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  • Pubblicato il: 07/07/2013 - 21:56
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Redazione

Torino.  Note a margine che centrano il tema, quelle offerte da Piero Gastaldo - segretario generale della Compagnia di San Paolo - in chiusura della presentazione del Rapporto dell'Osservatorio Culturale  Regionale.  «Dobbiamo aver chiaro il quadro complessivo per cercare di rendere praticabili le  scelte. I dati confermano di alcune tendenze di fondo che conosciamo da tempo, alcune sfidanti altre tristi, tra queste il processo di declino del Piemonte, una regione che  non è più in testa alla classifica. Questo si riflette sulla cultura».
Con distanza critica  legge l'inconsistenza e l'impraticabilità del paradigma Settis «non possiamo più pensare al sistema come se fosse Stato-centrico, considerarci in una fase transitoria di negatività generata da perverse politiche che hanno condotto una riduzione di risorse. Piagnistei, false considerazioni che non sono una guisa utile per affrontare le difficoltà sulle quali ci dibattiamo, se l'insieme di equilibri in campo, delle risorse, non si traduce in policy. Vanno fatte scelte perché non possiamo investire su tutto».
Ma è sulla macrotendenza del potentissimo digital shift che punta il dito: «Oggi  non lo governiamo, negandone l'evidenza. Pensate a una ipotetica istituzione che non avesse tenuto conto della rivoluzione guttemberghiana o avesse resistito sui codici miniati o avesse difeso la monofonia di  fronte all'evoluzione polifonica».
Un invito a non arroccarci sulla cultura tout court, la cultura alta e considerare la digitalizzazione un mero strumento. E' cambiata la penetrazione dei contenuti culturali. La sfida è costruire alleanze con la multimedialità. «Occorre lavorare sull'ibridazione dei linguaggi. E' la digitalizzazione che segna il passo. Il museo deve valutare le potenzialità anche dei video-giochi».

E' un quadro di opportunità, di un settore popolato di imprese e organizzazioni che si muovono in un ambiente tra i più ostili all'impresa del mondo. «Se guardiamo i quadri comparativi sulla normativa il Paese si colloca al 140mo posto al mondo per complessità. L'ambiente crea costantemente difficoltà, dobbiamo semplificare il quadro» chiude Gastaldo sulle priorità.

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