Italia Non Profit - Ti guida nel Terzo Settore

Bello è il sapere ma ancor di più il saper fare

  • Pubblicato il: 15/11/2016 - 01:00
Autore/i: 
Rubrica: 
SPECIALI
Articolo a cura di: 
Veronica Vecchi

SPECIALE AREE INTERNE. Sperimentazione - dice Veronica Vecchi, ricercatrice - significa apertura verso i giovani, modus operandi alternativi, energie e passioni genuine che confluiscono tutte verso obiettivi comuni. Un'occasione unica per un paese addormentato, di rinascita lontano dalla crescente solitudine ed anonimia che la realtà urbana sempre più spesso causa

Nel 1981 la performance Legarsi alla montagna fisicamente collegò l'intero paese di Ulassai con un nastro celeste. Con tale opera, Maria Lai invita a riflettere sul ruolo della comunità intesa come risultato della memoria storica e collettiva. Così, l'artista sarda ne rinnova anche il significato: la comunità come modello di vita che essa stessa rappresenta oggi e può rappresentare domani.
In questo senso, la Strategia Nazionale per le Aree Interne, coordinata da Filippo Tantillo, sembra finalmente offrire una risposta concreta e mirata al fenomeno dello spopolamento che le aree interne stanno subendo da decenni e la cui conseguenza è una inesorabile perdita di patrimonio materiale e culturale. Specialmente nell'era delle grandi migrazioni e della globalizzazione, in cui la civiltà sta subendo un silenzioso eppur significativo ed irreparabile appiattimento culturale, la presa di coscienza promossa dalla SNAI può da ultimo far fronte a tale realtà.

Infatti, restituendo nuovi significati ai “vuoti” territoriali tramite pratiche sperimentali, non se ne rinnova solo la loro memoria. Ma riconfigurandoli come spazi di rigenerazione e libertà, si partecipa anche ad un processo di innovazione sociale. A parer mio, tale esperienza potrà risultare in un modello di rinnovamento potenzialmente valido anche per i “vuoti” e le aree interne dell'Europa tutta.
Gli esseri umani da singoli appartengono a comunità e valori da non perdere. Le aree interne sono il luogo e contenitore identitario per eccellenza dove tali valori si sono sedimentati e materializzati in tradizioni millenarie, usanze e prodotti locali. A tal riguardo, ancora una volta sostengo quanto Tantillo sottolinea rispetto l'importanza del racconto dei territori che diventa possibile soprattutto introducendo nuovi elementi e punti di vista capaci di valorizzare queste aree. Un racconto che diventi strumento fondamentale per re-immaginare e quindi riscattare quei luoghi altrimenti in via di estinzione.

Bello è il sapere ma ancor di più il saper fare.
Come Maria Lai, Salvatore Settis propone una lettura del paesaggio come bene comune che vada ben oltre il senso estetico e che abbracci con impegno anche la dimensione filosofica, storica, etica, sociale e politica. Quindi, per garantire che progetti come la strategia per le aree interne abbiano davvero successo nel lungo periodo, bisognerebbe far sì che tutti gli organi coinvolti siano pronti ad accogliere tali pratiche con altrettanto entusiasmo e determinazione. Mi riferisco in particolare agli enti pubblici locali e regionali che a volte invece, rispetto a quanto appena detto, si rivelano ancora vecchi, rugginosi e poco dinamici.

Come chiaramente emerge nell'articolo, sperimentazione significa apertura verso i giovani, modus operandi alternativi, energie e passioni genuine che confluiscono tutte verso obiettivi comuni.
Un' occasione unica, per un paese addormentato, di rinascita lontano dalla crescente solitudine ed anonimia che la realtà urbana sempre più spesso causa.
Se Maria Lai con la sua performance denunciò il bisogno di ritornare all'origine, oggi possiamo dire di avere gli strumenti per farlo.
Mi auguro davvero che l'Italia si dimostri capace di accogliere questa bellissima sfida.

Bibliografia:
Settis, Salvatore. Il paesaggio come bene comune. La scuola di Pitagora, 2013.

www.maria-lai.com
www.domusweb.it

© Riproduzione riservata

Veronica Vecchi. Marchigiana di nascita. Diplomata a Roma in Interior Design e a Milano in Architettura. Dopo due anni di esperienza lavorativa in Italia e all'estero (Kenya ed Egitto) con gruppi di ricerca quali Temporiuso (DiAP Politecnico di Milano) e Liveinslums (ONG con sede a Milano) è tornata a studiare e vive da due anni in Olanda. Presso il TU Delft, sta terminando il master in Architettura con una ricerca di tesi dal titolo Marginalia, che affronta il tema dello spopolamento rurale (Rural Shrinking) da un punto di vista europeo.

Ph | courtesy Archivio Maria Lai
Maria Lai, Legarsi alla montagna, 1981 , collage

Articoli correlati:

IL FUTURO ANTERIORE DELLE AREE INTERNE IN UNA NUOVA DIMENSIONE URBANA
di Lidia Decandia
GLI SPAZI DEL POSSIBILE
di Claudio Calvaresi
INNOVATORI CULTURALI E AREE INTERNE
di Stefano Consiglio
AREE INTERNE, UNIVERSITÀ E NUOVI POSSIBILI EQUILIBRI TERRITORIALI
di Massimo Sargolini
NUOVI MOTI VERSO LE TERRE
di Emanuele Curti
STRATEGIA NAZIONALE AREE INTERNE E TERREMOTO: DA DISASTRO A OPPORTUNITÀ?
Di Rosaria Mencarelli
EARTH POLLINO, DOVE IL 'VUOTO' COESISTE CON IL 'PIENO'
di Associazione culturale ArtePollino
ATTIV●AREE
di Elena Jachia
IL 'VUOTO' COME SPAZIO DI SPERIMENTAZIONE E LIBERTÀ
di Stefania Crobe
AREE INTERNE, AREE PROGETTO. L’INNOVAZIONE SI GIOCA SUL PIANO DELLE POLITICHE?
di Stefania Crobe