Una galleria a cielo aperto, alla fine del mare
Calasetta (CI). A pochi passi dal mare, sulla punta più settentrionale dell’isoletta di Sant’Antioco, nella zona detta Mangiabarche, una ex batteria antinave e antiaerea della Seconda Guerra Mondiale è stata recuperata dal degrado grazie a un progetto della Conservatoria delle Coste e dell’agenzia non Profit Beyond Entropy : dalla sinergia tra il Museo d’Arte Contemporanea di Calasetta, fondato nel 2011 dall’artista Ermanno Leinardi, è nata la Fondazione MACC, una nuova organizzazione non-profit, del Comune di Calasetta in collaborazione con Beyond Entropy Ltd.
La Fondazione mira a diventare un epicentro per la produzione culturale e l'arte contemporanea per l’intero territorio del Mediterraneo, con mostre, residenze d'artista e attività educative durante tutto l’arco dell'anno.
Inaugurata lo scorso novembre con una performance consumatasi in una sola notte, da titolo Variable Length, combinando uno spettacolo di fuochi d’artificio che tracciavano un profilo luminoso dell’edificio (le cui tracce di carbone residue rappresentavano il primo intervento sulla struttura) con un intervento di musica sperimentale, nel gennaio scorso ha visto l’intervento dell’artista cagliaritano Marco Lampis, che ha collocato una serie di specchi all’interno della galleria, introiettando nello spazio espositivo le palme che crescono all’esterno.
Ora tocca alla residenza artistica di Frank Ammerlaan e Jesse Wine, nell’ottica della contaminazione tra tradizione locale e sperimentazione artistica: in questo spirito lo scorso 28 aprile si è svolta la Sagra d’Artista, il primo evento pubblico basato sulla convivialità. Un barbecue nella terrazza del Museo d’Arte Contemporanea di Calasetta, seguito da una visita speciale alla Galleria di Mangiabarche con il Direttore Artistico della Fondazione, Stefano Rabolli Pansera e il Direttore della Conservatoria delle Coste, Alessio Satta, per illustrare come Arte e Natura, in connubio, possano costituire la base per un nuovo sviluppo sostenibile.
Iniziatore del progetto, Stefano Rabolli Pansera, già direttore di Beyond Entropy e curatore, nel 2012, del primo Padiglione Angola alla Biennale d’Architettura di Venezia, ha come obiettivo quello di trasformare Mangiabarche in un «epicentro di produzione artistica e culturale per l’intera area del Mediterraneo», ponendolo in futuro al centro di una rete di musei del Mediterraneo, la cui area è costellata da 1.639 musei d’arte costieri, dalla Spagna al Libano.
In questa struttura, il cui edificio originale, costruito durante la Seconda Guerra Mondiale come batteria antinave e antiaerea, al termine del conflitto convertito in ristorante per poi essere abbandonato dopo la chiusura dell’attività nel 2001 e finalmente essere trasferito alla Conservatoria delle coste nel 2010, le opere nasceranno ed evolveranno nella più assoluta libertà: gli artisti potranno intervenire sugli artefatti preesistenti, o rimuoverli (un po’ come è stato fatto per il tetto del museo, ora concretamente a cielo aperto). I lavori inoltre, saranno basati sulla reale contaminazione con gli artigiani locali: le tele di Ammerlaan, ad esempio, sono state costruite da un falegname di Calasetta, e le sculture di Wine prodotte con l’argilla e il forno di un ceramista.
La sfida è di quelle importanti: infatti il museo di Calasetta si trova a fronteggiare, sulla costa dirimpetto l’isola, tre entità diversissime tra loro (il polo industriale di Portovesme, in dismissione; un centro eolico; una riserva naturale, tra la salina di Sant’Antioco e la laguna di Santa Caterina).
Con il calo delle presenze turistiche del 20% negli ultimi due anni, il territorio si trova ad affrontare una sfida che parli al turismo e lo rilanci creando nuove strategie di sviluppo e trovando un nuovo riscatto anche attraverso la cultura, a partire dalla riqualificazione e dalla valorizzazione dell’esistente, pensato però attraverso modelli nuovi. Calasetta è un luogo periferico, che ha un’identità forte ma che necessita di una strategia. La cultura può essere il collegamento mancante: l’idea è quella di creare una scuola di professioni legate alla produzione artistica. È già stata stabilita una connessione con la Staedelschule di Francoforte – e la formazione artistica verrà fatta direttamente a Calasetta mettendo a disposizione spazi, strutture e relazioni.
Le prossime artiste in residenza saranno Madoka Furuhashi e Ludovica Gioscia, che erano presenti alla festa per conoscere gli attuali artisti di casa. La Gioscia interverrà sulla pelle della galleria a cielo aperto mediante un’indelebile traccia sull’edificio-assemblage.
Un sogno che c’è da augurarsi diventi sempre più realtà.
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