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Art bonus, società concertistiche e pubblica utilità

  • Pubblicato il: 25/06/2016 - 11:21
Rubrica: 
NORMA(T)TIVA
Articolo a cura di: 
Franco Broccardi e Irene Sanesi

Si è tenuta a Mantova, nei giorni scorsi nell'ambito del TRAME SONORE Mantova Chamber Music Festival, una tavola rotonda organizzata dall’Istituto Bruno Leoni di Milano e dall'Orchestra da Camera di Mantova dal titolo “Oltre il decreto: quale futuro per le società concertistiche in Italia?”, per discutere sulle prospettive delle società concertistiche e sul loro finanziamento a partire dalla possibilità di godere, in un prossimo futuro, dei vantaggi dell’Art bonus.
Insieme allo scrivente Broccardi, presidente della commissione Economia della Cultura
dell’Ordine dei Dottori Commercialisti e Esperti Contabili di Milano, coordinati da Angelo Foletto, giornalista e critico musicale, hanno partecipato ai lavori: Loris Azzaroni, presidente Regia Accademia Filarmonica di Bologna, Lorenza Bonaccorsi, deputato e responsabile nazionale Cultura e Turismo del Partito Democratico, Virna Gioiellieri, responsabile comunicazione commerciale Hera Comm (Gruppo Hera), Antonio Magnocavallo, presidente Società del Quartetto di Milano, Stefano Passigli, presidente Amici della Musica di Firenze, Francesco Pollice, presidente AIAM-Associazione Italiana Attività Musicali, Filippo Cavazzoni, direttore editoriale dell'Istituto Bruno Leoni.
Come noto, ai fini dell’Art bonus le erogazioni liberali possono essere elargite esclusivamente in favore del patrimonio di proprietà pubblica, al sostegno della lirica e dei teatri di tradizione. Sono quindi esclusi dal credito d’imposta agevolato le erogazioni liberali effettuate in favore di un ente o di un bene culturale se questo è di proprietà privata anche in assenza di un fine di lucro. L’unico intervento “privato” compreso nell’art bonus è quello a concessionari e affidatari anche privati (profit e non profit) di beni pubblici.
Rimangono quindi esclusi, al momento, quei soggetti che pur non pubblici sono comunque da considerarsi di pubblico servizio e pubblica utilità. Le società concertistiche, alcune con una vita ultracentenaria, sono depositarie di tradizione e dispensatrici di cultura ma non rientrano nell’oggetto della norma così come non sono inclusi tutti i soggetti privati, a partire dalle associazioni e dagli operatori culturali. La limitazione è stata imposta non per motivi discriminatori naturalmente ma per questioni di copertura finanziaria: il credito d’imposta è, in questo caso, solo l’anticipo di un investimento che lo Stato avrebbe comunque dovuto finanziare.
Nella tavola rotonda è emerso come siano presenti al MIBACT diverse istanze che sollecitano un ampliamento della base dell’Art bonus. L’auspicio è che già con la prossima Legge di Stabilità, possano trovare applicazione i desiderata di molti operatori culturali privati desiderosi di rientrare nella platea dei beneficiari. Se andasse in porto la riorganizzazione degli incentivi statali (che ammontano a circa 3 miliardi di euro) da parte del Ministero dello sviluppo economico, potrebbero liberarsi risorse da utilizzate anche per allargare la base dell’Art Bonus al settore privato.
L’attenzione delle imprese culturali private e delle società concertistiche in particolare all’Art bonus dimostra come questo credito d’imposta stia funzionando da “motore di riaccensione” del mecenatismo con un grande ritorno allo strumento delle erogazioni liberali, dopo un periodo in cui sembravano le sponsorizzazioni essere diventate “di moda”. Con un vantaggio verso le persone fisiche che si sono viste aumentare la percentuale di detrazione e/o deduzione dall’Irpef. Siamo tutti consapevoli che questo è l’inizio di un percorso e che quindi il cammino è ancora lungo: sugli oltre 70 milioni di euro raccolti, solo 4 milioni arrivano da persone fisiche che però -come è facile immaginare- rappresentano il numero più alto in termini numerici coprendo il 65% delle liberalità effettuate.
L’Art bonus peraltro può essere letto non solo come start-up di un nuovo mecenatismo, come evidenziavamo poc’anzi, quanto anche come stimolo per le istituzioni culturali, a rispondere alle imprese e ai cittadini donatori in termini di accountability: rendere conto con trasparenza, come risulta dal sito Art bonus, è un altro primo passo avanti verso una crescita manageriale degli operatori ed una istanza di vera trasparenza.

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