Aperto per restauro. A cinquant'anni dalla scomparsa di Pino Pascali
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Rubrica:
FONDAZIONI D'ARTISTA
Articolo a cura di:
Benedetta Bodo di Albaretto
La Fondazione Pino Pascali, insieme alla Galleria Nazionale d’Arte Moderna e Contemporanea di Roma, ha presentato il progetto «Aperto per restauro», una delle iniziative pensate in occasione del cinquantenario dalla morte dell’artista. La Direttrice della Fondazione Rosalba Branà, il Coordinatore Generale Antonio Frugis e la Restauratrice Luciana Tozzi raccontano l’impegno particolare per quest’anno e gli obiettivi a breve e lungo termine.
La Fondazione Pino Pascali, Museo d’arte contemporanea è stata istituita nel 2010 per iniziativa del Comune di Polignano a Mare e della Regione Puglia per promuovere l'arte contemporanea con mostre ed eventi.
La Fondazione opera attivamente sia in termini di impegni fissi – il Premio Pino Pascali, voluto dai genitori dell’artista dopo la sua prematura scomparsa ed attivo dal 1969 al 1976, in seguito re-istituito, nel 1997, dalla direttrice della Fondazione Rosalba Branà - sia di progettazioni e percorsi espositivi in continuo divenire.
Il risultato di questa impostazione strategica, che ruota attorno alla figura di Pascali, al suo lavoro, alla sua storia, è una Fondazione in costante crescita a livello nazionale ed internazionale, premiata nel 2013 con l’Espoarte Awards come Miglior Fondazione dell’anno e capace di coinvolgere istituzioni e professionisti appartenenti a diversi ambienti in progetti aperti a nuove realtà e sperimentazioni.
Abbiamo approfondito con Rosalba Branà e Antonio Frugis le attività previste per quest’anno, particolarmente ricco di iniziative e momenti di confronto, e con Luciana Tozzi siamo entrati nel vivo di «Aperto per restauro», per approfondire intenti ed obiettivi.
In occasione delle celebrazioni per i 50 anni dalla scomparsa prematura di Pino Pascali la Fondazione a lui dedicata sta vivendo un anno importante e ricco di eventi, come la mostra «Dialoghi 3.0. Pino Pascali e Claudio Cintoli», che ospita opere dell’artista realizzate nel 1968, ed il convegno del 24 e 25 maggio, dal titolo «Pascali. Intorno al 1968. Memorie e prospettive», cui hanno partecipato numerosi relatori e spettatori. Quali altre occasioni di incontro sono state pianificate o sono in corso d’opera da parte della Fondazione per questo 2018?
(R. Branà) La mostra «Dialoghi 3.0. Pino Pascali e Claudio Cintoli» si inserisce in un progetto tematico che vede l’opera del nostro artista in dialogo con colleghi della sua generazione. Di Pascali e Cintoli esponiamo opere del versante più «poverista», legate all’essenzialità dei materiali ed a concetti primari. Le opere di Pascali sono tutte del ’68, realizzate qualche mese prima della sua tragica scomparsa e provenienti dalla Galleria D’Arte Moderna di Roma, per la prima volta presenti a Polignano. Il ’68 è stato un anno cruciale, in cui sia Pascali che Cintoli hanno sperimentato più materiali, le loro esistenze si sono intercciate in anni in cui la velocità di pensiero e i cambiamenti, sia nel sociale che nei linguaggi dell’arte, battevano il tempo e gli artisti ne erano protagonisti consapevoli.
Una mostra così pregna di significato richiede anche un tempo molto ampio di esposizione al pubblico, come ben ha dimostrato la notevole affluenza in questi mesi. Abbiamo tenuto workshop e lezioni aperte con numerosi studenti di ogni ordine e grado, ed abbiamo voluto dare molto spazio alla didattica con laboratori mirati e condotti da esperti che continuano a riscuotere molto successo.
In occasione del convegno da poco concluso è stato fatto il punto sulle ricerche legate all’artista, ripercorrendo un anno cruciale per Pascali come per la storia italiana. Puoi raccontarci più approfonditamente i temi trattati durante il convegno dai tanti relatori, i punti nevralgici, le questioni sollevate ed affrontate? Hanno offerto spunti interessanti per le attività della Fondazione ed i prossimi momenti di incontro?
Pascali è stato un artista di così forte levatura che tutt’oggi risulta necessario approfondire il suo linguaggio. «Memorie e prospettive», il titolo del convegno, ha voluto indicare proprio questa volontà, un’attenta analisi storica sul percorso artistico di Pascali e uno sguardo alle strade da lui aperte. L’approccio più storico è stato affrontato da Pietro Marino, Achille Bonito Oliva, Anna d’Elia, Marco Giusti, Massimo Mininni, Roberto Lacarbonara, Francesco Stocchi e Marco Tonelli, gli aspetti legati al suo vissuto personale da Paola Pitagora, Fabio Sargentini, Vittorio Rubiu, Alessandra Mammì.
Gli spunti di riflessione sono stati tanti e complessi, specie nell’approfondire l’anno del ’68, come risulta nelle opere realizzate tra il 1967 e il 1968, in cui Pascali conferisce all’arte un carattere profondamente sovvertitore, introducendo nuove tecniche espressive ed ancora una volta cambiando completamente i paradigmi dell’espressione artistica, operando una rottura profonda con il concetto di «scultura» del passato. Al convegno abbiamo avuto un folto pubblico e una numerosa rappresentanza delle Accademie di Belle Arti e Licei Artistici della Puglia. Molte tematiche affrontate però necessitano di ulteriori approfondimenti, tanto che è prevista una seconda sessione a fine settembre che vedrà la partecipazione, tra gli altri, dei critici Valerie Da Costa - la prima studiosa a pubblicare un interessante saggio in Francia - e Ludovico Pratesi, per parlarci di Pascali e il suo tempo.
Durante il convegno i riflettori sono stati puntati sull’inaugurazione di «Aperto per restauro», un’iniziativa che permetterà al pubblico di assistere ai restauri di alcune opere di Pascali provenienti dalla Galleria Nazionale d’Arte Moderna e Contemporanea di Roma, in un laboratorio aperto a spettatori e studenti. La Fondazione è nuova al supporto della conservazione e del restauro dei beni culturali, oppure non si tratta di un evento eccezionale? Ritieni che questo avvicinamento possa contribuire ad incrementare le attività in tal senso anche negli anni a venire?
Le opere di Pino Pascali furono realizzate con materiali fragili, pensiamo alla paglia, alla terra oppure alla lana d’acciaio, materiale facilmente ossidabile e deperibile. L’operazione «Aperto per restauro» propone il restauro a vista di due opere che erano nei depositi nella Galleria Nazionale di Roma in attesa di interventi conservativi, Dinosauro che riposa del 1966 e Tela di Penelope del 1968. Il restauro avviene sotto la direzione di Luciana Tozzi e Rodolfo Corrias, restauratori della Galleria Nazionale d’Arte Moderna e Contemporanea di Roma, coadiuvati da dieci giovani restauratori provenienti dalle migliori scuole di Restauro d’Italia, che hanno partecipato ad un residenza da noi organizzata per l’occasione, della durata di circa un mese. Un’esperienza innovativa che ha riscosso molti apprezzamenti poichè i visitatori possono assistere in diretta a tutte le fasi del restauro, ed inutile dire dei positivi riscontri da parte degli studenti di Accademie e Università che hanno partecipato a lezioni aperte e laboratoriali sulle problematiche del restauro contemporaneo. Già tre anni orsono avevamo realizzato il restauro dei 32mq di mare circa ed organizzato una giornata di studi a tema. Grazie al nostro supporto ora questa maestosa opera fa bella mostra di sé nei grandi spazi della Galleria Nazionale d’Arte Moderna e Contemporanea di Roma, con la scultura di Canova che si riflette nell’azzurro mare... da noi era in dialogo con il Cielo di Luigi Ghirri, in un allestimento ritenuto da molti memorabile.
«Aperto per restauro» è un'iniziativa che permetterà quindi al pubblico di assistere al restauro di due opere di Pino Pascali custodite dalla Galleria Nazionale d’Arte Moderna e Contemporanea di Roma, in un laboratorio aperto a spettatori e studenti, allestito presso la Fondazione. Potete raccontarci la genesi di quest’iniziativa, quanto lavoro preliminare è stato necessario in termini di pianificazione, di ricerca fondi e di esamina della direzione lavori?
(R. Frugis e Tozzi) Il progetto è stato pianificato oltre un anno fa nell'ambito dei preparativi per il 50° anniversario dalla scomparsa del grande artista pugliese, nell’intenzione di offrire un programma ricco ed eclettico, dalle mostre ai talk al convegno ed anche, per l'appunto, ad «Aperto per restauro». L’idea è frutto dell’invettiva della direttrice della Fondazione Pascali Rosalba Branà, condivisa da subito con la Galleria Nazionale di Roma, con la quale si è stipulato un protocollo d'intesa necessario per procedere all'attività di restauro.
Il progetto è stato finanziato, come tutte le attività e le celebrazioni in memoria di Pino Pascali, dalla Regione Puglia, che sostiene e promuove le iniziative dell'unico museo di Arte Contemporanea attivo nella regione, la cui caratura, oggi, ci permette di avviare progetti così importanti, complessi e suggestivi.
Di fatto, per realizzare un evento che esula un normale percorso di mostra, ci sono voluti non meno di sette mesi di intenso lavoro tra le parti. La scelta delle opere è stata monitorata e definita assieme alla direttrice della Galleria Nazionale Cristiana Collu e ai direttori dei due interventi di restauro, i dottori Luciana Tozzi e Rodolfo Corrias, entrambi i restauratori della Galleria Nazionale. Fin da subito si è individuato nel Dinosauro riposa ed in Tela di Penelope, rispettivamente del '66 e '68, le due opere caratterizzate dalle maggiori criticità. Tozzi e Corrias hanno quindi lavorato per delineare il tipo di intervento da effettuare, scegliendo di coinvolgere per ognuno degli interventi cinque giovani restauratori, scelti tra i più promettenti segnalati dalle diverse Università ed Accademie con indirizzo di restauro. Da parte nostra, lo sforzo maggiore è stato quello di trasformare una sala del museo, solitamente utilizzata per ospitare le opere, in un laboratorio di restauro; un intervento delicato, poiché è stato necessario garantire la possibilità di mantenere costanti le condizioni termo climatiche ed ambientali atte ad ospitare un'opera in fase di «cura», oltre che garantire una strumentazione adeguata, messa a disposizione dei restauratori dalla Fondazione su loro stessa indicazione. Anche l'illuminotecnica è stata adattata, per l'occasione e con largo anticipo, per offrire diverse soluzioni di valutazione dello stato dell'opera e il relativo intervento.
Le opere selezionate per l’intervento di restauro sono Dinosauro riposa (1966) - affrontato sotto la guida della restauratrice Luciana Tozzi - e Tela di Penelope (1968) sotto le indicazioni del restauratore Rodolfo Corrias. Quali sono le criticità rilevate per ognuna delle opere? Gli interventi si svolgeranno in contemporanea e per quanto tempo si presume sarà aperto - e quindi visitabile - il laboratorio di «Aperto per restauro»?
Stiamo imparando, osservando il lavoro mentre viene svolto, che le criticità delle opere emergono in progress e non solo dopo un attento esame dello stato di conservazione dell'opera. Nel caso del Dinosauro riposa è stata inizialmente effettuata la pulitura superficiale, che ha previsto la rimozione di particolato e di elementi estranei all'opera (polveri, trucioli). Sono state utilizzate, per la disanima della stessa, avanzate tecniche di supporto diagnostico e colorimetrico, grazie alle quali si è capito ad esempio che Pascali, anche nell'ambito della stessa serie scultorea, quella delle tele centinate, procedeva per alcuni particolarismi in maniera differente tra un'opera e l'altra, ad esempio nella colorazione o nell'uso di colle viniliche. Sempre nella fase di indagine preliminare sono stati usati uno scanner 3D e la spettroscopia Raman. Si è quindi proceduto al consolidamento della pellicola pittorica, per poi proseguire con la rimozione di alcune campionature di ritocchi alterati, la suturazione dei tagli e la stuccatura degli stessi.
La Tela di Penelope sarà restaurata subito dopo l'intervento sul Dinosauro riposa, si tratterà di un restauro ricostruttivo che vedrà realizzare una «exhibition copy» del manufatto originale, in quanto quest’ultimo presenta un livello di ossidazione che non ne permette più l'esposizione. Quest'opera, realizzata con le pagliette d'acciaio normalmente utilizzate per lavare e scrostare le stoviglie, è stata pensata anche in funzione del suo disfacimento, è stata realizzata nella consapevolezza che si potesse sbriciolare. Il dottor Corrias per tanto utilizzerà la stessa tecnica usata da Pascali per intrecciare la lana d'acciaio (lo si vede in un filmato del 1968 intento in questa operazione) e realizzerà una copia dell’opera. Per l'individuazione di criticità in corso d’opera, ammesso che ce ne siano ulteriori, bisognerà quindi attendere l'inizio di questo secondo intervento.
Ciascun restauro impegnerà circa due settimane di lavoro, durante le quali sarà possibile assistere direttamente alle fasi di restauro. Un'opportunità unica che permetterà al pubblico, oltre alla visione del lavoro, di dialogare con i restauratori e porre loro domande e considerazioni o semplicemente lasciarsi coinvolgere emotivamente da un'operazione che per la prima volta viene mostrata pubblicamente.
Le opere, a fine restauro, potranno essere ammirate sino al 13 gennaio 2019.
La Galleria Nazionale d’Arte Moderna e Contemporanea di Roma conserva oltre venti opere di Pino Pascali, realizzate tra il 1965 ed il 1968. Ritenete possibile che questa possa essere una prima edizione di «Aperto per restauro», e che vi possano essere altre occasioni di collaborazione della Fondazione con la Gnam e/o con le altre istituzioni che conservano ed espongono opere di Pino Pascali?
La Fondazione Pino Pascali e La Galleria Nazionale collaborano da diverso tempo ormai, ad esempio nel 2014 la Fondazione ha finanziato il restauro dell'opera di Pino Pascali 32mq di mare circa, successivamente esposta qui a Polignano a Mare. È obiettivo statutario della Fondazione valorizzare e promuovere il patrimonio dell'opera di Pino Pascali, anche quando questa non sia nelle nostre collezioni. Sicuramente ci saranno altre occasioni di collaborazione, anche in virtù del fatto che, per l'appunto, la Galleria Nazionale è l'istituzione in Italia e nel mondo che conserva il maggior numero di opere di Pascali. Per quanto riguarda la possibilità di ripetere questa iniziativa è chiaro che ci piacerebbe replicare l'attività di restauro con altrettanto successo, ma questo dipenderà da molti fattori e dalla necessità di disciplinare e coordinare più istituzioni fra loro con tempistiche sincronizzate.
La Fondazione opera attivamente sia in termini di impegni fissi – il Premio Pino Pascali, voluto dai genitori dell’artista dopo la sua prematura scomparsa ed attivo dal 1969 al 1976, in seguito re-istituito, nel 1997, dalla direttrice della Fondazione Rosalba Branà - sia di progettazioni e percorsi espositivi in continuo divenire.
Il risultato di questa impostazione strategica, che ruota attorno alla figura di Pascali, al suo lavoro, alla sua storia, è una Fondazione in costante crescita a livello nazionale ed internazionale, premiata nel 2013 con l’Espoarte Awards come Miglior Fondazione dell’anno e capace di coinvolgere istituzioni e professionisti appartenenti a diversi ambienti in progetti aperti a nuove realtà e sperimentazioni.
Abbiamo approfondito con Rosalba Branà e Antonio Frugis le attività previste per quest’anno, particolarmente ricco di iniziative e momenti di confronto, e con Luciana Tozzi siamo entrati nel vivo di «Aperto per restauro», per approfondire intenti ed obiettivi.
In occasione delle celebrazioni per i 50 anni dalla scomparsa prematura di Pino Pascali la Fondazione a lui dedicata sta vivendo un anno importante e ricco di eventi, come la mostra «Dialoghi 3.0. Pino Pascali e Claudio Cintoli», che ospita opere dell’artista realizzate nel 1968, ed il convegno del 24 e 25 maggio, dal titolo «Pascali. Intorno al 1968. Memorie e prospettive», cui hanno partecipato numerosi relatori e spettatori. Quali altre occasioni di incontro sono state pianificate o sono in corso d’opera da parte della Fondazione per questo 2018?
(R. Branà) La mostra «Dialoghi 3.0. Pino Pascali e Claudio Cintoli» si inserisce in un progetto tematico che vede l’opera del nostro artista in dialogo con colleghi della sua generazione. Di Pascali e Cintoli esponiamo opere del versante più «poverista», legate all’essenzialità dei materiali ed a concetti primari. Le opere di Pascali sono tutte del ’68, realizzate qualche mese prima della sua tragica scomparsa e provenienti dalla Galleria D’Arte Moderna di Roma, per la prima volta presenti a Polignano. Il ’68 è stato un anno cruciale, in cui sia Pascali che Cintoli hanno sperimentato più materiali, le loro esistenze si sono intercciate in anni in cui la velocità di pensiero e i cambiamenti, sia nel sociale che nei linguaggi dell’arte, battevano il tempo e gli artisti ne erano protagonisti consapevoli.
Una mostra così pregna di significato richiede anche un tempo molto ampio di esposizione al pubblico, come ben ha dimostrato la notevole affluenza in questi mesi. Abbiamo tenuto workshop e lezioni aperte con numerosi studenti di ogni ordine e grado, ed abbiamo voluto dare molto spazio alla didattica con laboratori mirati e condotti da esperti che continuano a riscuotere molto successo.
In occasione del convegno da poco concluso è stato fatto il punto sulle ricerche legate all’artista, ripercorrendo un anno cruciale per Pascali come per la storia italiana. Puoi raccontarci più approfonditamente i temi trattati durante il convegno dai tanti relatori, i punti nevralgici, le questioni sollevate ed affrontate? Hanno offerto spunti interessanti per le attività della Fondazione ed i prossimi momenti di incontro?
Pascali è stato un artista di così forte levatura che tutt’oggi risulta necessario approfondire il suo linguaggio. «Memorie e prospettive», il titolo del convegno, ha voluto indicare proprio questa volontà, un’attenta analisi storica sul percorso artistico di Pascali e uno sguardo alle strade da lui aperte. L’approccio più storico è stato affrontato da Pietro Marino, Achille Bonito Oliva, Anna d’Elia, Marco Giusti, Massimo Mininni, Roberto Lacarbonara, Francesco Stocchi e Marco Tonelli, gli aspetti legati al suo vissuto personale da Paola Pitagora, Fabio Sargentini, Vittorio Rubiu, Alessandra Mammì.
Gli spunti di riflessione sono stati tanti e complessi, specie nell’approfondire l’anno del ’68, come risulta nelle opere realizzate tra il 1967 e il 1968, in cui Pascali conferisce all’arte un carattere profondamente sovvertitore, introducendo nuove tecniche espressive ed ancora una volta cambiando completamente i paradigmi dell’espressione artistica, operando una rottura profonda con il concetto di «scultura» del passato. Al convegno abbiamo avuto un folto pubblico e una numerosa rappresentanza delle Accademie di Belle Arti e Licei Artistici della Puglia. Molte tematiche affrontate però necessitano di ulteriori approfondimenti, tanto che è prevista una seconda sessione a fine settembre che vedrà la partecipazione, tra gli altri, dei critici Valerie Da Costa - la prima studiosa a pubblicare un interessante saggio in Francia - e Ludovico Pratesi, per parlarci di Pascali e il suo tempo.
Durante il convegno i riflettori sono stati puntati sull’inaugurazione di «Aperto per restauro», un’iniziativa che permetterà al pubblico di assistere ai restauri di alcune opere di Pascali provenienti dalla Galleria Nazionale d’Arte Moderna e Contemporanea di Roma, in un laboratorio aperto a spettatori e studenti. La Fondazione è nuova al supporto della conservazione e del restauro dei beni culturali, oppure non si tratta di un evento eccezionale? Ritieni che questo avvicinamento possa contribuire ad incrementare le attività in tal senso anche negli anni a venire?
Le opere di Pino Pascali furono realizzate con materiali fragili, pensiamo alla paglia, alla terra oppure alla lana d’acciaio, materiale facilmente ossidabile e deperibile. L’operazione «Aperto per restauro» propone il restauro a vista di due opere che erano nei depositi nella Galleria Nazionale di Roma in attesa di interventi conservativi, Dinosauro che riposa del 1966 e Tela di Penelope del 1968. Il restauro avviene sotto la direzione di Luciana Tozzi e Rodolfo Corrias, restauratori della Galleria Nazionale d’Arte Moderna e Contemporanea di Roma, coadiuvati da dieci giovani restauratori provenienti dalle migliori scuole di Restauro d’Italia, che hanno partecipato ad un residenza da noi organizzata per l’occasione, della durata di circa un mese. Un’esperienza innovativa che ha riscosso molti apprezzamenti poichè i visitatori possono assistere in diretta a tutte le fasi del restauro, ed inutile dire dei positivi riscontri da parte degli studenti di Accademie e Università che hanno partecipato a lezioni aperte e laboratoriali sulle problematiche del restauro contemporaneo. Già tre anni orsono avevamo realizzato il restauro dei 32mq di mare circa ed organizzato una giornata di studi a tema. Grazie al nostro supporto ora questa maestosa opera fa bella mostra di sé nei grandi spazi della Galleria Nazionale d’Arte Moderna e Contemporanea di Roma, con la scultura di Canova che si riflette nell’azzurro mare... da noi era in dialogo con il Cielo di Luigi Ghirri, in un allestimento ritenuto da molti memorabile.
«Aperto per restauro» è un'iniziativa che permetterà quindi al pubblico di assistere al restauro di due opere di Pino Pascali custodite dalla Galleria Nazionale d’Arte Moderna e Contemporanea di Roma, in un laboratorio aperto a spettatori e studenti, allestito presso la Fondazione. Potete raccontarci la genesi di quest’iniziativa, quanto lavoro preliminare è stato necessario in termini di pianificazione, di ricerca fondi e di esamina della direzione lavori?
(R. Frugis e Tozzi) Il progetto è stato pianificato oltre un anno fa nell'ambito dei preparativi per il 50° anniversario dalla scomparsa del grande artista pugliese, nell’intenzione di offrire un programma ricco ed eclettico, dalle mostre ai talk al convegno ed anche, per l'appunto, ad «Aperto per restauro». L’idea è frutto dell’invettiva della direttrice della Fondazione Pascali Rosalba Branà, condivisa da subito con la Galleria Nazionale di Roma, con la quale si è stipulato un protocollo d'intesa necessario per procedere all'attività di restauro.
Il progetto è stato finanziato, come tutte le attività e le celebrazioni in memoria di Pino Pascali, dalla Regione Puglia, che sostiene e promuove le iniziative dell'unico museo di Arte Contemporanea attivo nella regione, la cui caratura, oggi, ci permette di avviare progetti così importanti, complessi e suggestivi.
Di fatto, per realizzare un evento che esula un normale percorso di mostra, ci sono voluti non meno di sette mesi di intenso lavoro tra le parti. La scelta delle opere è stata monitorata e definita assieme alla direttrice della Galleria Nazionale Cristiana Collu e ai direttori dei due interventi di restauro, i dottori Luciana Tozzi e Rodolfo Corrias, entrambi i restauratori della Galleria Nazionale. Fin da subito si è individuato nel Dinosauro riposa ed in Tela di Penelope, rispettivamente del '66 e '68, le due opere caratterizzate dalle maggiori criticità. Tozzi e Corrias hanno quindi lavorato per delineare il tipo di intervento da effettuare, scegliendo di coinvolgere per ognuno degli interventi cinque giovani restauratori, scelti tra i più promettenti segnalati dalle diverse Università ed Accademie con indirizzo di restauro. Da parte nostra, lo sforzo maggiore è stato quello di trasformare una sala del museo, solitamente utilizzata per ospitare le opere, in un laboratorio di restauro; un intervento delicato, poiché è stato necessario garantire la possibilità di mantenere costanti le condizioni termo climatiche ed ambientali atte ad ospitare un'opera in fase di «cura», oltre che garantire una strumentazione adeguata, messa a disposizione dei restauratori dalla Fondazione su loro stessa indicazione. Anche l'illuminotecnica è stata adattata, per l'occasione e con largo anticipo, per offrire diverse soluzioni di valutazione dello stato dell'opera e il relativo intervento.
Le opere selezionate per l’intervento di restauro sono Dinosauro riposa (1966) - affrontato sotto la guida della restauratrice Luciana Tozzi - e Tela di Penelope (1968) sotto le indicazioni del restauratore Rodolfo Corrias. Quali sono le criticità rilevate per ognuna delle opere? Gli interventi si svolgeranno in contemporanea e per quanto tempo si presume sarà aperto - e quindi visitabile - il laboratorio di «Aperto per restauro»?
Stiamo imparando, osservando il lavoro mentre viene svolto, che le criticità delle opere emergono in progress e non solo dopo un attento esame dello stato di conservazione dell'opera. Nel caso del Dinosauro riposa è stata inizialmente effettuata la pulitura superficiale, che ha previsto la rimozione di particolato e di elementi estranei all'opera (polveri, trucioli). Sono state utilizzate, per la disanima della stessa, avanzate tecniche di supporto diagnostico e colorimetrico, grazie alle quali si è capito ad esempio che Pascali, anche nell'ambito della stessa serie scultorea, quella delle tele centinate, procedeva per alcuni particolarismi in maniera differente tra un'opera e l'altra, ad esempio nella colorazione o nell'uso di colle viniliche. Sempre nella fase di indagine preliminare sono stati usati uno scanner 3D e la spettroscopia Raman. Si è quindi proceduto al consolidamento della pellicola pittorica, per poi proseguire con la rimozione di alcune campionature di ritocchi alterati, la suturazione dei tagli e la stuccatura degli stessi.
La Tela di Penelope sarà restaurata subito dopo l'intervento sul Dinosauro riposa, si tratterà di un restauro ricostruttivo che vedrà realizzare una «exhibition copy» del manufatto originale, in quanto quest’ultimo presenta un livello di ossidazione che non ne permette più l'esposizione. Quest'opera, realizzata con le pagliette d'acciaio normalmente utilizzate per lavare e scrostare le stoviglie, è stata pensata anche in funzione del suo disfacimento, è stata realizzata nella consapevolezza che si potesse sbriciolare. Il dottor Corrias per tanto utilizzerà la stessa tecnica usata da Pascali per intrecciare la lana d'acciaio (lo si vede in un filmato del 1968 intento in questa operazione) e realizzerà una copia dell’opera. Per l'individuazione di criticità in corso d’opera, ammesso che ce ne siano ulteriori, bisognerà quindi attendere l'inizio di questo secondo intervento.
Ciascun restauro impegnerà circa due settimane di lavoro, durante le quali sarà possibile assistere direttamente alle fasi di restauro. Un'opportunità unica che permetterà al pubblico, oltre alla visione del lavoro, di dialogare con i restauratori e porre loro domande e considerazioni o semplicemente lasciarsi coinvolgere emotivamente da un'operazione che per la prima volta viene mostrata pubblicamente.
Le opere, a fine restauro, potranno essere ammirate sino al 13 gennaio 2019.
La Galleria Nazionale d’Arte Moderna e Contemporanea di Roma conserva oltre venti opere di Pino Pascali, realizzate tra il 1965 ed il 1968. Ritenete possibile che questa possa essere una prima edizione di «Aperto per restauro», e che vi possano essere altre occasioni di collaborazione della Fondazione con la Gnam e/o con le altre istituzioni che conservano ed espongono opere di Pino Pascali?
La Fondazione Pino Pascali e La Galleria Nazionale collaborano da diverso tempo ormai, ad esempio nel 2014 la Fondazione ha finanziato il restauro dell'opera di Pino Pascali 32mq di mare circa, successivamente esposta qui a Polignano a Mare. È obiettivo statutario della Fondazione valorizzare e promuovere il patrimonio dell'opera di Pino Pascali, anche quando questa non sia nelle nostre collezioni. Sicuramente ci saranno altre occasioni di collaborazione, anche in virtù del fatto che, per l'appunto, la Galleria Nazionale è l'istituzione in Italia e nel mondo che conserva il maggior numero di opere di Pascali. Per quanto riguarda la possibilità di ripetere questa iniziativa è chiaro che ci piacerebbe replicare l'attività di restauro con altrettanto successo, ma questo dipenderà da molti fattori e dalla necessità di disciplinare e coordinare più istituzioni fra loro con tempistiche sincronizzate.
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