Italian Conversations - Art in the age of Berlusconi
Roma. Metti una residenza itinerante che coinvolga le maggiori città italiane (o quantomeno le più attive dal punto di vista artistico), porta «in tour» un duo olandese particolarmente votato a questo tipo di azioni ricognitive, affidalo a dei tutor d’eccezione che si occupino delle ultime tendenze del contemporaneo in Italia e poi shakera tutto: ottieni il ventinovesimo numero del progetto editoriale di Fucking Good Art, commissionato dalla Nomas Foudation di Roma, pubblicato da NERO - Roma e post editions - Rotterdam, con il supportodi Fonds BKVB, Mondriaan Foundation, Ambasciata del Regno dei Paesi Bassi (Roma), Parc Saint Leger-Centre d'Art Contemporain in France e in collaborazione con Careof - con O’, Milano; Nosadella.due, Bologna; Progetto Diogene, Torino; Archiviazioni, Lecce; Fondazione Morra Greco, Napoli; Francesco Pantaleone Arte Contemporanea, Palermo.
Il volume «Italian Conversations – Art in the age of Berlusconi», è il risultato di questo «tour» nelle città di Roma, Bologna, Milano, Torino, Napoli, Palermo e Lecce del duo olandese composto da Rob Hamelijnck e Nienke Terpsma, che si è posto come ascoltatore della complessità del panorama culturale italiano nel contesto economico e politico attuale.
I due artisti olandesi, sotto al guida dei partner che hanno preso parte al progetto, si sono confrontati direttamente con intellettuali, artisti, operatori culturali e voci di rilievo, vivendo in maniera diretta i fatti che, nell'ultimo anno, hanno portato a indebolire il già precario ruolo delle istituzioni nell’ambito culturale.
Attraverso una serie di interviste, racconti, ritagli di giornale, testimonianze, Italian Conversations restituisce un ritratto del panorama culturale e sociale dell'Italia odierna in relazione a una generale ridefinizione delle politiche economiche culturali europee, rivelando un mosaico di progetti indipendenti, di forme di auto-organizzazione rese possibili da finanziamenti misti tra pubblico e privato.
Abbiamo chiesto a Cecilia Canziani, una delle due curatrici della fondazione e del progetto, qual è stata la motivazione che ha spinto la fondazione a commissionare una ricerca di questo genere:
L’intento era quello di invitare degli artisti stranieri affinché guardassero il territorio con occhio diverso, uno sguardo “altro” e ci restituissero la loro idea di Italia, secondo quella che è la nostra linea programmatica di azione per la fondazione.
Cosa è venuto fuori quindi da questa ricognizione?
Alla fine quella che abbiamo ottenuto non è una mappatura complessiva del fermento culturale italiano, ma piuttosto un’interpretazione dello stesso, in primo luogo da parte delle “guide” d’eccezione che hanno presentato agli artisti in residenza le realtà che ritenevano più rappresentative, e poi da parte degli artisti stessi. Nonostante la crisi economica che stiamo attraversando e i pesantissimi tagli che la stessa ha imposto al settore culturale, vi è un proliferare di spazi alternativi rispetto a quelli istituzionali e numerosi progetti che vengono comunque realizzati sperimentando anche forme “creative” di sostentamento.
Cosa ha colpito maggiormente gli artisti in residenza, riassumendo la loro esperienza italica?
La cosa dalla quale sono stati maggiormente colpiti, a quanto pare è la presenza di una tendenza molto decisa all’interazione tra pubblico e privato, che essi vedono come una possibile soluzione alla crisi globale.
Con Giusy Checola, curatrice e direttrice di «Archiviazioni - esercizi di indagine e discussione sul Sud contemporaneo», abbiamo approfondito il percorso che il duo olandese ha realizzato in Puglia e zone limitrofe.
Il programma era incentrato sulla Puglia di oggi quale osservatorio privilegiato per un'analisi sulle modalità e gli scopi delle politiche culturali pubbliche, sulle forme di autorganizzazione, come Archiviazioni, sull'incidenza delle azioni pubbliche, private e indipendenti svolte in relazione alla crescita artistica, sociale e culturale locali nell'ambito della formazione, della produzione e della ricerca, visibile attraverso i diversi esiti nelle diverse «Puglie».
Il programma ha coinvolto operatori artistici e culturali, direttori delle realtà locali più rappresentative in relazione agli esiti delle politiche culturali regionali e alla collocazione odierna di un progetto che si occupa di formazione curatoriale e di comunicazione, ad es. Vessel a Bari. E ancora, la Fondazione SoutHeritage, come il privato si fa istituzione d'eccellenza e la sperimentazione artistica, urbanistica e architettonica a Matera dagli anni ’60 (modello olivettiano); l'incontro con Ippolito Chiarello, attore teatrale che sta sviluppando il suo progetto di teatro auto-sostenibile; Valentina Vetturi che con il collettivo Radice Quadrata aveva realizzato a Bari il Festival della Bassa Risoluzione, uno dei pochi progetti di arte pubblica a Sud che mirava a contribuire ad una ridefinizione di alcune aree della città attraverso la riflessione sulla loro funzione e la loro percezione da parte dei cittadini, coinvolti attivamente nello sviluppo del progetto.
Poiché le tracce del nostro background culturale a sud sono ancora molto presenti ed evidenti negli atteggiamenti socio-culturali contemporanei, non potevo prescindere dal coinvolgimento di esperti di altre discipline, che avrebbero accompagnato i Fucking Good Art in percorsi appositamente pensati perché potessero attraversare anche fisicamente questo ponte che ci collega al nostro passato storico, attraverso un tour che percorresse i luoghi della storia, della spiritualità e della mitologia in Salento: per questo è stato coinvolto Elvino Politi, archeologo e direttore del Gruppo Archeologico di Terra d'Otranto. Una tappa all'azienda agricola Campolisio Sarruni per capire quanto sia importante il rapporto tra l'uomo e la terra tuttora e sempre di più oggi a Sud (si pensi alla crescita di gruppi che si occupano di agricoltura sostenibile), e un'altra a San Cesario, dove abbiamo visitato il metafisico Lu Cafausu e ripercorso la storia di Ezechiele Leandro insieme a suo nipote Antonio Benegiamo, a cui successivamente è stata dedicata la seconda edizione de «La festa dei vivi (che riflettono sulla morte)» progetto del collettivo composto da Emilio Fantin, Luigi Negro, Giancarlo Norese e Cesare Pietroiusti insieme a Luigi Presicce inserito in ANDANDAND progetto che accompagna l'attesa di dOCUMENTA(13), presentato a Lecce a novembre in collaborazione con Archiviazioni.
Potremmo concludere che l’arte in Italia ha fatto di necessità virtù.
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