Italia Non Profit - Ti guida nel Terzo Settore

Dal sud un modello per il nord

  • Pubblicato il: 13/01/2012 - 09:45
Rubrica: 
FONDAZIONI D'ORIGINE BANCARIA
Articolo a cura di: 
Anna Saba Didonato
Santa Lucia

Melfi. Tornano a risplendere le pitture murali delle chiese rupestri di Santa Margherita e Santa Lucia. Due gioielli di arte medievale restituiti il 10 gennaio alla pubblica fruizione dopo un intervento di restauro conservativo promosso dalla Fondazione Zètema di Matera in collaborazione con il Comune, la Soprintendenza per i Beni Storici, Artistici ed Etnoantropologici della Basilicata, e finanziato dall’Acri nell’ambito del «Progetto Sviluppo Sud». Destinato alle regioni meridionali, il Progetto è stato ideato nel tentativo di riequilibrare la distribuzione territoriale delle erogazioni delle Fondazioni di origine bancaria, legate per statuto al proprio territorio e localizzate prevalentemente nel centro-nord del Paese. Nella prima delle due edizioni (2003), sono state coinvolte le regioni Campania, Calabria, Basilicata, Molise, Puglia, Sicilia e Sardegna, ed è stata promossa «la realizzazione di distretti culturali per la valorizzazione economica del patrimonio artistico, culturale e ambientale».

Per distretto culturale si è inteso «un sistema di offerta territorialmente circoscritto, coincidente con un’area ad alta densità di risorse culturali e ambientali di pregio e caratterizzato da un elevato livello di articolazione, qualità e integrazione dei servizi, culturali e turistici, rivolti all’utenza e da un marcato sviluppo delle filiere produttive collegate». E’ stata privilegiata una progettualità costruita dal basso, ispirata ai principi di partenariato locale e che fosse in grado di fare rete, cercando di moltiplicarne le ricadute positive sul territorio attraverso l’integrazione con la programmazione regionale. Ben 270 le proposte inoltrate all’Acri, 41 i progetti selezionati, 21 tramite bando e 20 per assegnazione diretta, tra questi ultimi figura il «Distretto Culturale dell’Habitat Rupestre della Basilicata», finanziato ad oggi per la somma complessiva di 1 milione e 400 mila euro. L’area interessata si estende da Melfi a Metaponto e comprende insediamenti rupestri che coprono un lasso di tempo molto ampio. Si va dal sito preistorico di Riparo Ranaldi, con pitture parietali risalenti al mesolitico (attualmente in corso di restauro), ubicato nel territorio di Filiano in provincia di Potenza, alla bellissima cripta longobarda del Peccato Originale in Matera (VIII-IX sec. d.C.), dal Musma – Museo della Scultura Contemporanea Matera -, alle chiese rupestri melfitane del periodo svevo-angioino, Santa Margherita e Santa Lucia (XIII-XIV sec. d.C.), da poco restaurate. In particolare, il ciclo pittorico della chiesa di Santa Margherita presenterebbe una rarità iconografica: un ritratto dell’imperatore Federico II di Svevia.

L’inaugurazione del restauro delle due chiese melfitane si è svolta in presenza di Giuseppe Guzzetti, presidente dell’Acri e della Fondazione Cariplo, il quale dopo aver ripercorso i sei anni di storia del Distretto Culturale dell’Habitat Rupestre, ha precisato come questo progetto sia poi diventato la traccia per la realizzazione dei sei Distretti Culturali creati in Lombardia, in particolare per quello della Valle Camonica. «E' stato preso atto di un progetto che non era autarchico o cristallizzato su un unico presidio culturale - spiega Raffaello de Ruggeri presidente della Fondazione Zètema - ma abbraccia più presidi collegati da una specificità che, nel nostro caso, era il rupestre. Accanto al progetto c’è stato poi il riconoscimento di una buona prassi operativa. Tant’è vero che rispetto a una previsione di spesa, per la prima volta, si è andati al di sotto, con un risparmio che è stato comunicato e trasferito su altri interventi». Prossima tappa del progetto: la riapertura, in primavera, del sito preistorico di Riparo Ranaldi. Dopodiché il «Distretto Culturale dell’Habitat Rupestre» sarà completo nella sua articolazione territoriale e, mentre è in corso l’attività promozionale tesa a coinvolgere la popolazione su questo processo, si pensa già alla costituzione di un organo di governo. Molto probabilmente un trust, istituto nuovo per l’Italia e che per la prima volta sarà impiegato nella gestione di progetti culturali.

© Riproduzione riservata