I musei di Londra possono fare di più per il turismo britannico
Londra. Crisi o no, questo è l’anno delle Olimpiadi di Londra e i media stanno già scoppiando di ottimismo e orgoglio. Gli stadi sono già pronti, entro i budget previsti; i biglietti sono praticamente già stati tutti venduti, e stiamo assistendo a un crescendo ben orchestrato di offerte di marketing. Paradossalmente, comunque, le Olimpiadi possono non essere così positive per l’economia, perché sembra che colpiranno proprio il turismo e questo diventa rilevante se si considera che nel Regno Unito 1 lavoro su 12 è supportato direttamente o indirettamente dal turismo, un settore che produce 16,6 miliardi di sterline all’anno. Apparentemente americani, francesi e tedeschi – solo per citare i turisti del Regno Unito all’inizio della lista dei maggiori spenditori – possono decidere di non venire in Inghilterra quest’anno perché si aspettano che Londra sia troppo affollata.
Questo è un problema serio, soprattutto se si considera che Londra attrae il 52% della spesa dei turisti stranieri, mentre per esempio lo Yorkshire soltanto il 3%.
(cfr. The Art Newspaper «Art will cross the line last during the Olimpics»)
La stessa ricerca mostra che le persone che visitano il Regno Unito lo fanno principalmente per l’offerta culturale e il patrimonio storico-artistico, ma solo pochi si spostano da Londra. Nelle 20 principali attrazioni turistiche britanniche, solo 3 sono fuori dalla capitale, e quando si scopre che sono le crociere sul Lago Windermere, la Flamingo Land nel North Yorkshire e lo Zoo di Chester, è chiaro che il mondo non sta visitando il meglio dell’Inghilterra. La ricerca mostra che la principale ragione per cui i turisti stranieri spesso si fermano solo a Londra è che non conoscono altri posti dove andare.
Questo è confermato dal sondaggio dell’Anholt GfK Roper Nation Brands Index che posiziona il Regno Unito alla 22ma posizione per le sue bellezze naturali. Sembra che le persone non sappiano nulla delle vallate dello Yorkshire, delle brughiere scozzesi, delle dolci colline e dei villaggi di pietra dorata di Cotswolds, della natura selvaggia in Cumbria, dei terreni agricoli perfettamente tenuti nel Surrey – soprattutto, la natura ben curata e protetta del nostro paesaggio.
Quando si compara tutto questo con la gestione caotica e l’avidità che ha rovinato così tanto la bella Italia, allora si comprende che ciò è espressione dell’equilibrio civile e di lunga data tra i britannici, le autorità locali e gli interessi economici, e il piacevole patrimonio ereditato.
Ma lo strumento per far uscire i turisti da Londra già esiste, anche se non è utilizzato – tutto ciò che serve sono il pensiero laterale e un po’ di soldi.
I musei nazionali dovrebbero essere incoraggiati a promuovere il resto dell’Inghilterra attraverso le loro collezioni. Il British Museum di Londra, i musei della Tate, il Victoria and Albert Museum (V&A) e la National Gallery, che sono all’inizio della lista delle 20 destinazioni più visitate, contengono tutti arte proveniente dalle altre zone del Regno Unito o collegata a luoghi diversi da Londra. Questi musei hanno tutti siti web molto visitati (nel 2009/10 il V&A era al primo posto con 20,5 milioni di click, poi la Tate con 18,8 milioni e infine il British Museum con 15 milioni).
Dunque quando il British Museum pubblica sul suo sito web informazioni relative ai famosi scacchi in avorio di tricheco del XII secolo provenienti dall’Isola di Lewis, dovrebbe aggiungere qualche informazione su Outer Hebrides e fornire il link al sito web locale che descrive le isole e le indicazioni per arrivarci.
Quando la Tate Britain descrive la sua collezione di Turner, dovrebbe parlare alle persone della Petworth House nel Sussex, una proprietà del National Trust dove Turner dipingeva e dove è custodita una delle più grandiose collezioni private dell’artista.
La Tate dovrebbe poi indirizzare i suoi visitatori alla Turner Contemporary a Margate nel Kent, una galleria, disegnata da David Chipperfield, aperta recentemente per celebrare il rapporto tra il pittore e la cittadina di mare con intelligenti mostre di arte contemporanea (oggi ne Petworth ne Margate sono menzionate sul sito web della Tate). Lo scrigno smaltato di Becket del XII secolo della collezione del V&A dovrebbe portare le persone a visitare la cattedrale di Canterbury, cioè il luogo in cui Thomas à Becket fu assassinato dai tre cavalieri rappresentati sul reliquiario. Gli arazzi di caccia del Devonshire del XV secolo al V&A dovrebbero essere accompagnati da informazioni per raggiungere Hardwick, la meravigliosa casa elisabettiana nel Derbyshire da dove provengono. La sala dedicata a Robert Adam con opere provenienti dall’Adelphi, dovrebbe raccomandare che, per vedere i migliori lavori di Adam, si deve prendere il treno fino alla casa degli Earls di Harewood e alla Kedlestone Hall del National Trust, entrambe nello Yorkshire.
Una delle glorie del Regno Unito è che conserviamo ancora il maggior numero di case storiche complete di collezioni e parchi rispetto a ogni altro paese del mondo. 300 di quelle in mano a privati sono aperte al pubblico, insieme alle 330 che appartengono al National Trust d’Inghilterra e di Scozia. Tutte insieme rappresentano uno dei più grandi musei del mondo, senza però avere gli svantaggi dei musei di oggi, che sono pieni di opere d’arte che hanno perso il loro background umano.
Sicuramente è nell’interesse dei nostri musei nazionali fornire queste informazioni per arricchire l’esperienza dei visitatori.
Il Dipartimento per la Cultura, i Media e lo Sport ha promesso 50 milioni di sterline in quattro anni a VisitBritain, l’ex British Tourist Authority, nella speranza che altri 50 milioni di sterline arrivino da alleanze. British Airways e le compagnie di navigazione P&O e DFDS Seaways stanno contribuendo finanziariamente. I musei potrebbero contribuire con ciò che gli compete, il know-how e i siti web, mentre VisitBritain potrebbe fornire il denaro per adattarli a queste nuove funzioni aggiuntive.
Una crisi diventa un’opportunità se ci rende più ingegnosi e più collaborativi.
© Riproduzione riservata
da The Art Newspaper, Issue 231, Gennaio 2012
Traduzione di Chiara Tinonin
Anna Somers Cocks è Editore e Direttore Esecutivo di The Art Newspaper
Questo articolo è stato costruito sulla base del report che illustra le diverse opzioni di crescita di John Lewis, ex Presidente della British Tourist Authority