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Educare è un fatto politico. Come coinvolgere gli adolescenti?

  • Pubblicato il: 18/04/2013 - 23:18
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Rubrica: 
STUDI E RICERCHE
Articolo a cura di: 
Neve Mazzoleni

Milano. Da un recente studio di Eurostat, l'agenzia europea che analizza le statistiche dei 27 Paesi membri, emergono classifiche sconfortanti sul rapporto istruzione-popolazione del nostro Paese rispetto ai parametri dell'Unione (si veda eurostat newsrelease 56/2013 dell'11 aprile).
Nonostante dal 2005 si registri una crescita (dal 17% al 21.5%), l'Italia presenta una percentuale fra le più basse di laureati in età 30-34 anni, superata da Cipro o Polonia,  su una media generale europea che si assesta al 36%.
Se nella filosofia comunitaria, che punta tutto sull'economia della conoscenza, l'obiettivo  entro il 2020 è quello di portare il numero di laureati oltre il 40% in ogni nazione, siamo molto lontani.
Inoltre, ad aggravare la situazione, ci sono anche I tassi di abbandono scolare fra giovani dai 18 ai 24 anni: nel 2012 su una media europea del 12.8%, l'Italia è al 17.6%. Con Spagna, Portogallo, Romania e Portogallo, è fra gli ultimi posti.
In questo momento critico di confusione e instabilità politica, le parole Cultura e Istruzione non entrano nelle agende strategiche di rilancio del Paese: entrambi  i settori hanno patito tagli e ridimensionamenti violenti, che hanno penalizzato la produzione di servizi di qualità.
Come allora riportare gli adolescenti e i giovani ad appassionarsi di cultura? Quali gli strumenti per dare loro la motivazione necessaria per coltivare la passione della conoscenza?
Ci sono studi interessanti che tracciano valide alternative,  partendo da dati e fenomeni concreti: i giovani possono tornare alla Cultura , trovando nuovi spazi di apprendimento per costruire gli orizzonti del domani attraverso buone pratiche culturali, purché si sentano protagonisti e liberi di contribuire al processo di costruzione del loro apprendimento.
Ci riferiamo alla recente pubblicazione della collana «strumenti» che nasce in seno al Festival della Mente di Sarzana, diretto da Giulia Cogoli , che è anche responsabile editoriale  della serie di volumi e sostenuta dalla Fondazione Cassa di Risparmio della Spezia, presentato in anteprima il 10 aprile al Circolo della Stampa di Milano.
Il suo titolo «Effettofestival: Adolescenti. Volontariato e impatto formativo del festival di approfondimento culturale».
Lo studio è nato dal bisogno di capire le motivazioni profonde che spingono gli adolescenti e i giovani adulti  ad avvicinarsi al mondo del volontariato culturale e a ripetere la scelta negli anni successivi. Infatti, nelle ultime edizioni, su 600 volontari 500 sono iscritti a scuole secondarie superiori. L'alto tasso di fidelizzazione e partecipazione dei giovani ha stupito, rispetto alla loro descrizione di svogliati, demotivati, privi di valori e passioni, succubi del mercato.
C'è invece una volontà determinata in questi adolescenti,  capace di diffondere il passaparola, di coinvolgere i propri pari a partecipare all'evento culturale, di contribuire alla costruzione di un appuntamento importante per la comunità intera.
Lo studio è stato condotto fra il 2012 e il 2013 da Matteo Lancini e Elena Buday, dell'Istituto Minotauro, su un campione di 400 giovani volontari che hanno prestato servizio e passione per l'ultima edizione del festival.
I dati sono stati raccolti con colloqui qualitativi  attraverso focus group e attraverso l'erogazione di questionari quantitativi appositamente costruiti .
I risultati descrivono profili in contro-tendenza rispetto a classifiche più generali e pregiudizi verso gli adolescenti «nativi digitali»: fra le abitudini indagate, I ragazzi dichiarano si stare circa 3 ore al computer; il 39% dichiara di leggere più fra i 2 e 5  libri all'anno, il 18% ne legge più di sei; solo il 6% valuta la Tv uno strumento culturale a fronte di internet con il 17%, scuola 24%, giornali 32%.
Del campione di 328 ragazzi dai 15 ai 29 anni che ha risposto al questionario, sommati ai 300 intervistati dagli psicologi di Minotauro, emerge un certo orientamento pragmatico che spinge alla scelta di prestare volontariamente servizio: 22% per crediti formativi (perlopiù dichiarato dalle ragazze); 21% per la possibilità di avvicinarsi a temi e figure poco conosciuti del mondo culturale; 17% per fare una nuova esperienza; 17% per socializzare.
L'esperienza per I ragazzi ha particolare valore poiché permette loro di essere protagonisti, di essere visti e riconosciuti dagli adulti, come parte fondamentale di un evento; inoltre il festival accorcia le distanze con i relatori, permettendo un accesso diretto senza mediazioni di argomenti profondi  e difficili.  Come sostiene infatti Lancini: «Proprio la nascita di una nuova 'cultura partecipativa' è ciò che maggiormente caratterizza, secondo la moderna pedagogia, gli adolescenti nativi digitali: una cultura caratterizzata dalla tensione alla condivisione e alla collaborazione, che prevede un continuo intrecciarsi di contenuti digitali dal basso con quelli generati dall'alto».
Si apre anche un'altra riflessione molto stimolante: i ragazzi non sono lontani dalla Cultura, bensì hanno bisogno di fruirla in modo diverso e nuovo. La «scuola dell'autonomia» potrebbe proprio trarre ispirazione da format come quello del Festival della Mente di Sarzana, per costruire percorsi di apprendimento nuovi, fonti di erogazione di sapere inediti e costruiti insieme ai propri utenti diretti.
In prossimità del nuovo periodo programmatico europeo 2014-2020, dove le Imprese culturali saranno le protagoniste del programma «Europa Creativa», e dove nuovi fondi strutturali saranno erogati sui territori, scelte coraggiose e lungimiranti  devono continuare a trovare corpo per scardinare processi tradizionali inefficaci ed aprirsi al futuro grazie anche a un dialogo inter-generazionale. Le voci di innovazione e le buone pratiche devono levarsi ai livelli della politica strategica.
Lo studio è scaricabile gratuitamente al sito: www.festivaldellamente.it

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