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Mecenate d’altri tempi

  • Pubblicato il: 20/07/2012 - 10:01
Rubrica: 
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Articolo a cura di: 
Alessandro Martini
Un ambiente del museo in cui è stata allestita la collezione Roi

Vicenza. Il 24 maggio, nel terzo anniversario della morte, la Pinacoteca civica, con sede nel palladiano Palazzo Chiericati, ha aperto al pubblico l’allestimento, in forma di casa museo, della collezione di opere donata nel 2010 dal marchese Giuseppe Roi (1924-2009): Tiepolo, Picasso, Corot, Morandi, soprattutto una preziosa raccolta di opere grafiche. «È stato una figura di mecenate illuminato, uomo coltissimo, bon vivant dal profondo senso civico, curioso, grande amico della cultura e dei musei, in particolare del nostro», ricorda la direttrice dei Musei civici Maria Elisa Avagnina. Ancora in vita, nel 1988, Roi aveva costituito una fondazione a sostegno del Museo civico: da questo aiuto sono nati, oltre a restauri delle sale e delle opere, i volumi (ma altri sono previsti) del «Catalogo scientifico delle collezioni»: il sesto volume, appena pubblicato, è dedicato al Lascito Giuseppe Roi, a cura della direttrice Avagnina e di Giovanni C.F. Villa. In un appartamento nel sottotetto dell’ala nord, finora utilizzato come deposito ma in cui sono emersi soffitti lignei di grande raffinatezza, insieme alla biblioteca (soprattutto pubblicazioni di viaggio e d’arte, in stretta relazione con le opere collezionate), è allestita, su progetto di Emilio Alberti e Mauro Zocchetta, una settantina dei 94 pezzi oggetto del legato, riunificati dalle abitazioni di Roi a Roma e Vicenza. Il tutto inserito tra le fotografie con gli amici (Amalia ed Eugenio di Baviera, l’ereditiera Barbara Hutton, la regina madre d’Inghilterra, la principessa Margareth e lord Snowdon...) e il divanetto dove sedettero ospiti famosi come Gérard Philippe, Carla Fracci, Giovanni Spadolini, Somerset Maugham. Tra le opere più significative della collezione, avviata da Roi poco più che sedicenne (l’acquerello «Estate » di Boldini e due De Nittis) e poi regolarmente costruita tra anni ’50 e ’70, sono esposte una «Sacra Famiglia con i santi Giovanni ed Elisabetta in un paesaggio» del Garofalo (ultima opera acquistata, nei primi anni ’90), una «Testa di mercante» di Giandomenico Tiepolo, quattro fogli inediti di Giambattista Tiepolo, una paesaggio laziale di Corot, un carboncino di John Sargent, due disegni di Medardo Rosso e quattro di De Pisis, una china di Picasso, oltre a numerosi esemplari di grafica francese e italiana dell’Ottocento e del Novecento. E ancora, due serie di caricature di Anton Maria Zanetti e di Mino Maccari, una terracotta del vicentino Neri Pozza, un carboncino di Lorenzo Viani, grafiche di Giacometti e Soffici. Tutte opere acquistate da importanti gallerie italiane (dal Naviglio di Milano al Cavallino di Venezia alla Galleria dell’Obelisco di Roma) e internazionali (Paul Vallotton di Losanna) oppure, in alcuni casi, direttamente alla Biennale di Venezia del 1950.

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da Il Giornale dell'Arte numero 322, luglio 2012