Rivitalizzare lo spirito della solidarietà attraverso la filantropia istituzionale
Il Giornale delle Fondazioni ha partecipato alla 28esima Conferenza Annuale dello European Foundation Centre (EFC), tenutasi a Varsavia dal 31 maggio al 02 giugno. Considerato uno dei più importanti eventi del settore filantropico, il meeting dello EFC ha posto al centro del dibattito il tema della solidarietà. In un momento storico in cui i principi alla base della democrazia sono messi in discussione a livello mondiale, la comunità filantropica europea e internazionale deve ripensare il proprio ruolo all'interno della società. Attraverso un maggiore coinvolgimento politico, le fondazioni e gli enti filantropici sono chiamati a scendere in campo per dimostrare che solo tramite la condivisione di idee, valori, propositi e responsabilità è possibile trovare soluzioni capaci di rafforzare la libertà, la società civile e la giustizia sociale. In questo processo, la cultura e l’arte giocano un ruolo centrale. Occorrono nuove narrative che evitino di semplificare storie complesse e di consolidare stereotipi e pregiudizi, puntando su processi di consapevolezza e partecipazione, e sull'imprenditorialità come leva di empowerment.
Solidarietà e coraggio sono state le due parole chiave della Conferenza Annuale organizzata dallo European Foundation Centre (EFC)[1], il network internazionale che riunisce le fondazioni e le istituzioni filantropiche impegnate nello sviluppo e nella promozione della filantropia istituzionale in Europa e nel resto del mondo. Ospitato quest'anno dalla città di Varsavia, l'evento rappresenta uno dei più importanti momenti di confronto nel campo della filantropia istituzionale, in virtù della sua capacità di richiamare l'attenzione e la partecipazione di oltre 600 rappresentanti delle principali fondazioni e istituzioni filantropiche europee e internazionali, e di numerosi esponenti delle organizzazioni non profit, del mondo accademico e della società civile.
Attraverso un ricco programma, composto da oltre venti sessioni parallele e tre incontri plenari, la Conferenza dello EFC – che si è svolta dal 31 maggio al 02 giugno nella capitale polacca – ha favorito la creazione di un dibattito polifonico per cercare di rispondere alla domanda contenuta nel titolo dell'evento: “Courage to re-embrace solidarity – Can philanthropy take the lead?”. Una scelta tematica dettata dalla particolarità del momento storico che stiamo vivendo. «Abbiamo scelto il tema della solidarietà – ha detto Ewa Kulik-Bielinska, Former Chair dello EFC ed Executive Director della Stefan Batory Foundation – perchè sentiamo che le molteplici sfide che oggi siamo chiamati ad affrontare, dai cambiamenti climatici alle migrazioni, dal crescere delle disuguaglianze, della povertà e delle discriminazioni al ruolo ambivalente delle nuove tecnologie e dei social media, ci chiedono di andare al cuore dei problemi e di cercare delle soluzioni fondate principalmente sulla solidarietà umana».
Verso un maggior coinvolgimento politico
Contribuire alla costruzione di un approccio basato sulla solidarietà - e quindi sulla condivisione di idee, propositi e responsabilità - risulta essere un compito non facile da svolgere nell'attuale contesto sociale, politico ed economico. Come ha messo in evidenza Kuba Wygnański, uno dei principali attivisti polacchi e fondatore della Unit for Social Innovation and Research “Shipyard”, oggi «ci troviamo in una situazione geo-politica completamente nuova, con un'Europa divisa al suo interno, sull'orlo del collasso e vicina a diventare una realtà periferica». In tale scenario non solo lo spazio d'azione riservato alla società civile si è ridotto ulteriormente, ma la perdita di fiducia nei confronti delle istituzioni, la mancanza di valori condivisi e il venir meno di un comune senso di appartenenza, rappresentano una minaccia per la sopravvivenza della democrazia in Europa e nel resto del mondo.
I populismi, gli estremismi e le manifestazioni di razzismo e xenofobia sono in aumento in tutti i Paesi europei e minano gli sforzi per promuovere società inclusive e pacifiche.
Un tema di stringente attualità che è stato affrontato, in maniera trasversale, in molte delle sessioni parallele che hanno animato il meeting dello EFC. Da diversi punti di vista – dai migranti alle donne, dall'esclusione economica, politica e sociale al rapporto con le tecnologie digitali, dalle problematiche ambientali al ruolo giocato dall'arte e dalla cultura – i dibattiti che si sono susseguiti nel corso della tre giorni polacca hanno esplorato le sfide che i valori progressisti e gli attori del cambiamento sociale devono affrontare in tutta Europa. Un'ostilità nei confronti dei principi democratici che si traduce nell'ascesa dei nazionalismi e dei partiti conservatori, nella chiusura dello spazio per la società civile indipendente, nell'adozione di norme e leggi che limitano alcuni diritti e mettono in discussione le conquiste civili degli ultimi anni.
Ponendo l'accento sugli aspetti controversi di una società in cui molti degli obiettivi in termini di equità e giustizia sociale non sono stati raggiunti, la 28esima edizione della Conferenza dello EFC ha messo in evidenza la necessità che il settore filantropico torni ad abbracciare un maggiore coinvolgimento politico, impegnandosi in prima persona a favore della solidarietà quale pratica sociale in grado di tutelare la società civile e i diritti fondamentali di pace, giustizia e libertà. Nel suo discorso d'apertura, Jerzy Buzek, già Primo Ministro della Polonia e già Presidente del Parlamento Europeo, ha sottolineato che la solidarietà deve tornare ad essere un tratto d'unione, un valore da difendere e condividere. Se come popolo europeo non riusciremo a recuperare i nostri valori fondamentali, dal punto di vista del professor Buzek, la democrazia, la rivoluzione tecnologica e il libero mercato rischiano di trasformarsi in una sorta di Triangolo delle Bermuda, con conseguenze pericolose per le generazioni presenti e future.
Una nuova narrativa della solidarietà
Conseguenze che in parte stiamo già sperimentando, anche a causa di una narrazione distorta della realtà. Molti dei relatori che sono intervenuti a Varsavia hanno messo in luce il prevalere di una rappresentazione mediatica non rispondente al vero, da cui traspare l'idea che vi siano, sempre e comunque, due schieramenti contrapposti, qualunque sia l'argomento di discussione e il contesto di riferimento. Tale semplificazione forza l'appartenenza a un gruppo, limitando le occasioni di dialogo e le opportunità di confronto: o si è dentro o si è fuori, o si è a favore del sì oppure del no, come se tutto fosse un referendum, alimentando la tesi di un “noi” contro un “voi”. In questa visione falsata della società contemporanea, i principi del patriottismo sono stati deformati e trasformati in una versione volgare e tribale del nazionalismo, dove l'identità e la religione sono trattate in maniera strumentale e sono diventate armi per mettere le persone le une contro le altre. Come cambiare allora il modo di raccontare gli eventi, in maniera tale da enfatizzare maggiormente la fraternità e la solidarietà?
Nel rispondere a questa domanda, Brendan Cox della Jo Cox Foundation ha evidenziato come «quando parliamo di solidarietà e di fraternità siamo soliti parlare di principi astratti e non di storie reali; eppure le persone si coinvolgono maggiormente attraverso le storie, attraverso i fatti. Per questo è importante costruire un senso d'identità, un senso di inclusione e di appartenenza raccontando delle storie in cui le persone possano immedesimarsi». Come ha messo in evidenza Karolina Wigura di Kultura Liberalna «bisogna promuovere nuove narrative. Non si tratta di criticare le narrative dei populisti, ma di creare narrative completamente nuove», che evitino di semplificare storie complesse e di rafforzare stereotipi e pregiudizi. In quest'ottica, il mondo della filantropia deve farsi portavoce di una modalità narrativa diversa da quella attualmente in voga, con l'intento di rendere i cittadini maggiormente consapevoli e informati, in quanto solo in questo modo le persone potranno apprezzare il valore della diversità e saranno in grado di giudicare la reale portata degli eventi.
Rivitalizzare lo spirito della solidarietà
A partire da tali premesse, in che modo la filantropia istituzionale può agire a favore della solidarietà? Per Kuba Wygnański è fondamentale che le fondazioni e le istituzioni filantropiche non ignorino il contesto di riferimento, ripensando le loro priorità e gli strumenti attraverso cui favorire il cambiamento sociale. In particolare la filantropia istituzionale dovrà essere capace di entrare in contatto con le nuove generazioni, con nuove istituzioni e con nuovi territori, cercando di costruire ponti piuttosto che muri, e dimostrando di essere pronta a correre dei rischi. Il settore filantropico è chiamato a scendere in campo, agendo a favore della protezione di regole e principi volti a tutelare la società civile e i diritti fondamentali di pace, giustizia e libertà. Per questo diventa sempre più importante lavorare in maniera collettiva e collaborativa, al fine di rafforzare e proteggere la solidarietà europea. Diviene necessario quindi abbandonare l'approccio “top-down” e provare a costruire uno spazio di apertura e fiducia dove cittadini e istituzioni possano parlare liberamente delle loro sfide, dei loro bisogni e dei loro problemi.
Un'opinione condivisa anche da Catherine Fieschi, Executive Director di Counterpoint, per la quale «la filantropia dovrebbe prestare maggiore attenzione alle “zone grigie” - solitamente ignorate dai discorsi politici mainstream – e dovrebbe contribuire a creare istituzioni, canali, spazi, luoghi in cui le persone si possano sentire a proprio agio nell'interagire le une con le altre, con le proprie differenze e similitudini». Un processo che può essere agevolato dall'arte e dalla cultura, come è emerso durante la sessione denominata “Power to the people through arts and culture”. Moderato da Nicola Ricciardi, direttore artistico delle OGR di Torino, l'incontro ha mostrato il potere trasformativo esercitato dall'arte e dalla cultura sugli individui e sulla società, in virtù della loro capacità di parlare un linguaggio universale che, superando le frammentazioni e le divisioni sociali, economiche, religiose e culturali presenti nelle nostre comunità, crea occasioni di dialogo e partecipazione.
Se è vero che non esiste un modello di filantropia valido per qualsiasi contesto e situazione, è altrettanto vero – come sostiene Brendan Cox - che «si spende troppo tempo a parlare di decisioni difficili da prendere, e non abbastanza tempo a costruire una rete della solidarietà». Quello che lui suggerisce è di agire prima di tutto a livello locale, in quanto «parlare di solidarietà a livello globale è molto difficile se prima non si è costruita una rete di solidarietà a livello locale».
Evidenziando un interesse crescente da parte della filantropia nei confronti dell'innovazione sociale, delle imprese sociali e degli investimenti sociali, Alberto Masetti-Zannini, Strategy Director di Impact Hub ha invitato le fondazioni e le istituzioni filantropiche a usare l'imprenditorialità come strumento di empowerment per superare l'idea della carità, che alle volte può parte a reazioni negative, e ha lanciato un appello alle fondazioni europee affinché rendano più facile lavorare e collaborare a livello internazionale. In linea con questo tipo di approccio, il sostegno di iniziative come “Civil Society Europe”, che promuove la creazione di uno spazio capace di garantire un dialogo civile strutturato e la partecipazione dei cittadini a tutti i livelli, e “Funders’ Initiative for Civil Society (FICS)” che attraverso l'istituzione di un programma collaborativo intende facilitare e coordinare l'azione degli enti filantropici per offrire una risposta alle limitazioni imposte alla società civile e ai finanziamenti internazionali, risulta essere un segnale tangibile del rinnovato impegno che le fondazioni e gli enti filantropici hanno deciso di assumere nei confronti della solidarietà, e della volontà di diventare protagonisti attivi dei cambiamenti in atto.
Buoni propositi per il futuro
Mostrando il valore aggiunto della diversità, la 28esima Conferenza dello EFC è stata un'occasione in cui riflettere sul presente senza perdere di vista la prospettiva di lungo periodo. In virtù di ciò, nel corso della sessione conclusiva dell'evento, è stata presentata la “Philanthropic Alliance for Solidarity and Democracy in Europe”, promossa da un gruppo ampio ed eterogeneo di fondazioni preoccupate per lo stato della democrazia in Europa. Per contrastare la riduzione dello spazio d'azione riservato alla società civile e la violazione dei valori fondamentali di libertà, giustizia, uguaglianza, dignità umana e rispetto delle leggi che tutelano i diritti umani, è stato costituito un “Fondo per la Solidarietà” che avrà l'obiettivo di sostenere iniziative capaci di rafforzare la società civile e di garantire il rispetto dei valori democratici in Europa. Come messo in evidenza dai suoi promotori, «crediamo che come comunità filantropica dobbiamo inviare un chiaro messaggio collettivo, ossia che la democrazia prevale e può essere realizzata solo garantendo una società civile forte, indipendente e abilitata ad agire. In qualità di organizzazioni che usano risorse private a favore del bene comune, abbiamo un ruolo fondamentale da compiere nel sollecitare le istituzioni europee a sviluppare solidi meccanismi per proteggere, difendere e promuovere queste libertà fondamentali. Il nostro tempo ci richiede con urgenza il coraggio di stare insieme e di agire a favore della democrazia e della solidarietà in Europa e nel resto del mondo».
Un impegno che sicuramente sarà portato avanti dal nuovo Presidente dello EFC, Massimo Lapucci – Segretario Generale della Fondazione CRT – eletto all'unanimità nel corso dell'Assemblea Generale Annuale dello EFC che si è tenuta a Varsavia negli stessi giorni della Conferenza. Nel suo primo discorso ufficiale Lapucci ha sottolineato che «la forza della filantropia istituzionale risiede nella sua capacità di creare valore per la società. La filantropia – ha continuato – deve farsi sentire in maniera decisa al fine di affrontare la sfida più grande che ci aspetta: contribuire a creare nei singoli Paesi e in Europa una cittadinanza più consapevole, che rimetta al centro il bene comune, sapendo guardare sempre alla dimensione globale». Come Presidente, Lapucci lavorerà a partire dalle priorità contenute nel Quadro Strategico 2016-2022 dello EFC, per rafforzare la sinergia tra il mondo filantropico, le istituzioni europee e internazionali, e il settore privato. «Per l’Europa, è il momento di dimostrare che un cambio di rotta è davvero possibile – ha affermato Lapucci –. Dopo l'indebolimento della coesione nella comunità internazionale, anche a causa della profonda crisi economico-finanziaria degli ultimi anni, è solo attraverso l'azione congiunta di sostegno ad uno sviluppo più condiviso ed alla creazione di valore per i cittadini da parte dei vari attori coinvolti, che è possibile ricostruire la fiducia nei confronti delle istituzioni e del futuro. In questo contesto, è fondamentale riconoscere anche il ruolo svolto dalla filantropia come forte collante nella società».
Tutti propositi che sentiamo di condividere e che ci auguriamo possano essere raggiunti nel minor tempo possibile.
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