Italia Non Profit - Ti guida nel Terzo Settore

Fondazione di comunità. Di cosa stiamo parlando?

  • Pubblicato il: 20/05/2011 - 08:09
Rubrica: 
NOTIZIE
Articolo a cura di: 
Roberta Balma Mion

Il Global Status Report on Community Foundations fotografa dimensioni e crescita delle Fondazioni di Comunità nel mondo. Al 2010 ne sono state identificate 1680: rispetto al 2000 il numero è cresciuto dell’86% a livello globale, del 600% se si considera solo l’Europa (da 103 nel 2000 a 631 nel 2010).

L’incremento e il successo sono impressionanti e trovano spiegazioni convincenti nella capacità delle Fondazioni di Comunità di intercettare e soddisfare i potenziali donatori, che ne sono il vero motore. Sono persone che vorrebbero donare, ma non lo fanno perché non conoscono i canali e le forme per farlo, perché non si fidano o non vedono ricadute sul territorio in cui vivono, perché non hanno il tempo o perché nessuno li stimola a donare, perché considerano troppo costoso organizzare il dono in un’attività continua e complessa, come la costituzione di una fondazione.
Sono grandi e piccoli donatori: famiglie senza eredi, persone che desiderano ricordare qualcuno; cittadini che intendono dare un contributo al bene comune; imprenditori che, spinti dalla crisi, vogliono gestire in modo più attento le proprie azioni filantropiche.

Un recente studio del Prof. Gian Paolo Barbetta stima in 105 miliardi di Euro il valore economico dei patrimoni potenzialmente oggetto di lasciti ad istituzioni di beneficenza nel periodo 2004-2020 in Italia. Tali valori si riferiscono ai patrimoni di circa 340 mila famiglie.
Dunque, esiste un potenziale inespresso, eppure donare in Italia è complesso o innaturale per gli italiani.
Secondo uno studio recente della SAA - Università di Torino, in Provincia di Torino nel 2007 l’85% dei dichiaranti non destinava il proprio 5 per mille, perdendo la possibilità di aiutare direttamente un’organizzazione non profit del territorio e lasciando la propria destinazione allo Stato.
Su questi vuoti agisce la Fondazione di Comunità, che semplifica l’atto di donare strutturandosi come efficace intermediario filantropico locale. Efficace perché offre tanti modi per donare; intermediario perché si concentra sulla capacità di raccolta e distribuzione delle risorse; locale perché nasce in una specifica area geografica, provincia, città per la quale opera in modo esclusivo.

In Italia lo sviluppo è recente e risale a una decina di anni fa, quando, su impulso della Fondazione Cariplo, viene fondata la Fondazione di Comunità di Lecco. Oggi se ne contano 24 e i risultati cominciano a vedersi. La Fondazione della Comunità del Novarese ha raccolto in dieci anni, escluso il raddoppio sfida applicato dalla Fondazione Cariplo, circa 10 milioni di € sul territorio, suddivisi in 57 fondi patrimoniali e ha ricevuto, nel 2010, 354.000 € in donazioni dirette a favore di progetti.
Quali le ragioni del successo? Principalmente due: la presenza nel Consiglio di Gestione di rappresentanti degli ordini professionali - notai, professionisti, avvocati – in grado di intercettare efficacemente la domanda e un ampio ventaglio di opportunità e modi per donare.
Si può costituire un fondo a proprio nome, si può sostenere un determinato settore o progetto (per un ospedale, il restauro di una chiesa; per sensibilizzare i più piccoli alle tematiche ambientali; sostenere l’inserimento lavorativo dei più deboli; ripristinare itinerari turistici…); si può donare a patrimonio o direttamente in conto erogazione. “C’è un esercito di tanti piccoli donatori là fuori, che donano anche solo pochi euro, ma che sommati possono esercitare un impatto reale sul territorio. E’ il caso del Fondo Emergenza Lavoro costituito con le fondazioni d’impresa locali, la Caritas, la Provincia e le organizzazioni sindacali e industriali, che conta oggi oltre 1 milione di euro raccolti anche tramite donazioni da meno di dieci euro l’una ”, racconta Gianluca Vacchini, Programme Officer della Fondazione di Comunità del Novarese. Che le imprese siano un efficace alleato delle Fondazioni di Comunità lo spiega anche Nicoletta Alessi, nel cda della Fondazione VCO, che racconta l’esperienza Alessi in Fondazione: “L’azienda ha scelto di aprire un fondo dedicato per dare ordine e continuità alla propria attività filantropica sul territorio. I dipendenti sono coinvolti non solo nella raccolta, ma anche nella presentazione dei progetti da finanziare e nella valutazione dei medesimi. In tre anni il fondo è triplicato fino a raggiungere 180.000 euro”.

Non meno importante è la funzione di collante e mediatore istituzionale che può svolgere una struttura così snella, versatile e autorevole come una Fondazione di Comunità. A confermarlo è Isabella De Vecchi, Vice Presidente della torinese Fondazione di Comunità di Mirafiori: “Avere nel Consiglio di Indirizzo le agenzie del terzo settore ci permette di avere una visione del territorio che trascende l’interesse di ciascuno e di dare continuità e visibilità a progetti anche molto piccoli”.
Un modello, insomma, al quale il mondo culturale dovrebbe guardare con attenzione, ancor più in un contesto di risorse pubbliche sempre più scarse.

-----------

Le Fondazioni di Comunità sono organizzazioni filantropiche che promuovono la cultura del dono tra i cittadini, facilitando e semplificando l’atto di donare, con il fine di contribuire al benessere di una specifica comunità locale. Sono enti indipendenti, senza finalità di lucro, che raccolgono, gestiscono e redistribuiscono donazioni e lasciti (in denaro, beni mobili e immobili) provenienti da molteplici donatori locali. La prima FC, la Cleveland Foundation, nacque nel 1914 nello Stato dell’Ohio per iniziativa di Frederick Harris Goff, banchiere in una società finanziaria che gestiva anche patrimoni destinati a finalità filantropiche e caritatevoli. La preoccupazione iniziale fu quella di superare il problema dell’improduttività che caratterizzava i lasciti testamentari filantropici, proponendo ai donatori testamentari una clausola che, al mutare delle condizioni di contesto e nel caso in cui l’originaria destinazione fosse divenuta obsoleta o non più perseguibile, permettesse ad “un gruppo di cittadini responsabili” di modificare le finalità così da continuare a servire cause benefiche nel corso del tempo. Il fenomeno è in forte e costante crescita in tutto il mondo.

Roberta Balma Mion è responsabile di progetto per l’impresa sociale Torino Nord Ovest srl. Nell’Associazione Torino Internazionale dal 2004 al 2010, si è occupata di indagini e ricerche e ha gestito progetti pilota nelle aree Cultura, Promozione e Turismo del 1° e 2° Piano Strategico di Torino e area metropolitana. Ha coordinato i Rapporti sul sistema dell’arte contemporanea a Torino e lo studio di fattibilità per la costituzione di una Fondazione di Comunità torinese per la Cultura. Laureata in Scienze della Comunicazione nel 1998, è iscritta all'Albo dei Giornalisti Pubblicisti del Piemonte dal 2001.
 

© Riproduzione riservata