Il Madre per la discontinuità sceglie un new deal «accompagnato»
Napoli. È molto probabile che quest’anno la Fondazione Donnaregina anticiperà le strenne natalizie nominando entro la metà di dicembre il nuovo direttore generale del Madre e ponendo così le basi per la definitiva archiviazione di un’annosa polemica che ha coinvolto in particolare il dimissionato direttore Eduardo Cicelyn, l’assessore alla Cultura della Regione Caterina Miraglia e il suo successore alla Presidenza del Cda, Pierpaolo Forte.
Al bando di concorso scaduto il 6 ottobre hanno aderito circa 30 candidati, di cui ancora non si conoscono i profili. Tuttavia, come sottolinea Laura Cherubini, critico d’arte e membro del Cda della Fondazione, la larga partecipazione non solo fa ben sperare in candidati di formazione e qualità eterogenee (con qualche elemento di eccellenza italiano o, magari, internazionale), ma testimonia anche la fiducia nella procedura concorsuale per una selezione limpida e chiara. La scelta di non procedere con la chiamata diretta ma di affidarsi a una complessa macchina burocratica è stata avallata proprio perché segnale evidente di discontinuità con la precedente gestione del Madre, avviando il museo a una sorta di new deal «accompagnato». Si tratta infatti di una nomina che avverrà con l’accordo tra due organismi dalle diverse competenze, proprio per consentire al neoeletto direttore di poter operare con piena fiducia e in condizioni di compatibilità ambientale, culturale e progettuale. Pertanto il Cda della Fondazione (Forte, Cherubini e il professore di diritto Antonio Blandini) e il nuovo comitato scientifico, nominato lo scorso ottobre, lavoreranno congiuntamente per la selezione del vincitore. Si fa affidamento soprattutto sulla dimensione qualificata di quest’ultimo collegio, di cui fanno parte Gianfranco Maraniello(direttore del Museo MAMbo di Bologna) e Andrea Bellini (direttore del Centre d’art contemporain di Ginevra, già condirettore del Castello di Rivoli) con 3 donne: Bice Curiger(curatrice della Kunsthaus di Zurigo e della Biennale di Venezia 2011), Chus Martínez (curatrice capo di documenta 13) e Johanna Burton (direttrice del Center for Curatorial Studies del Bard College di New York).
Il bando presenta una serie di «paletti», come li definisce la Cherubini, che impongono un’attribuzione non discrezionale dei punteggi per titoli professionali e di studio, su base curriculare. Questo viene individuato come elemento determinante, perché consentirà di definire una graduatoria limpida e trasparente, con minimi margini di arbitrarietà. Il profilo alto, a cui aspira la Fondazione per il nuovo direttore, non esclude però la partecipazione dei giovani. Il bando, infatti, prevede (oltre alla conoscenza del sistema internazionale dell’arte e delle lingue italiano e inglese) che il candidato abbia al suo attivo anche solo due anni di esperienza pregressa in una struttura museale o affine con competenze curatoriali e gestionali. I 5 con il maggior punteggio avranno accesso al colloquio orale, che verterà sulla discussione di un elaborato di 10 cartelle (già allegato alla domanda di partecipazione) in cui sarà illustrato il programma dal punto di vista curatoriale e gestionale.
Una «lettera di intenti» che potrà (dovrebbe) rifarsi alle linee di indirizzo culturali redatte dal presidente Forte e accolte dal Cda come linee di indirizzo per la governance. Intitolate «I Cinque Cerchi», hanno come oggetto una rete di scambi e iniziative che riguardano la Città, la Regione, l’Italia e il Mediterraneo. Tra queste proposte, rese note la scorsa estate poco prima della pubblicazione del bando, la più discussa è stata quella che fa riferimento ad alcune attività da svolgere in collaborazione con la Fondazione Morra Greco (altra partecipata, ma in questo caso di minoranza, della Regione Campania) sulla sperimentazione artistica dei giovani artisti, aprendo anche progetti di residenze. Tuttavia, Laura Cherubini precisa che «i Cinque Cerchi non intendono influenzare la programmazione che esprimerà il direttore incaricato, che agirà in piena libertà, affiancato e in parte sollevato per gli aspetti gestionali da un coordinatore amministrativo».
Tra le virtù del nuovo direttore non potrà mancare certo anche una grande capacità di ascolto dei tanti soggetti coinvolti in questo sistema articolato che la Fondazione Donnaregina si è dato per virare convinta verso un agognato «nuovo corso».