47. Morto che parla
Napoli. Al Madre continuano gli appuntamenti con «Corpus. Arte in Azione». Il prossimo è fissato al 28 marzo e ha come protagonista Francesca Grilli che presenta «47», performance con cui l’artista interagisce con la città partenopea e con la sua storia. Attraverso le antiche litanie del culto dei morti, appartenenti a una tradizione orale ormai perduta oscillante tra sacro e profano, riflette sul rapporto che Napoli ha con la morte. E d’altronde il titolo - «il morto che parla» secondo la smorfia napoletana - lascia pochi dubbi sull’argomento trattato. Durante la performance, lo spettatore è invitato ad assistere a «un processo di autentica e primordiale devozione verso la morte e verso la vita».
Come mai la scelta di questo tema? «La morte è spesso presente nei miei lavori – afferma l’artista - la esorcizzo, la esalto, ne sono affascinata. L’uomo davanti alla morte è nudo, è se stesso, è fragile e questo svelamento obbligato permette una visione umana sublime di cui i miei lavori si nutrono. In questo momento della mia vita, il bisogno di verità è molto forte».
Il suono, qui rappresentato dalla voce, ha una certa rilevanza in tutto il tuo percorso artistico. «E’ un veicolo che con modalità diverse, di opera in opera, conduce lo spettatore a una forma di condivisione. Nella mia ricerca ha preso diverse forme, dalla narrazione orale alla rivisitazione di antiche litanie, a un suono più contemporaneo. Non considero il linguaggio come forma musicale, il suono è una presenza importante ma è multiforme, va dalla cultura pop alla più raffinata ricerca sperimentale, può essere di scarsa qualità o sopraffino. Credo sia il mio strumento per comunicare direttamente con l’inconscio».
In «47», il suono assume una declinazione e una forma molto particolari a contatto con la città. «Napoli ha un forte legame con la morte. Quando sono arrivata in città sono rimasta colpita da quanto fosse ancora viva la tradizione pagana della devozione alle «ossa» legata al culto delle ‘Anime del Purgatorio’ o dei morti, percepibile particolarmente presso il Cimitero delle Fontanelle. Il modo in cui i napoletani si rivolgono ai teschi venerati è confidenziale, è familiare, è vivo. Ho deciso quindi di esplorare il rito della preghiera alle ‘ossa’ e portarlo al Museo. Nella performance saranno presenti tre cantanti di età diverse che interpreteranno liberamente le preghiere. Il pubblico assisterà da un balcone circolare, guardando dall’alto verso il basso».
«Tre atti, tre distinte interpretazioni votive che rispecchiano allo stesso tempo le tre età del ciclo della vita». Avranno luogo nella sala affrescata da Francesco Clemente alle 16:47, alle 17:47 e alle 18:47.
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