È boom di musei privati
Oslo e Stoccolma. In Scandinavia, i musei d’arte e gli spazi espositivi finanziati da privati erano, almeno fino ad ora, pochi e distanti tra loro. Quest’anno è prevista l’inaugurazione di quattro importanti progetti, tra i quali Artipelag in Svezia e il nuovo museo Astrup Fearnley a Oslo, oltre a spazi in Finlandia e a Copenaghen. Nel 2013, poi, il collezionista norvegese Peter Olsen si propone di aprire un museo privato dedicato a Munch nella città di Oslo. Da cosa nasce questa nuova tendenza?
I Paesi nordici, in particolare la Svezia, hanno una percentuale piuttosto ridotta di «grandi ricchi», che per molto tempo sono stati riluttanti a mettere in mostra la loro ricchezza. I «consumi cospicui», termine coniato dal sociologo norvegese-americano Thorstein Veblen, praticamente non esistevano. Come le auto di lusso per strada, anche i musei privati erano sostanzialmente assenti. Semplicemente non si addicevano all’egalitaria etica scandinava. Ciò nonostante, la tendenza ad aprire musei privati ha infine sconfinato dai Paesi culturalmente vicini come la Germania. «Dopo l’apertura di Bonniers (la sala per esposizioni di Stoccolma), molto ben accolta, anche altri hanno osato seguire l’esempio e hanno aperto spazi artistici con finanziamenti privati», spiega la consulente artistica Emily Norton, della Norton Cederström.
David Neuman, direttore di Magasin 3, la prima sede privata svedese (e per lungo tempo la sola), dice: «In Svezia siamo cresciuti nella convinzione che lo Stato avrebbe provveduto alla nostra educazione, cultura e salute. Ora ci accorgiamo come lo Stato non possa più pensare a tutto per tutti e che l’intero clima culturale è cambiato».
C’è molta ostentazione nello Sven-Harrys Konstmuseum di Stoccolma, che ha aperto lo scorso marzo. Il fondatore, Sven-Harry Karlsson, titolare dell’impresa di costruzioni Folkhem, non solo ha dato il suo nome al museo, ma ne ha anche dipinto la facciata esterna in oro. Il programma del museo è molto variegato. L’artista svedese Karin Broos vi ha recentemente esposto dipinti iperrealistici. L’imprenditore ha appena ingrandito lo spazio aprendo l’ultimo piano, dove ha ricostruito l’interno di una casa signorile del XVIII secolo alla periferia di Stoccolma.
A giugno Björn e Lillemor Jakobson, fondatori di un’azienda multimilionaria di prodotti per la prima infanzia, attendono i primi visitatori nella loro sala da esposizioni da 9mila metri quadrati, chiamata Artipelag, sull’isola di Värmdö, nell’arcipelago di Stoccolma. Diversamente da Karlsson, gli Jakobson preferiscono la non ostentazione, avendo commissionato un edificio «comune» che, come dice lo stesso Björn Jakobson, sembra «crescere come i funghi, sotto gli alberi». I fondatori si aspettano 100mila visitatori all’anno per Artipelag e le sue tre mostre previste annualmente. Björn Jakobson insiste sul fatto che né lui né sua moglie posseggono una collezione propria. «Ciò che vogliamo esporre è arte interessante in un ambiente naturale». La prima mostra, «Platsens Själ» (Genius Loci), comprenderà opere di artisti come Giovanni Battista Piranesi e Vilhelm Hammershøi. Sono anche in programma una personale della fotografa tedesca Candida Höfer e una collettiva di artisti svedesi, tra i quali Miriam Bäckström e Andreas Eriksson.
«Anche se non venisse nessun visitatore, Artipelag non andrebbe in fallimento, dice Björn Jakobson, rifiutandosi di rivelare l’entità del suo investimento. I nostri figli sono finanziariamente al sicuro, quindi perché dovrei portarmi il denaro nella tomba?».
L’Astrup Fearnley Museet for Moderne Kunst di Oslo, che ha aperto i battenti nel 1993, si sposterà in autunno nella sua nuova sede sul porto progettata da Renzo Piano. Il museo può contare sulla collezione forte di 1.500 pezzi del magnate armatore Hans Rasmus Astrup, che comprende opere di Anselm Kiefer, Cindy Sherman e Damien Hirst. Il nuovo edificio disporrà di 4mila metri quadrati di spazio espositivo, tre volte più della sede precedente, il che consentirà di esporre una parte più estesa della collezione. È anche in progetto un parco di sculture con opere di artisti tra i quali Anish Kapoor e Louise Bourgeois.
Altri progetti promossi e finanziati da soggetti privati comprendono la galleria della collezionista londinese Anita Zabludowicz sull’isola di Sarvisalo, in Finlandia, e la Foundation Faurschou, istituita dalla coppia di mercanti di Copenaghen Luise e Jens Faurschou, che apriranno entrambe quest’anno. Intanto, l’erede degli imprenditori della birra Christian Ringnes ha ottenuto l’autorizzazione per creare il parco di sculture Ekeberg a Oslo.
Sebbene più rari rispetto ad altre parti d’Europa, in Scandinavia i musei e gli spazi privati esistono già, in particolare Magasin 3, fondato da Robert Weil nel 1987 e finanziato dalla sua compagnia di investimenti Proventus. David Neuman, il suo direttore dall’apertura, dice di voler continuare lo spirito originario del Moderna Museet di Stoccolma: finanzia importanti lavori, alcuni dei quali vengono poi acquistati, e sostiene progetti rischiosi e ambiziosi.
La Bonniers Konsthall, finanziata dal gruppo editoriale Bonnier, di proprietà dell’omonima famiglia, ha aperto a Stoccolma nel 2006. Jeanette Bonnier è responsabile per l’impegno prestato dalla società nelle arti visive, avendo istituito una fondazione in memoria della sua unica figlia. La fondazione supporta anche giovani artisti svedesi. La famiglia Bonnier possiede ricche collezioni, ma «esporre una collezione privata non è così interessante come proporre l’arte del momento», dice Jeanette Bonnier. La Kunsthalle (2mila metri quadrati di spazio espositivo) tiene una mostra annuale di opere di artisti sostenuti dalla fondazione, tra cui Ida Ekblad e Gardar Eide Einarsson (entrambi norvegesi) e l’artista svedese Ylva Ogland. «Ogni anno combiniamo una mostra con la commessa di un pezzo di grandi dimensioni e in questo modo diamo forma, seppur lentamente, alla nostra collezione», spiega la direttrice della galleria, Sara Arrhenius.
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