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Largo ai privati!

  • Pubblicato il: 14/12/2012 - 09:29
Rubrica: 
STUDI E RICERCHE
Articolo a cura di: 
Anna Saba Didonato
Mario Caligiuri

Nascono le «Linee Guida per la valorizzazione della Cultura in Italia attraverso la collaborazione Pubblico/Privato». Il documento, frutto di una proposta della Commissione Cultura della Conferenza delle Regioni e del confronto con alcune imprese che fanno parte dell’Associazione Civita, è stato trasmesso nei giorni scorsi al ministro Lorenzo Ornaghi.
Mario Caligiuri, coordinatore della Commissione e assessore alla Cultura della Regione Calabria, abbiamo chiesto di spiegarci di che cosa si tratta.

Come nasce questo documento? Quali sono i presupposti, gli obiettivi e i tempi?
In meno di un anno abbiamo elaborato uno strumento che, se ben utilizzato, può portare risultati significativi all'intero sistema nazionale. Tutto è iniziato il 30 novembre 2011, quando la Commissione Cultura delle Regioni ha convocato l’associazione Civita e una parte delle aziende che rappresenta, tra cui Enel e Trenitalia. Durante l’incontro è stata rilevata la necessità di una più efficace collaborazione tra pubblico e privato per la valorizzazione del nostro patrimonio culturale. Siamo partiti dal presupposto che gli attuali strumenti normativi non siano finora stati efficaci. È stato quindi costituito un gruppo di lavoro congiunto a livello tecnico per analizzare il quadro normativo esistente e formulare proposte operative per favorire la collaborazione tra pubblico e privato nel settore sempre più strategico della cultura.
Il gruppo si è riunito 5 volte e ha predisposto un testo che è stato prima discusso e definito in sede politica, all'interno della Commissione Cultura, poi approvato in sede di Conferenza delle Regioni, il 22 novembre scorso.
In sintesi, quali sono i contenuti delle linee guida?
Nelle linee guida sono stati individuati profili, ruoli ed esigenze sia del settore pubblico sia di quello privato. È stata fatta un’analisi del quadro normativo e fiscale, nazionale e regionale, evidenziando criticità e formulando proposte, con l’obiettivo di giungere a una nuova forma di partnership culturale.
Come si struttura il ruolo dei privati?
Il privato chiede un cambio di mentalità: passare da una logica di fundraising a un approccio di coprogettazione, condividendo obiettivi, progettualità e produzione dell’attività culturale e generando nuova conoscenza a beneficio tanto del pubblico quanto del privato.
A partire dal 30 novembre 2011, e nel corso dell’anno a seguire, si sono svolti 7 tavoli tecnici e politici cui hanno partecipato i rappresentanti di alcuni tra i maggiori investitori italiani in ambito culturale. Stiamo parlando di Civita, Trenitalia, Enel, Compagnia San Paolo, Autostrade, Listone Giordano. Qual è stato il loro contributo alla discussione? Sono emerse problematiche o richieste specifiche?
È stato un lavoro di squadra: ciascuno ha portato la propria esperienza evidenziando le difficoltà incontrate nel mettere a sistema una collaborazione efficace. I privati chiedono di migliorare lo strumento dell’erogazione liberale verificando la possibilità di introdurre un qualche elemento di ritorno, anche morale, per i benefattori, stabilendo magari dei criteri di durata temporale e di tetto minimo di contribuzione. Noi siamo stati pienamente d’accordo. È stata condivisa la necessità di una normativa che disciplini lo strumento della sponsorizzazione e che, in particolare, equipari in modo chiaro e inequivocabile le sponsorizzazioni culturali alle spese pubblicitarie. Nello stesso tempo vanno individuate procedure chiare da applicare ai soggetti che, non avendo una natura economica, non possono fatturare. Inoltre è stata richiesta l'introduzione di un principio diverso da quello del bando per la selezione degli sponsor, in caso di interventi che non siano i grandi restauri (differenti sia per tipologia che per impegno di spesa).

Che cosa cambia da un punto di vista giuridico? Quali sono le novità rispetto al passato, e che potrebbero essere recepite dal Codice dei beni culturali, in merito al ruolo dei privati nell’ambito della valorizzazione dei beni e delle attività culturali?
Se venissero recepiti i suggerimenti proposti dalle linee guida, cambierebbe il rapporto tra pubblico e privato. Potrebbero essere coinvolti soggetti privati, anche con scopo di lucro, nelle attività di elaborazione e sviluppo dei piani di cui al comma 4, dell’art. 112 del D. Lgs. 42/2004 [il Codice dei beni culturali e del paesaggio, Ndr], al fine di definire strategie e obiettivi comuni di valorizzazione, piani strategici di sviluppo culturale e i programmi relativamente ai beni culturali di pertinenza pubblici. Così aumenterebbe il numero di privati interessati a intervenire nella valorizzazione dei beni e delle attività culturali del nostro Paese.

Che cosa accadrà concretamente dopo la trasmissione delle linee guida al ministro Ornaghi? Quali sono gli ulteriori passaggi istituzionali prima che possano diventare operative?
La competenza è del Ministero per i Beni e le Attività culturali e noi ci auguriamo che, in particolare, il nuovo Governo sappia cogliere le proposte che le linee guida suggeriscono apportando le modifiche normative che potrebbero incentivare i privati a sostenere la cultura in Italia

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