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La Villa da sogno di mezza estate (e non solo)

  • Pubblicato il: 25/03/2013 - 02:12
Autore/i: 
Rubrica: 
FONDAZIONI CIVILI
Articolo a cura di: 
Chiara Tinonin

Milano. Un tempo conosciuta come la «Versailles di Milano», Villa Arconati è tappa fissa delle estati milanesi grazie all’omonimo festival[1] che, dal 1989, porta nel suo magnifico giardino i grandi nomi della musica internazionale. La Villa, situata a nord di Milano a un passo dalla fiera di Rho, è un esempio di «Villa di Delizia» lombarda e, con i suoi 8mila mq, è uno di quei simboli ricorrenti dell’Italia che fa fatica ad accompagnare nel presente la ricchezza della sua storia.
Nel 2004 Villa Arconati ha vinto la seconda edizione dei «Luoghi del Cuore» del FAI e forse grazie a questa ribalta mediatica è arrivato il piano di restauro, iniziato nel 2009, a cura della Fondazione Augusto Rancilio[2] che oggi coordina tutte le attività di gestione e valorizzazione della Villa: il festival, le aperture straordinarie, gli eventi, la locazione degli spazi.

Guardando all’Expo 2015, la Fondazione ha deciso di fare un passo in avanti, presentando agli operatori del settore il nuovo maxi progetto di rifunzionalizzazione degli spazi e posizionamento strategico «Villa Arconati LAB», per far rinascere Villa Arconati come una «nuova corte delle arti creative e contemporanee». Che significa arti visive e performative, architettura e design, moda e food.

Si inizia con l’istituzione della community «Amici di Villa Arconati», il restyling del sito e il lancio di una campagna di crowdfunding per i cantieri di restauro, ma il disegno è ampio e riguarda, oltre la Villa e il giardino, anche il recupero del contiguo Borgo di Castellazzo che diventerà un «Borgo della Creatività» con residenze e atelier per professionisti creativi, mentre la tenuta e il terreno agricolo «sono oggetto di un percorso di pianificazione orientato a un innovativo modello di sviluppo sostenibile».
Testimonial dell’iniziativa è Philippe Daverio. «La Villa deve affrontare un compito molto importante: deve prendere ciò che le rimane di un passato glorioso e trasferirlo come seme nel mondo di domani. Deve mantenere la sua architettura, il suo rapporto con il paesaggio e il suo splendido rapporto con il giardino, e trasformarlo in un elemento di eccellenza per ridare a quella zona a nord di Milano un carattere che in questo momento è totalmente informe».

L’idea del progetto è, infatti, concentrarsi sulle potenzialità della Villa di stimolare la produzione di nuova cultura a beneficio di tutta la città, ma la vera sfida è farlo con una metodologia partecipativa. Questo l’appello di Daverio: «il progetto non può vivere in sé, non può essere teleguidato: il recupero di elementi storici così significativi, che corrisponde al recupero di una parte di memoria fondamentale della nostra identità di oggi può avvenire solo in un modo, con una partecipazione vasta e l’associazione nuova ai suoi destini. Persone che lì trovano una parte della loro identità e lì vanno a scoprire il grimaldello per inventare il loro futuro».

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[1] Promosso dalla Fondazione Augusto Rancilio con Polo culturale Insieme Groane, Comune di Bollate, Provincia di Milano, Progetto Metropoli, con il sostegno di partner privati. Una percentuale del biglietto è espressamente dedicata a coprire spese di restauro.

[2] La Fondazione Augusto Rancilio, costituita nel 1983, promuove e sostiene progetti e attività di studio e ricerca nel campo dell’Architettura, del Design e dell’Urbanistica, investendo in particolare sulle nuove generazioni di progettisti, in memoria dell’Architetto Augusto Rancilio.