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Cultura della moda etica. Parte seconda. Il vero costo delle nostre scarpe

  • Pubblicato il: 15/09/2017 - 09:22
Autore/i: 
Rubrica: 
SAPER FARE, SAPER ESSERE
Articolo a cura di: 
Catterina Seia

Dopo Matteo Ward, giovane imprenditore della moda etica, ascoltiamo Sara Conforti (1973), artista e attivista, autrice di progetti performativi e di ricerca artistica dove l’abito da oggetto-simbolo della “nostra vorace e distratta società del consumo”, diventano soggetti-perno capaci di stimolare riflessioni profonde intorno all'identità individuale e collettiva grazie alla riattivazione del processo di reminiscenza. Un impegno morale, didattico e politico che parte dalla frantumazione dell'effimero per la ricostruzione di un senso (la direzione) che possa portare le persone ad assumere coscienza e conoscenza (in primo luogo di sè) e quindi capacità di colloquiare, di incontrarsi, di produrre società. A lungo assistente di Michelangelo Pistoletto, nella sua Fondazione Cittadellarte, è passatadall'arte applicata all'arte “implicata”. Nel 2011 fonda hòferlab, una piattaforma di incontri, seminari, convegni e rassegne periodiche, in collaborazione con esperti del settore per favorire la circolazione delle informazioni rispetto al vero costo della moda e quindi sugli impatti sociali ed ambientali relativi alla produzione tessile abbigliamento e sulle conseguenze rispetto alla nostra salute.
Nel 2017 Sara apre un nuovo capitolo dedicato all'abito della festa. “Un nuovo archivio ha iniziato a germogliare a Oglianico, in collaborazione sia con le donne di Fragole Celesti. (comunità doppia diagnosi femminile per la cura di abusi, maltrattamenti e violenze) sia con le mamme residenti a Casa UgiUnione genitori Italiani contro il tumore dei bambini e  continuerà con i 600 abitanti di Colleretto Giacosa nel periodo natalizio per poi riversarsi, nel 2018, nel piu' ambizioso progetto Topografie vestimentarie che coinvolgerà gli a abiti della festa dei residenti nei quartieri della periferia torinese per una ricucitura tra centro e periferia”
Rubrica di ricerca in collaborazione con Fondazione Exclusiva
 


“Parte della mia indagine viene svolta attraverso gli archivi emozionali del progetto Centosettantaperottanta – Ricicli emozionali – Generazioni. Un percorso di ricerca che nasce sei anni fa grazie all’interesse del Dipartimento Educazione del Castello di Rivoli Museo d'Arte Contemporanea attraverso il quale ho avuto il privilegio di poter aprire uno spazio di esplorazione  della memoria e del vissuto dove il valore pubblico e privato dei nostri oggetti vestimentari, gravidi di significati esistenziali, si possa svelare.”

Parla Sara Conforti (1973), artista e attivista, autrice di progetti performativi e di ricerca artistica dove l’abito da oggetto-simbolo della “nostra vorace e distratta società del consumo”, diventano soggetti-perno capaci di stimolare riflessioni profonde intorno all'identità individuale e collettiva grazie alla riattivazione del processo di reminiscenza, attraverso workshop sempre più affollati.
“Utilizzo una prassi  tassonomica; una metodologia  che mi permette di consegnare alle partecipanti ai miei workshop una struttura d'appoggio semplice e che mi consente di affrontare i  temi differenti che propongo al pubblico nel corso delle varie e diverse sessioni. Un abito d'affezione, una vecchia foto, la stesura di una memoria privata che diventa pubblica, una vestizione, una parola che si fa strada, la segnatura della stessa sul capo o sull'accessorio attraverso il gesto della cucitura-segnatura. Tutto confluisce in una scheda d'archivio. Compresi, a posteriori, i ritratti fotografici dei volti e degli oggetti e le condivisioni finali con le partecipanti. Tutto il processo viene documentato e custodito.
 
Nel 2017 apre un nuovo capitolo dedocato all'abito della festa. Un nuovo archivio ha  iniziato a germogliare in agosto a Oglianico, in collaborazione sia con le donne di Fragole Celesti. (Comunità doppia diagnosi femminile per la cura di abusi, maltrattamenti e violenze) sia con le mamme residenti a Casa UgiUnione genitori Italiani contro il tumore dei bambini e  continuerà con i 600 abitanti di Colleretto Giacosa nel periodo Natalizio per poi riversarsi, nel 2018, nel piu' ambizioso progetto Topografie vestimentarie che coinvolgerà gli a abiti della festa dei residenti nei quartieri della periferia torinese per una ricucitura tra centro e periferia.  Un viaggio per la costruzione di schedari partecipati densi di memorie intime e condivise Un percorso basato sulla condivisione e la registrazione del divario di idee, norme culturali, nuovi e vecchi strumenti di autorappresentazione e di trasferimento della memoria utilizzando l’abito come medium per offrire alle partecipanti gli strumenti per fare emergere e mettere in comunicazione i diversi significati che gli indumenti hanno per ognuna di esse in relazione alle connessioni con il vissuto personale. “Una riflessione diffusa che penso possa mettere in connessione e in ascolto la comunità. Prepararla alla trasformazione in una processualità collettiva, mnemonica e manuale che passa dalla dimensione del racconto esperienziale e che confluisce in azioni corali per la generazione di nuovi rituali e legami”
 
Dispositivo ausiliario e, per così dire, progetto collaterale è senz’altro CONFASHION/Ritratti vestimentari a confronto. Uno spazio installativo/interattivo nomade che Sara ha creato per la donazione di immaginari narrativi legati all’abito ed ai suoi possessori. “Si tratta di un tradizionale confessionale, tramutato in una “Zona Franca” di ricerca e dialogo che diventa strumento d’indagine privata. In questo caso ci siamo solo io ed il donatore. Un rapporto voyeuristico. Un’alternativa.”
 
Diplomata in moda e costume all'ISA Passoni di Torino prosegue il suo percorso di studi al DAMS, nel Dipartimento di Storia dell'Arte Moderna, che termina con una tesi di ricerca in archivistica e biblioteconomia dedicata alla letteratura artistica dal ‘500 al ‘700, coinvolgendo, nella loro prima catalogazione ufficiale, i testi antichi collezionati dal grande critico Lionello Venturi e custoditi dall' Universita' degli Studi di Torino.

“La germinazione del progetto Centosettantaperottanta – Ricicli emozionali - Generazioni è avvenuta senz'altro durante l'esperienza della catalogazione dell'antico. La moda, intesa come arte applicata, era stata gentilmente fatta accomodare in sala d'aspetto in quel periodo. Proseguivo la mia indagine teorica sui fenomeni vestimentari in forma non ufficiale. Ufficiale, invece, era la mia futura attività di ricerca. La mia tesi sul Fondo Venturi. Il mio dottorato. Concessa a chi aveva le spalle larghe – cosi si diceva in Dipartimento. Ed io le spalle larghe ce le volevo avere. Organizzare un archivio che coinvolge testi stampati prima del 1830 richiede una grande capacità di adattamento. Soprattutto se sei studentessa lavoratrice – con la sveglia alle 4.45 per Poste Italiane – ed alle prime armi con una disciplina complessa alla quale ti avvicini per un progetto di tesi circondato da molte aspettative.” Sara aveva le spalle larghe. “Ogni libro e' un mondo a se' e racconta una storia unica ed irripetibile. Segnature, conteggi, punzonature erano elementi piuttosto accessibili per completare le parti più tecniche, ma queste sistematicamente cedevano il posto alle bizzarrie dell'animo umano che ri-organizza o imprime forme esperienziali per connotare il proprio oggetto-progetto-feticcio. E allora il ricercatore diventa investigatore. Cerca il motivo. Insegue il senso. Dalle note di possessione ai ri-assemblamenti arbitrari (veri e propri depistaggi), alle sostituzioni delle copertine, alle ristampe per sovrapposizione, agli gli schizzi falsi di veri autori con datazioni fasulle.  Credo che la prassi che oggi utilizzo per la mia iricerca artistica sia nata in quella stanza della Biblioteca Nazionale di Torino. In quel silenzio piacevole, un po' stanco, ma orgoglioso, vissuto in compagnia della prima stampa della Giuntina del Vasari tenuta in bella mostra. Mancavano pero' alcuni elementi per completare la configurazione. Di li a poco avrei incontrato Michelangelo Pistoletto. La Moda che, stanca di aspettarmi si ripresento'. Erano insieme.”

Nel 2003 Sara Conforti si trasferisce a Cittdellarte, nella pistolettiana factory biellese e lì rimane nove anni. Assistente creativa del Maestro e Cultural&Event manager per Cittadellarte impegnata nella redazione di progetti e programmi culturali per la ri- connessione tra creatività e produzione in stretta connessione con il neonato Manifesto dell'Arte e dell'Impresa.  “L'incontro con Michelangelo Pistoletto fu un avvicinamento progressivo dall'arte applicata all'arte “implicata”. Lo incontrai nel 2002 in uno studio che nel 2002 assunse  l'incarico per lo sviluppo dell'impianto grafico di Big Social Game: Il Grande gioco Sociale che  trasformo' Torino (in tempi non sospetti)  in una fucina dove ai giovani artisti veniva offerta una possibilita' straordinaria: cambiare con l’arte le regole della società. O almeno di provarci. Parte del lavoro grafico venne affidato a me. 2003. In occasione della 49° edizione di Ideabiella - the international fair for fabrics, entrai nella zona dell'arte implicata attraversando i codici della Moda. Creammo un terreno d'azione. 2000 mq di gioco (con 700 palloni da calcio) nel campo dell'imprenditoria tessile.”

In questo ricco percorso di formazione e di lavoro sopraggiunse l'opportunita' di incrementare il rapporto progettuale tra arte e moda sia grazie ai numerosi progetti  svolti negli anni in collaborazione con importanti aziende tessili del territorio (Gruppo Marzotto – Guabello, Tallia di Delfino, Marlane, Ermenegildo Zegna, Lanificio F.lli Cerruti, F.lli Botto, Reda etc..) sia grazie alle sinergie con diversi artisti residenti che condivisero la propria ricerca sul rapporto arte e moda nell'ambito di UNIDEE-universita' delle idee e coi quali Sara collaborò.  “Negli anni conobbi molti artisti internazionali che sviluppavono progetti sul tema tessile/moda durante le residenze artistiche. Con due di loro, in particolare, ebbi il piacere di collaborare in forma strutturale. Importante esperienza fu quella con l'artista canadese Raphaelle De Groot ed il suo progetto 8 x 5 x 363 + 1, un laboratorio artistico all’interno della routine quotidiana dello stabilimento Lanifico F.lli Cerruti dove venne previsto un nuovo spazio per la comunicazione tra gli operai. Successivamente quella con l'artista palestinese Walid Moued col quale entrai in collaborazione continuativa per piu' di tre anni nell'ambito del progetto waiting for water e watercollection, una collezione di abiti a tiratura limitata realizzata con ciò che rimaneva di enormi installazioni tessili sospese sui fiumi.

Molte le convergenze preziose che favorirono, nel 2008, la nascita del progetto Cittadellarte Fashion B.E.S.T un'officina operativa che cominciò a dedicarsi allo sviluppo della sostenibilità bio-etica nell'ambito del settore tessile. Sara Conforti  fu tra le menti ideative del progetto e, per tre anni, responsabile del programma culturale. “B.E.S.T. fu una vera e propria fucina pistolettiana. Costruimmo un network fatto di incontri, eventi, seminari e approfondimenti formativi di sensibilizzazione al consumo sostenibile a livello internazionale.Collaborazioni e progettualita' interessanti. A bordo anche Franca Sozzani e la Principessa Charlotte Casiraghi di Monaco che ci sostenne con il suo Ever Manifesto. Una residenza per giovani talenti della moda selezionati da Vogue Italia per la realizzazione di un'inedita capsule realizzata con i tessuti messi a disposizione da una piattaforma di oltre 60 aziende tessili. Per la presentazione della collezione Michelangelo mi chiese di ideare qualcosa di veramente sensazionale. Il messaggio era chiaro: conquista la tua autonomia. Stupisci. Quel 22 settembre 2009 alle 18.00, sotto la pancia di quel gigantesco ragno di stoffa che progettammo insieme in quel torrido agosto biellese, prese vita la mia prima performance, in collaborazione con la coreografa Doriana Crema. Una settimana di lavoro partecipato. 15 performer-danzatori. 500 spettatori. Michelangelo mi disse  grazie per quell'allure. Ce l' hai fatta.”

La ricerca nel settore della moda sostenibile accompagna gli ultimi anni biellesi di Sara Conforti. Nel 2009 consegue un Master in comunicazione ambientale allo IED. “Gli ultimi anni trascorsi a Biella sono stati di ricerca e maturazione. Il progetto B.E.S.T. prendeva corpo e forma contemporaneamente all'affacciarsi di nuove prospettive. Più personali. Dopo la presentazione del progetto al MAXXI di Roma - con una mostra dedicata - venne il momento di una seconda performance per la presentazione della  nuova capsule. Questa volta eravamo ospiti della Galleria Christian Stein di Milano, nella settimana della moda. Foderai la Galleria di erba vera e feci accomodare gli imprenditori tessili su sgabelli da mungitura espressamente creati per loro e a loro intitolati. Franca Sozzani compresa. (E divertita). Inizia qui, in corso Monforte 23, la collaborazione con la coreografa Francesca Cinalli che, negli anni a seguire sarebbe poi diventata il mio alter ego scenico nel progetto performativo 13600HZ Concert for sewing machines, il secondo dispositivo d'indagine, dopo quello archivistico, sulla dimensione vestimentaria.”

Terminata la realizzazione dei costumi di scena per Cabaret Crusades: The Horror Show File, primo film della trilogia dell'artista egiziano Wael Shawky, prodotto negli spazi di Cittadellarte – Fondazione Pistoletto, nel 2011 Sara Conforti lascia Biella per tornare a Torino e dedicarsi sia all'organizzazione dei propri progetti artistici e di ricerca dedicati al rapporto tra abito e habitus sia alla riflessione su un potenziale e possibile dispositivo culturale/pedagogico che potesse contenere  e diffondere la parte relativa alla ricerca sui sistemi di produzione condotta negli anni precedenti e sugli impatti del sistema tessile.

Nel 2011 nasce l’associazione culturale hòferlab con un’ attività culturale concentrata  sull’ organizzazione di incontri, seminari, convegni e rassegne periodiche, in collaborazione con esperti del settore per favorire la circolazione delle informazioni rispetto al vero costo della moda e quindi sugli impatti sociali ed ambientali relativi alla produzione tessile abbigliamento e sulle conseguenze rispetto alla nostra salute. hòferlab è un incubatore col quale, grazie alla creazione di sinergie progettuali virtuose con importanti stakeholders della cultura e della produzione presenti sul territorio regionale e nazionale (1) costruisco progetti partecipativi e formativi volti alla connessione della cultura dell’abito con il sistema sociale, artistico e culturale ed alla relazione con fragilità sociali.” Sempre nel 2011 crea il progetto ànticasartoriaerrante_laboratori nomadi per una moda sostenibile attraverso il quale promuovere l'interesse legato all’abito come portatore di valori, cultura, tradizioni, identità al fine di sollecitare l’avvicinamento ad una modalità di consumo che possa tenere in considerazione il recupero del rispetto per l’ambiente e per le persone.
“Il primo presupposto per poter “discutere” di impatti sociali e ambientali relativi al sistema tessile/abbigliamento è senz’altro quello del fare. ànticasartoriaerrante è un progetto basato sull’ all’autoproduzione che diventa uno strumento di consapevolezza. L’approccio è diretto, laboratoriale, conviviale e coinvolge la dimensione della responsabilità applicata in due modalità: la prima consiste nell’apprendere le nozioni sartoriali base/intermedie/avanzate per potersi confezionare gli abiti in autonomia grazie alla trasformazione di quelli inutilizzati che, smontati e ridotti a tessuto vengono osservati da angolazioni che prima non si erano prese in considerazione e quindi rivalutati.   La seconda è quella di utilizzare la modalità tradizionale della chiacchiera del circolo del cucito in un accezione critica. Infatti, attraverso la relazione diretta con i propri capi d’abbigliamento e con quelli in fase di progettazione si va a generare la condivisione di informazioni e riflessioni rispetto al sistemi di produzione al fine di incoraggiare un’approccio alla decrescita dal basso. Tra la gente”.

La formula errante dei laboratori nomadi le consente di raggiungere, a bordo della sua APECAR50, il cuore dei quartieri cittadini, le piazze, I luoghi di aggregazione, le case delle persone dove portare i suoi percorsi didattici per offrire sia gli strumenti che le competenze pratico/tecniche necessarie per ri-approcciare l’abito da un punto di vista progettuale e creativo, sia spunti di riflessione per ripensarlo in termini maggiormente critici al fine di suggerire una possibile strada per ritrovare, attraverso il saper fare,  il valore culturale, sociale, ambientale di ciò che indossiamo.
 
In questi anni di fermento creativo e di spinta verso la dimensione sociale nasce nel 2013, negli spazi del castello di Rivoli Museo d’arte Contemporanea, il progetto performativo 13600HZ Concert for sewing machines. Arrivato nel 2017 alla sua VIII edizione sancisce, dopo il crollo del Rana Plazza di Daka, Bangladesh, la connessione con il mondo dell’attivismo lo stretto legame di Sara Conforti costruito con la Campagna Abiti Puliti (membro italiano della Clean Clothes Campaign) per la difesa dei diritti del lavoro nell’industria della Moda delocalizzata. “Dopo la seconda edizione del 2014, creata site specific per Antonio Marras il progetto 136OOHZ ha accolto, sostenuto e interpretato le istanze della Campagna Abiti Puliti attraverso l’ideazione di impianti performativi dal forte impatto emotivo al fine di veicolare la denuncia ed avvicinarsi alla cittadinanza “portando all’attenzione temi caldi” in maniera diretta e sensoriale.

Inauguro la collaborazione l’edizione speciale 136OOHZ//COMPULSIVELY presentata in tre declinazioni differenti, portando in scena tre differenti bacini” di ricerca artistica sviluppati sui temi ed i concetti legati alla  Campagna Pay Up!

L’edizione del progetto, nelle sue tre versioni e con la sua configurazione circolare che coinvolgeva 300 kg di abiti neri; una vestizione al limite della sopportazione e suoni meccanici distorti di macchine per cucire che rievocavano quelli di una una produzione al limite dell’umano, divenne costante e potente dispositivo di comunicazione del quale la Campagna Abiti Puliti  si avvalse per poter coinvolgere il pubblico in un discorso che mescolava etica ed estetica, arte e politica, impegno sociale e cittadinanza attiva per una riflessione partecipata sulle disatrose conseguenze del crollo del Rana Plaza determinate, in parte, dall’approccio complulsivo e bulimico del consumatore contemporaneo.

Nel Novembre 2014 136OOHZ//COMPULSIVELY portò in scena la denuncia chiudendo la XXI edizione di ARTISSIMA Fiera d’Arte Contemporanea dedicata alla performance in seguito al Teatro della Cavallerizza Reale di Torino. L’ultima declinazione del lavoro andò in scena nel Cortile Maggiore di Palazzo Ducale Fondazione per la Cultura a Genova nella primavera del 2O15.
 
Dopo quasi due anni trascorsi dall’ultima edizione genovese, nel 2017 136OOHZ riprende la collaborazione con la Campagna Abiti Puliti per l’ideazione di un settimo tableaux vivent, questa volta legato al tema ancora inesplorato, della violazione dei diritti umani e del lavoro all’interno dell’industria calzaturiera nazionale ed est-europea prediligendo una particolare attenzione alla rappresentazione scenica e performativa della fragile dimensione femminile all’interno del sistema della produzione delocalizzata.                     

Un nuovo percorso dedicato alle lavoratrici ed i lavoratori della filiera calzaturiera, in collaborazione col cartello Change Your Shoes.  “Un’azione per portare alla luce le violazioni al fine di ottenere il diritto ad un salario dignitoso e a condizioni di lavoro sicure. Un atto che possa sancire che i consumatori abbiano diritto a prodotti sani e alla trasparenza nella produzione delle loro scarpe. Focus di questa settima ricerca artistica sono state le calzature e la declinazione in dimensione performativa delle istanze relative ai rapporti di lavoro.

Condizioni salariali non idonee, delocalizzazione della produzione e utilizzo di sostanze non consentite nell’ambito dell’industria calzaturiera sono le urgenze rilevate in particolare nelle  numerose ricerche condotte sul campo. Nuove istanze, quindi, che hanno costituito i temi e le criticità da far confluire nella nuova erformance Sistemi periodici + [Ar] 3d5 4s1, andata in scena l’8 marzo 2O17 in galleria Umberto I a Torino. Un atto di denuncia sin dal titolo. + [Ar] 3d5 4s1 è la configurazione del cromo esavalente, grande partner della concia.”

Un impianto scenico totalmente rinnovato che ha proposto come elemento di riflessione generale il concetto di equilibrio e le sue derive grazie all’intreccio delle tematiche sociali con la dimensione intima, mnemonica e privata creata attraverso la relazione con il  pubblico intervenuto nell’ambito dei workshop DAMNATIOMEMORIAE. Negli spazi del Castello di Rivoli Museo d’Arte Contemporanea, in collaborazione con Francesca Cinalli (Coreografie e drammaturgie), Paolo De Santis, Luca Morino, Pierluigi Pusole (paesaggi sonori), Massimiliano Monnecchi ( Documentazione e archivio), ha preso quindi vita, attraverso 4 mesi di ricerca, la VII Edizione di 136OOHZ / Sistemi Periodici + [Ar] 3d54s1.

Arista e  attivista, con un impegno morale, didattico e politico che parte dalla frantumazione dell'effimero per la ricostruzione di un senso (la direzione) che possa portare  le persone ad assumere coscienza e conoscenza (in primo luogo di sè) e quindi capacità di colloquiare, di incontrarsi, di produrre società, Sara muove verso un’impresa possibile, oggi ineluttabile,  che sappia coniugare profitto e qualità della vita, che è qualità dell’ambiente.

(1) Artissima; Teatro della Cavallerizza Reale di Torino; Clean Clothes Campaign / Campagna Abiti Puliti; Associazione Tessile e Salute; ICEA - Istituto per la Certificazione Etica ed Ambientale; C.L.A.S.S; E.R.I.C.A. Soc. Coop; CGIL Confederazione Generale Italiana del Lavoro; Sustainability-lab; Film Commission Torino Piemonte; Antonio Marras; Castello di Rivoli Museo d'Arte Contemporanea; Fondazione Sandretto Re Rebaudengo; Palazzo Ducale di Genova Fondazione per la Cultura; Camera di Commericio di Milano; Rete delle Case del Quartiere di Torino, Cooperativa Frassati, Comunità Fragole Celesti, Casa Ugi – Unione Genitori Italiani, Ass. Articolo 10

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