Famiglia ad Arte
Milano. La tematica della famiglia, protagonista di queste giornate di celebrazione, assume forme e significati nuovi alla mostra «FAMIGLIA AD ARTE 100 mt lineari x 8 scenografi» inaugurata martedì 29 Maggio negli spazi del Centro Diagnostico Italiano (CDI) di Milano. Originale è l’idea di utilizzare questo tema come trait d’union tra salute e arte ed insolita è la scelta di affidarne la raffigurazione a giovani scenografi, che espongono qui lavori di dimensioni, materiali e supporti non consueti.
Organizzatori e promotori dell’iniziativa sono la Fondazione Bracco, l’Accademia del Teatro alla Scalae il Centro Diagnostico Italiano, che hanno voluto partecipare al VII incontro mondiale sulla famiglia «La famiglia: il lavoro e la festa» creando un’interazione tra arte e benessere, convinti che il miglioramento della qualità della vita passi anche attraverso la cultura.
«Da sempre siamo attenti ai giovani e ancora di più in questo momento di grande confusione e incertezza è per noi fondamentale aiutarli a esprimere la propria creatività e metterne in luce le sfaccettature» ha ricordato Diana Bracco durante l’inaugurazione della mostra, nata all’interno di un progetto di collaborazione pluriennale con l’Accademia scaligera. La Fondazione ha invitato otto allievi del corso «Scenografi di teatro» a cimentarsi sul delicato tema della famiglia, come occasione per «mettersi in mostra» e per portare colore e creatività nelle sale di un centro ospedaliero. Guidati da Angelo Sala, direttore dei laboratori dell’Accademia, gli studenti hanno impostato il lavoro come un allestimento scenico, tempi ristretti (15 giorni) e spazi dilatati. Terreno comune, oltre alla tematica, sono stati infatti i 100 metri lineari di striscione, che ha costituito il supporto dei lavori, poi suddivisi e dislocati lungo il percorso espositivo.
I risultati non sono sicuramente raffigurazioni banali o codificate, anzi nella loro varietà di soggetto, tecnica e interpretazione, propongono interessanti punti di vista sulla definizione di nucleo familiare. Carlo Maria Filippelli confrontando le diversità di significato di famiglia tra la nostra società e le culture «non occidentali», è arrivato a decostruirne l’iconografia tradizionale, creando centoquaranta volti che escono dalla tela, ognuno può essere padre, madre, figlio, figlia. Marta Muneratti si è ispirata invece ad una frase da un’opera di Strauss e l’ha resa attraverso la tecnica degli Stencil; Kim Jiae ha rappresentato la famiglia come una lampadina, luce, colore giallo, utilizzando la tecnica scenografica pittorica tradizionale; i modelli-monelli di Agostino Sacchi, lavorati su una superficie ruvida, vagheggiano un primitivismo alla Campigli; Valentina Carcupino ha integrato oggetti veri alla pittura tradizionale per dare volume ai «vasetti della nonna» che racchiudono i ricordi familiari, i profumi, i simboli dell’infanzia; «siamo come frutti che ereditano gusto e aspetto dalla pianta madre» Agnese Bellato presenta così il suo lavoro in cui la corteccia degli alberi ha spessore, sembra viva e incornicia e protegge le figure dipinte. Carolina Baraggioni ha scelto invece la tecnica scenografica dello strollo per il fondo, che mette in risalto il lavoro del papà fotografo. Edoardo Arcuri volendo essere il più possibile lontano dalla retorica e dalla soggettività, ha rappresentato cinque diversi nuclei familiari, soggetti animali in bianco, su un fondo materico che simula un vecchio muro.
La mostra, aperta al pubblico fino al 30 Settembre 2012, è parte di un progetto pluriennale della Fondazione Bracco iniziato nel 2010 con l’esposizione, negli spazi del CDI, dei lavori degli allievi del corso per fotografi di scena dell’Accademia. Dal 2012 Fondazione Bracco è Main Partner dell’istituzione scaligera.
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