Ritratto del giardiniere come jazzista
La Fondazione La Raia ospita la seconda tappa del percorso «Paesaggi in movimento» con un brainstorming guidato da Gilles Clément e COLOCO
Novi Ligure (AL). Il tempo e il paesaggio: due concetti inscindibilmente legati nella creazione di qualsivoglia progetto legato alla natura. Questo è quanto emerge dall’evento tenutosi lo scorso 6 novembre negli spazi della cantina dell’Azienda Agricola Biodinamica La Raia, che dal 2013 ospita le iniziative dell’omonima Fondazione, dedicata alla ricerca su arte, cultura e territorio, in special modo il territorio del Gavi.
Quest’ultima iniziativa rappresenta la seconda fase di un progetto biennale, “Paesaggi in movimento”, ideato dallo studio di progettazione multidisciplinare COLOCO e promosso dalla Fondazione, con il coordinamento di Matilde Marzotto Caotorta.
Nel giugno scorso i “giardinieri militanti del Terzo Paesaggio”, come si autodefiniscono Gilles Clément e COLOCO, avevano effettuato una ricognizione (corrispondente al Passo 1 del progetto) sulle relazioni tra il paesaggio e la vita all’interno dell’azienda, luogo ricco di biodiversità in senso lato, trattandosi di azienda biodinamica che ospita una scuola steineriana e la Fondazione: passeggiando nella campagna secondo l’approccio che Clément definisce immersivo, hanno potuto cogliere le vibrazioni di piante, animali, e l’interazione dell’uomo all’interno di questo ecosistema e, attraverso disegni realizzati spesso anche di getto, e immagini fotografiche che hanno immortalato l’esplorazione, le ripropongono ora al pubblico.
In un brainstorming, che è appunto il Passo 2 del progetto (il 3 e il 4 saranno scanditi secondo le stagioni nella prossima primavera e nel successivo autunno) l’intervento di Clément lancia degli spunti, attraverso esempi concreti riferiti a differenti luoghi del pianeta, relativi alla responsabilità dell’artista nei confronti del territorio, che si può esplicitare secondo cinque punti di vista: ecologico, paesaggistico, politico, sociale e sulla grande sfida del futuro.
La sfida più interessante è ovviamente quella verso un futuro che consista nel porsi come coloro che lavorano con la natura non per controllarla ma per dialogare con essa, per comprenderne i meccanismi, a volte anche sofisticati, che ha messo a punto in milioni di anni di evoluzione.
Clément ha chiuso il suo intervento, interamente in francese, seguito da un folto pubblico molto concentrato e partecipe alla discussione finale, con un interessante “trittico” di definizioni su paesaggio, ambiente e giardino: il paesaggio è tutto ciò che riusciamo a cogliere con l’estensione del nostro sguardo, che percepiamo con tutti i sensi, pur privilegiando la vista; l’ambiente è un concetto oggettivo, è la natura vista con la lente scientifica e non dipendente dal nostro background emotivo e culturale; il giardino è la dimensione del sogno, qualcosa che cristallizza le utopie ed è una creazione artistica.
E alla dimensione del sogno riconduce il “Giardino del Sabato”, realizzato due anni orsono da Remo Salvadori all’interno della tenuta: un giardino tematico, quarto di una serie di sette giardini ispirati ciascuno ad un giorno della settimana e agli elementi che ad esso sono correlati. Una dimensione temporale che non include il concetto di fretta, che fa del tempo che scorre la sua matrice e la sua cifra, non solo stilistica.
D’altronde siamo pur sempre all’interno di un’azienda prevalentemente vinicola, dove i tempi sono scanditi dalle fasi naturali della produzione dell’uva.
Così come la cifra dell’intero progetto, interpretata dai vulcanici COLOCO nella frase di chiusura dell’incontro pubblico, “la vita è l’arte dell’incontro”, citazione dall’omonimo album di Vinicius De Moraes, sembra essere quanto sta alla base dell’intento della Fondazione: sviluppare riflessioni critiche collettive, che si svolgono ininterrottamente durante e oltre gli eventi, in consessi multidisciplinari ospitati dall’illuminato (nel senso letterale del termine “illuminista”) presidente Giorgio Rossi Cairo e sottilmente condotti dalla direttrice Irene Crocco.
Un buon bicchiere di vino a far da collante, poi, non manca mai. Rigorosamente naturale, ovvio.
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