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Immobili pubblici e sviluppo in tempi di crisi: come rilanciare l’approccio place-based

  • Pubblicato il: 15/06/2015 - 16:17
Autore/i: 
Rubrica: 
SPECIALI
Articolo a cura di: 
Gabriele Pasqui

SPECIALE VALORIZZAZIONE DEGLI IMMOBILI PUBBLICI E SVILUPPO TERRITORIALE. Il Commento di Gabriele Pasqui, Direttore del Dipartimento di Architettura e Studi Urbani del Politecnico di Milano, al volume Strategie e strumenti per la valorizzazione del patrimonio immobiliare pubblico
 

 
 
La pubblicazione del volume Strategie e strumenti per la valorizzazione del patrimonio immobiliare pubblico, coordinato dal Dipartimento Affari Regionali della Presidenza del Consiglio dei Ministri, permette di rilanciare una riflessione sul senso e sulle prospettive delle politiche e degli strumenti di valorizzazione del patrimonio immobiliare pubblico in un quadro economico, sociale e istituzionale di cui è necessario tener conto.
A fronte del limitato successo delle iniziative che nel corso degli ultimi venti anni sono state promosse al fine di mettere a valore il patrimonio immobiliare, è forse opportuno assumere una prospettiva diversa, che prenda le mosse anche dalla profonda crisi del mercato immobiliare e dei suoi operatori, una crisi che rende oggi ancor meno praticabile che in passato il semplice ricorso all’alienazione ai privati del patrimonio.
In un contesto di questo genere sembra opportuno rilanciare una prospettiva territoriale (o place-based), come scrive Davide Ponzini nel suo articolo, a condizione di assumere alcuni principi per l’azione.
In primo luogo, è importante sottolineare che l’alienazione non è l’unico strumento possibile per costruire sperimentalmente progetti territoriali centrati sul riuso di immobili pubblici dismessi o sottoutilizzati. Anche partendo dal presupposto che il mantenimento di tali immobili rappresenta un costo rilevante per le Amministrazioni che ne detengono proprietà e gestione, è possibile ipotizzare strumenti diversi per la messa a valore, basati su schemi di concessione temporanea che possano essere sostenibili per partner privati o del privato sociale.
Ciò implica una forte capacità di comprensione degli effettivi bisogni e delle risorse sottoutilizzate a livello locale; una attenzione minuziosa alla sostenibilità del modello gestionale; uno studio attento dell’architettura finanziaria che può sostenere i progetti.
D’altra parte, è importante sottolineare che il patrimonio pubblico su cui si può lavorare nella chiave della valorizzazione basata su una progettazione place-based non è composto esclusivamente da immobili di grandi dimensioni o di pregio storico, architettonico o paesaggistico. Esiste un patrimonio pubblico diffuso, in parte sottoutilizzato, che può diventare la chiave di volta di progetti territoriali integrati, capaci di mobilitare risorse diverse e ci costruire progetti di gestione sostenibili.
Un esempio per tutti: lo straordinario patrimonio scolastico delle Provincie e delle Città metropolitane solo in piccola parte è utilizzato in tutte le sue potenzialità. Intorno a questo patrimonio, tassello rilevante del welfare territoriale e presidio locale, si potrebbero costruire dei progetti capaci di coinvolgere diversi attori (associazioni e operatori privati nell’ambito dello sport, della cultura e del tempo libero) che insieme agli enti locali potrebbero proporsi di riutilizzare in stretto contatto con il territorio gli immobili dei entri scolastici omnicomprensivi.
Penso a dei veri e propri “contratti di scuola”, che in analogia con i Contratti di quartiere costruiscano azioni e progetti integrati capaci di mettere a valore immobili pubblici, ma anche di generare nuove pratiche di welfare territoriale e nuove economie.
Si tratta solo di un esempio, che mi sembra tuttavia possa essere utilizzato per riflettere sul rilancio di politiche e progetti place-based di messa a valore del patrimonio immobiliare pubblico in un contesto nuovo e complesso come quello attuale.
 
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Gabriele Pasqui è attualmente Direttore del Dipartimento di Architettura e Studi Urbani del Politecnico di Milano