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Ri-valutare la cultura

  • Pubblicato il: 04/11/2011 - 10:02
Autore/i: 
Rubrica: 
FONDAZIONI D'ORIGINE BANCARIA
Articolo a cura di: 
Elisa Cravero
Il Filatoio di Caraglio

Cuneo. Che senso ha investire in cultura? Qual è il valore reale e quali le effettive ricadute di un finanziamento in ambito culturale? E’ ancora giusto, in epoca di crisi, sostenere economicamente le iniziative culturali? Prende avvio da questi quesiti la presentazione di venerdì 28 ottobre, dello studio commissionato dalla Fondazione Cassa di Risparmio di Cuneo alla Fondazione Fitzcarraldo per valutare gli impatti degli investimenti culturali, ai fini di rendere più efficace l’allocazione delle risorse e individuare le priorità di intervento.  
La ricerca, che verrà pubblicata nella collana «Quaderni» della Fondazione CRC, ha preso in esame tre prodotti culturali eterogenei, in termini di contenuto, ambito e finalità: la mostra «Morandi. L’essenza del paesaggio», il festival «Scrittorincittà»,il centro culturale «Filatoio Rosso di Caraglio».
Introdotti da Ezio Falco,Presidente della Fondazione CRC, guidati dagli spunti offerti da Luca Dal Pozzolo (Fondazione Fitzcarraldo), si sono confrontati sul tema: Alessandro Spedale (Comune di Cuneo), Paola Dotta Rosso (Promocuneo), Gimmi Basilotta (Officina Residenza Multidisciplinare) e Giorgio Vasta (Scrittorincittà).
La valutazione di attività e istituzioni di natura culturale rappresenta una sfida complessa. Il prodotto culturale è pluridimensionale, genera effetti eterogenei difficilmente valutabili in termini quantitativi; va misurato in un orizzonte temporale di medio e lungo termine, considerando in potenza la combinazione di una molteplicità di effetti economici, sociali, culturali, ambientali: una «tavola periodica di elementi». Afferma Dal Pozzolo che «nei contesti anglosassoni si sta imponendo per il terzo settore il concetto di “ritorno sugli investimenti sociale” (SROI), un tentativo di misurare anche in termini economici quei fattori difficilmente quantificabili connessi al miglioramento della qualità della vita e allincremento del benessere collettivo. L’approccio sicuramente pionieristico e sperimentale anche dal punto di vista metodologico, presenta alcune opportunità: orienta le organizzazioni a produrre impatti significativi stimolandole a focalizzarsi su quegli aspetti che realmente producono valore aggiunto per le persone e le comunità, coinvolge il sistema degli stakeholder nella definizione degli obiettivi e dei risultati attesi, punta sul continuo miglioramento delle performance e dei sistemi per misurarle».

Il concetto di «Roi sociale» apre interessanti prospettive se si ricerca una via peculiare per definire e misurare quello che, per analogia, potremmo definire «CROI», il «ritorno sugli investimenti culturale».
IlPresidente della Fondazione CRC, Ezio Falco, ricorrendo alla figura retorica della semina, dice che «non è seminando molto denaro che si hanno i raccolti migliori. In un momento storico che potrebbe essere definito caotico-drammatico la combinazione delle risorse può avere effetti esponenziali. In una società come la nostra, che può essere identificata come iper-conservatrice, necessitiamo di cambiamenti e innovazioni».
Alessandro Spedale (Comune di Cuneo) ha posto l’accento sulla «trasparenza dei processi, prerequisito per la collaborazione tra settore pubblico e privato, come la condivisione trasversale di percorso che parta dalla co-progettazione, piuttosto che al supporto di singoli interventi scollegati tra loro». Paola Dotta Rosso (Promocuneo) ha focalizzato l’attenzione sull’importanza di valutare l’impatto economico sommerso. Giorgio Vasta (Scrittorincittà, il festival letterario internazionale alla sua XIII edizione) ha sottolineato l’esigenza di ridefinire il concetto di cittadinanza identificandola con la cittadinanza attiva, suggerendo «in fase di progettazione di un’iniziativa, di guardare altrove e attorno per riuscire a contestualizzare l’azione in maniera più ampia» in modo da avere una rilevanza più completa sul territorio di competenza. Sfata, poi, alcuni equivoci sulla cultura: «la cultura è molecolare, va ad intervenire nei legami tra le persone e all’interno del tessuto connettivo sociale della comunità. Va vista come produzione culturale. Una città d’arte non è tale per i monumenti del passato».
I casi sono stati analizzati in base alle discontinuità avvertibili e riscontrabili dalla collettività: il «prima» e il «dopo», indipendentemente che si tratti di un evento come la mostra su Morandi, un’iniziativa annuale temporalmente circoscritta come il festival o l’agire quotidiano di un centro culturale come il Filatoio Rosso a Caraglio. Quest’ultimo, tra l’altro, è in gravi difficoltà, stante la minaccia di chiusura di Marcovaldo, l’associazione culturale che dal 1990 ha portato avanti il restauro e la gestione di 12 beni culturali (tra cui, oltre al Filatoio, il Forte di Vinadio, il Castello del Roccolo a Busca, il castello di Lagnasco, l’insediamento di Balma Boves a Sanfront), con 350 spettacoli, 70 mostre, 50 convegni e l’occupazione di 90 giovani della provincia di Cuneo.

Contesti tutti che hanno suggerito un percorso logico di domande, che potranno essere utilizzate come trama di lettura di altre realtà, alle quali la ricerca ha tentato di rispondere: «Che cosa possono produrre dieci anni di un festival di promozione del libro sul sistema della lettura del territorio? Si leggerà di più? Si leggerà meglio? Chi ne trarrà realmente beneficio? Che tipo di impatto si può realisticamente attendere da una mostra di livello che dura qualche mese? Che ricadute economiche per il
settore turistico? Come valutare e considerare il ruolo del volontariato? Si produrranno effetti
sul capitale sociale locale? Che tipo di impatto produce un centro di arte contemporanea per
limmagine e leconomia di un territorio? Quale contributo al capitale culturale e creativo del
territorio? A chi si rivolge e chi ne beneficia realmente?»

Ogni quesito ha portato una visione in merito alle aspettative che le diverse attività sollecitano: un approccio sperimentale che contribuisce al dibattito sulla ragion d’essere degli investimenti culturali in un momento di urgenze sul welfare. «Non tutto ciò che conta può essere misurato, e tutto ciò che è misurabile può non contare» diceva Albert Einstein.

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