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Wanted: caccia al «supercuratore»

  • Pubblicato il: 22/02/2013 - 12:33
Autore/i: 
Rubrica: 
FONDAZIONI E ARTE CONTEMPORANEA
Articolo a cura di: 
Stefania Crobe
Giovanna Melandri

Roma. A due anni dall’inaugurazione il vituperato commissariamento e alla stagione di Pio Baldi, padre putativo del Maxxi, succede l’opera di risanamento di Antonia Pasqua Recchia, segretario generale del Mibac che riporta la perduta credibilità nel museo delle arti del XXI secolo. Poi la nomina (non senza polemiche) di Giovanna Melandri alla Presidenza della fondazione sembrò portare una ventata di freschezza. A sostenerla una formazione tutta in rosa con un consiglio d’amministrazione composto da Beatrice Trussardi e Monique Veaute, nominate dal Ministro Ornaghi.
Sembrò, dicevamo. Ma dallo scorso ottobre, dopo la nomina alla guida  del museo più discusso d’Italia, la Melandri sembra non averne combinata una giusta.
Richiamata all’«austerity» dopo la prima «pomposa» uscita ufficiale in occasione di Artissima, accompagnata da uno stuolo di assistenti, consulenti, ammiratori, accusata di aver censurato in clima pre-elettorale Bill Emmott che al Maxxi avrebbe voluto portare la sua «Girlfriend in a coma», e attaccata per l’affidamento del ruolo di segretario generale a Francesco Spano, eccellente e giovane avvocato, reo però di essere un suo «fedelissimo» collaboratore da tempo. Meritocrazia senza passare dal via, dicono gli invidiosi (?).

Ma non finisce qui l’infanzia difficile del primo, anche se ultimo nato, museo d’arte contemporanea italiano.
Ora  – ultima news – arriva la polemica sulla nomina del nuovo direttore artistico, con tanto di richiesta di dimissioni per la nostra Melandri viste le modalità di selezione previa chiamata diretta.
Dopo le toto-scommesse che avevano visto la rosa dei pretendenti (alcuni dileguatisi) ristringersi a pochi soliti noti (tra i «papabili» si sono fatti i nomi di Carolyn Christov Bakargiev, curatrice dell’ultima Documenta, Massimiliano Gioni, impegnato nella prossima Biennale veneziana, Danilo Eccher, direttore della Gam di Torino, Ida Gianelli, ex direttore del Castello di Rivoli e, per andare all’estero, di Vicente Todolì ex direttore della Tate Modern londinese) il Presidente ha deciso che il nuovo «super curatore» sarà selezionato da «un cacciatore di teste», ovvero dalla Odges Berndtson, importante società internazionale esperta nella selezione del personale.
Quale sarà l’identikit del nuovo direttore alla guida del turbolento museo romano? Sempre più top manager parrebbe.
Il metodo della call diretta accorcerà certamente i tempi e snellirà le burocrazie ma costituisce l’ennesima occasione persa per il Maxxi per ripensare il proprio ruolo attraverso una gara internazionale  – come avviene nelle principali Istituzioni del mondo – confrontando e valutando in maniera trasparente le diverse e migliori proposte per rilanciare il museo.

Polemiche a parte, siamo fiduciosi e, facendo un in bocca al lupo a chi guiderà il timone della splendida architettura di Zaha Hadid, noi… «speriamo che sia femmina».

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