L'arte dell'ironia
Camogli (GE). Si accende all’insegna dell’umorismo l’estate della cittadina ligure, con «M’immagino d’immenso», 3° edizione del Premio Skiaffino dedicato alla memoria dell’autore e disegnatore satirico camogliese Gualtiero Schiaffino, nella Fondazione Remotti dall’8 luglio al 9 ottobre. Accanto alle sue opere figurano quelle dei più affermati artisti dello humor, vignette, giochi di parole e calembour fotografici di Giorgio Cavallo, Massimiliano Tappari, Massimo Bucchi e Sergio Fedriani, creazioni di giovani, selezionati da una giuria di cui fa parte Stefano Bartezzaghi e un ciclo di conferenze. Il progetto s’inserisce in un ricco programma che la fondazione ha messo a punto negli anni per intrecciare l’arte contemporanea con molteplici forme di creatività e rinforzare il legame con il territorio. Ce ne parla Francesca Pasini, direttrice della Fondazione Remotti.
Come si sviluppa il programma della Fondazione e a che modelli s’ispira?
«La Fondazione è nata nel 2008 nella chiesa dell’ex convento delle Gianelline, con un intervento di restauro affidato a 5 artisti (Pistoletto, Zorio, Garutti, Rehberger e A12), un modello che ho inventato io perché ci fosse subito un segnale permanente lasciato dagli artisti; anche il programma è stato elaborato partendo da questa visione. La nostra idea è di fare mostre con progetti affidati a un artista, alternandole a mostre a tema con opere della collezione Remotti; a fine anno ne faremo una sulle più recenti generazioni di artiste, scelte dalla collezione. Organizziamo inoltre presentazioni di libri, proiezioni di film, concerti e programmi per le scuole, attività necessarie affinché l’arte contemporanea venga captata da tutti».
Da cosa deriva l’interesse per il Premio Skiaffino, che concerne un ambito così specifico della creatività contemporanea?
«Da una convenzione stipulata con il Comune di Camogli e dalla struttura della Fondazione stessa, nata per l’arte contemporanea con uno spirito di collegamento ad altri linguaggi. Schiaffino aveva in sé una pluralità di linguaggi e l’ironia, tramite il disegno, la parola e l’immagine, è una forma di espressione che ha tutte le caratteristiche per confrontarsi con la fondazione».
Che tipo di rapporti avete instaurato con il territorio e le istituzioni?
«Per noi è importante mantenere un rapporto con il territorio, ospitando tante iniziative rivolte alla città di Camogli. Adesso per esempio è iniziato il restauro del teatro comunale di Camogli e noi abbiamo ospitato conferenze, avviando un progetto di collaborazione, durante la mostra di Skiaffino presenteremo foto e documenti sull’andamento del restauro. Genova è una città importante per il teatro e dista solo 20 Km da Camogli, è un’occasione per promuovere una riflessione sulla cultura e le conoscenze che ci sono in Italia.
Abbiamo ospitato la tappa italiana della IV Biennale di Ceramica, grazie al legame con Albissola. Se si dedicano attenzioni ai luoghi si trovano facilmente relazioni con l’arte contemporanea e modi per valorizzare tutte quelle correnti di pensiero che vi germinano; creare sinergie tra le espressioni intellettuali che ruotano intorno a un posto è una ricchezza enorme per l’arte contemporanea».
Come reagisce la comunità di Camogli?
«Vede le attività della Fondazione con grande simpatia e le percepisce come un bene comune».
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