Nel deserto crescevano fiori
Roma. La Fondazione Roma Museo, dal 4 ottobre al 22 gennaio, dedica una retrospettiva alla pittrice statunitense Georgia O’Keeffe (Sun Prairie 1887-Santa Fe 1986), curata da Barbara Buhler Lynes, responsabile del Museo intitolato all’artista a Santa Fe nel New Mexico. Una sessantina le opere esposte, provenienti da quella e da altre collezioni pubbliche.
La mostra, organizzata in collaborazione con Arthemisia Group (catalogo Skira), nasce dalla Fondazione Roma Arte Musei in partnership con i musei che la ospiteranno in seguito: la Kunsthalle der Hypo-Kulturstiftung di Monaco (3 febbraio-13 maggio) e l’Helsinki Art Museum (31 maggio-9 settembre). Quella di O’Keeffe è una storia emblematica della condizione femminile nell’arte fino agli anni Sessanta del ’900. Famosa per i dipinti raffiguranti soggetti floreali e ossa di animali essiccate al sole, ispirate dal deserto del Sud-Ovest statunitense l’artista è documentata anche da più di 300 ritratti e nudi, scattati dal celebre fotografo e marito, Alfred Stieglitz. Alla ricerca di un nuovo linguaggio espressivo, frutto di armoniche combinazioni di linee, forme e notan (i giochi di luci e ombre secondo l’arte giapponese), tra il 1915 e il 1916 l’artista esegue i primi soggetti originali, ora in mostra, tra cui «Abstraction with Curve and Circle» e «Black Lines». La scopre quasi per caso Stieglitz, tra i più illuminati promotori dell’arte americana agli inizi del ’900 e fondatore a New York della celebre galleria 291. Nel 1917 la lancia con una personale e nel 1924 la sposa. La coppia va a vivere in un grattacielo, da dove la pittrice gode di una vista mozzafiato su New York. Emblematico di questo periodo è un quadro come «New York Street with Moon» (1925) del Thyssen-Bornemisza. In questa fase la O’Keeffe produce grandi oli astratti, anche su ispirazione del geniale fotografo Paul Strand. Poi diventa nota per i suoi sensuali e allusivi close-up di fiori dischiusi. Nel 1929, alla disperata ricerca di nuove fonti di ispirazione, scopre il Nuovo Messico, dove vivrà dal 1949. Qui nasce, fra gli altri dipinti, «My Last Door» (1952-54). La mostra propone anche un consistente nucleo di fotografie di Ansel Adams, Arnold Newman e Todd Webb.
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