Filantropia 2.0? Ad Atene, la 7˚ Conferenza Internazionale della SNF
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Rubrica:
FONDAZIONI E ARTE CONTEMPORANEA
Articolo a cura di:
Elena Lombardo
La Conferenza Internazionale sulla Filantropia organizzata dalla Stavros Niarchos Foundation lo scorso 21-23 giugno ad Atene, quest’anno si è concentrata sul tema “Disruption”. Un concetto che si è prestato a riflessioni da prospettive e ambiti diversi, dall’intelligenza artificiale al ruolo sociale dell’arte. Tre giorni di presentazioni e dibattiti che potete rivivere integralmente online.
Atene. La Conferenza Internazionale sulla Filantropia organizzata annualmente dalla Stavros Niarchos Foundation, si è aperta in occasione della sua settima edizione con il workshop “Disrupting Polarization”, nel quale si è discusso di democrazia, educazione civica e lotta alla disinformazione attraverso la condivisione di ricerche e insights frutto del lavoro del neonato SNF Agora Institute.
Lo SNF Agora Institute è il risultato di una partnership tra la Stavros Niarchos Foundation (SFN) e la Johns Hopkins University annunciata nel 2017 e siglata nel marzo 2018, che prevede un investimento di oltre 150 milioni di dollari a sostegno di un percorso di ricerca sulle dinamiche di polarizzazione sociale, culturale e politica oltre che per lo sviluppo di strumenti dedicati al miglioramento dei processi di decision-making e civic engagement.
In una società erosa dalla sfiducia nelle istituzioni politiche, nei sistemi di informazione e sempre più investita da una crescente polarizzazione delle ideologie come delle posizioni, lo SNF Agora Institute riprende l’antico concetto di Agorà ateniese e nasce come spazio democratico di studio, confronto e rigenerazione che si dedica all’analisi e condivisione di best practice e soluzioni innovative in risposta alla crescente corrosione e deterioramento delle norme e della partecipazione democratica.
Partendo da queste premesse, la conferenza è proseguita con tre giorni di interventi da parte di personalità di spicco appartenenti al network della SNF (accademici, filantropi, ONG, etc.) che all’interno di diversi panel tematici hanno declinato il concetto di “Disruption” discutendo d’intelligenza artificiale, ruolo sociale degli artisti, fenomeni migratori, il futuro delle biotecnologie, innovazione nel sistema carcerario, nella scuola e nelle strutture sanitarie.
Si è parlato di come combattere la disuguaglianza pervasiva e l’assenza di coesione sociale, della necessità di valorizzare la diversità praticando attivismo quotidiano, di ricostruire fiducia nelle istituzioni lavorando a soluzioni alternative in grado di creare spazi e momenti di aggregazione e dialogo intorno a bisogni condivisi. Sono stati presentati esempi di Disruptive actions e disruptive thinking che creando discontinuità rispetto al sistema e alle sue infrastrutture hanno contribuito allo sviluppo di numerosi processi di innovazione sociale e positive changemaking.
Per citare solo alcuni degli interventi, nel panel dedicato al ruolo disruptive dell’arte, ci hanno raccontato del “Theater of War” compagnia fondata nel 2009 da Bryan Doerries e Phyllis Kaufman che affronta problematiche sociali producendo opere teatrali community-based pensate per stimolare empatia e coinvolgimento del pubblico attraverso la costruzione di un vocabolario comune. Sempre in ambito culturale, si è discusso di lotta alla disuguaglianza e isolamento sociale con il progetto Streetwise Opera, che in Gran Bretagna dà voce e speranza ai senza tetto offrendo loro l’opportunità di cambiare positivamente la propria vita attraverso la musica. Arte e artisti come bene comune e disruptive forces che generano opportunità di cambiamento.
E ancora, Adil Izemrane, imprenditore olandese cofondatore di Movement on the ground ONG che opera sull’isola greca di Lesbo, ha parlato di fenomeni migratori riflettendo sulla sua esperienza e sull’importanza di assumersi rischi e credere nel valore degli altri. Nicholas Christakis, professore a Yale, direttore del Human Nature Lab già padre della famosa ricerca sul “virus della felicità”, ci ha raccontato di come le sue ricerche provino che la disuguaglianza economica e sociale sia incrementata e sostenuta da fenomeni di ostentazione della ricchezza mentre Darren Walker, Presidente della Ford Foundation, ha riflettuto sul valore della Speranza come ossigeno della democrazia e sulla necessità di investire in educazione e cultura per garantire mobilità e pari opportunità. Walker ha parlato di Filantropia in termini di giustizia sociale, sottolineando l’importanza di utilizzare una narrativa del restituire e sul dovere di continuare a interrogarsi in modo etico e critico sul sistema che genera la propria ricchezza.
Per ritornare all’Agora Institute dal quale siamo partiti, è certamente emerso come obiettivo centrale quello di continuare a investire in modo strategico sulle generazioni future: “bisogna puntare sull’educazione civica attraverso la creazione di laboratori di democrazia nelle scuole e nelle città” ha proposto Jeffrey Rosen, Presidente del National Constitution Center, creare strumenti di partecipazione e attivazione per iniziare a progettare insieme soluzioni che individualmente non saremmo in grado di dare.
Una filantropia 2.0 che lavora sulla mediazione e il supporto, che si dedica allo sviluppo di strumenti per la comunità e che si ripensa nella dimensione democratica e civica dell’agire collettivo.
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