.
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da Il Giornale dell'Arte, Numero 333, luglio-agosto 2013