La Via Crucis di Melotti a Matera
Matera. «Chiunque veda Matera non può non restarne colpito, tanto è espressiva e toccante la sua dolente bellezza». E come Carlo Levi, sue le parole riportate, anche Pierpaolo Pasolini ne rimase colpito nel 1964, quando decise di ambientarvi la Palestina del suo «Vangelo Secondo Matteo». Una città caratterizzata da una forte spiritualità, completamente scavata nella roccia, cui anche l’arte contemporanea rende omaggio. È così che si rinnova l’incontro tra arte e fede nei suggestivi ipogei di Palazzo Pomarici, sede del Musma (Museo della Scultura Contemporanea Matera), dando seguito a una tradizione nata nel 2003, anno di costituzione del museo. Finora sono stati coinvolti soltanto giovani artisti cui è stato chiesto di realizzare un presepe o una via crucis, nei rispettivi tempi forti del calendario liturgico. Quest’anno è stata fatta una scelta differente, decidendo di ospitare la Via Crucis del maestro Fausto Melotti, opera inedita che consta di 14 dipinti a olio realizzati tra il 1957 e il 1967, provenienti dal suo archivio milanese. «In vista della mostra di maggio, spiega Giuseppe Appella, direttore del Musma, ho deciso di esporre la Via Crucis di Melotti che non si conosceva né è stata mai esposta prima d’ora. Ricordavo di averla vista molti anni fa nel suo studio e ho chiesto a Marta (figlia dell’artista scomparso nel 1986, Ndr) di rintracciarla. L’opera rappresenta uno snodo nel percorso di Melotti, il momento in cui l’artista ritorna alla pittura dopo tanti anni di dedizione alla ceramica. È molto importante perché pur essendo un cattolico guarda a questo mistero con occhi completamente diversi. Le figure che delinea sui cartoni fanno pensare alle sculture filamentose che verranno subito dopo nella sua produzione».
L’esposizione della Via Crucis anticipa «Omaggio a Melotti», mostra che il Musma dedica all’artista, in programma dal prossimo 13 maggio all’8 luglio negli spazi di Palazzo Pomarici. Una rilettura di cinquant’anni di vita dell’artista attraverso opere provenienti dalle collezioni di Vanni Scheiwiller, Toti Scialoja, Giuseppe Appella e dell’artista.
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da Il Giornale dell'Arte, edizione online, 4 aprile 2012