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Il Louvre della fotografia? «Vogue»

  • Pubblicato il: 18/01/2013 - 00:28
Autore/i: 
Rubrica: 
FONDAZIONI CIVILI
Articolo a cura di: 
Ada Masoero
John Rawlings

Milano. Una rivoluzione: tale dovette apparire, agli addetti ai lavori non meno che alle sofisticate lettrici, la decisione di «Vogue», acquisita nel 1909da Condé Nast, di abbandonare le tradizionali, aggraziate illustrazioni di moda di gusto tardo ottocentesco e di affidarsi ai grandi fotografi del momento. I quali a loro volta dovettero subire i giudizi acrimoniosi di chi li accusava di essersi «venduti» al mercato.
In realtà, a iniziare da Edward Steichen, che negli anni Venti annunciò a Edna Woodman Chase, caporedattrice di «Vogue America», l'intenzione di «fare di Vogue un Louvre», tutti i fotografi che si dedicarono alla moda seppero trattarla con tale entusiasmo e libertà da inventare per queste immagini nuovi codici visivi, dalla forte valenza artistica. Tanto che nel tempo la (grande) fotografia di moda si è trasformata per i suoi autori in una palestra di sperimentazioni da applicare poi in altri ambiti del loro lavoro, e al tempo stesso è diventata un formidabile trampolino di lancio, regalando loro un posto di primo piano nello star system. È quindi di grande interesse la mostra«Fashion. Un secolo di straordinarie fotografie di moda dagli archivi Condé Nast», proposta da Fondazione Forma dal 17 gennaio al 7 aprile. La curatrice, Nathalie Herschdorfer, ha selezionato dagli archivi di New York, Parigi, Londra e Milano della casa editrice le immagini capaci di raccontare al massimo livello un secolo di storia della fotografia della moda. Nella quale tuttavia, avverte Herschdorfer, oltre alla genialità del fotografo entra in gioco anche l’apporto collettivo di modelle, redattori, truccatori, stylist, generando un mix di creatività che spesso finisce per anticipare, in modo anche molto provocatorio, le vibrazioni del futuro.
Impossibile citare tutti i fotografi in mostra. I nomi di Cecil Beaton, Man Ray, Edward Steichen, Horst P. Horst e di Helmut Newton, Mario Testino, Paolo Roversi, Peter Lindbergh, Tim Walker, Erwin Blumenfeld, David Bailey, Guy Bourdin ci sembrano però sufficienti a offrire un assaggio della qualità della rassegna.

da Il Giornale dell'Arte numero 327, gennaio 2013