Ripensare la città attraverso creatività e sostenibilità
Roma. Non c’è scusa che tiene. La parola d’ordine, nell’era urbana, è smart.
Smart sono, in linea con le linee programmatiche di Europa 2020, le città del futuro (speriamo prossimo). Città intelligenti, capaci di coniugare innovazione, ambiente e qualità della vita. Città che sappiano crescere e ri-organizzarsi tenendo conto dei bisogni sociali di una società globale e aperta.
Elementi che sembrano risolversi in uno sviluppo «creativo» e «sostenibile» dello spazio urbano.
E creatività e sostenibilità sono al centro della riflessione condotta da Luigi Fusco Girard, Tuzin Baycan, Peter Nijkamp nel volume «Sustainable City and Creativity. Promoting Creative Urban Initiative» (Ashgate ed.) presentato a Roma lo scorso 29 maggio presso la Sala delle Bandiere del Parlamento Europeo. Un incontro promosso da Federculturee Ravello Lab al quale hanno partecipato, moderati da Claudio Bocci di Federculture, Renato Balduzzi, Ministro della Salute, Stefano De Caro, Direttore ICCROM, Adriano Giannola, Presidente Svimez.
Nella stratificazione della città moderna, il volume si propone di chiarire come possa essere declinato il tema della sostenibilità e interpretato e reso operativo il concetto della creatività per uno sviluppo urbano. Innovazione, reti, comunicazione, mobilità, informazione, cultura diventano i motori del cambiamento, spinta propulsiva per una nuova economia, un nuovo welfare.
Ecco allora che dalla relazione tra creatività e sostenibilità si evinceranno gli strumenti per una nuova strategia politica di sviluppo economico e sociale, a partire dall’investimento in innovazione, cultura, conoscenza.
Ma cos'è una città creativa? Secondo gli autori, una città capace di una gestione più intelligente delle risorse, fondamentale per lo sviluppo economico. Soprattutto in un periodo di crisi, le città creative vivono della potenza immaginativa di chi le abita: «persone ordinarie possono fare cose extra-ordinarie» afferma Baycan.
Il volume, tra analisi squisitamente economiche per una nuova teoria della crescita, e riflessioni sul ruolo dell’impresa e dell’innovazione nello sviluppo della città, riporta infine il discorso nell’alveo relazionale tra cultura, creatività e spazio urbano, per una trasformazione sociale «dal basso».
Una rivoluzione in atto sembrerebbe dalla mobilitazione per il raggiungimento degli standard europei di «smart cities», il modello di città sostenibile promosso dall’Europa. Basta soddisfare 6 parametri - smart economy, smart mobility, smart governance, smart environment, smart living, smart people – e il gioco è fatto!
Facile? Non si direbbe. In Italia sono solo 4 le smart cities: Perugia, Ancona, Trento e Trieste.
Ma intanto orizzontalmente si lavora per elaborare nuove strategie di sviluppo sostenibile tali da ridurre, entro il 2020, il 20% le emissioni di gas serra, portare al 20% la quota di energie rinnovabili nel mix energetico dell’UE e incrementare del 20% l’efficienza energetica.
Al centro della complessità della città contemporanea c’è una nuova visione: la sostenibilità.
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