A.A.A. Candidato volenteroso cercasi per programma culturale
Milano. Mentre le «Primarie della Cultura» del Fai, accompagnate dallo slogan «se non puoi scegliere il candidato, scegli le sue idee», sono in pieno svolgimento, nonostante gli eventi che hanno interessato i vertici della Fondazione (dall’autosospensione alle dimissioni irrevocabili della presidenteIlaria Borletti Buitoni, precedute da quelle di Salvatore Settisda consigliere della Fondazione), un nuovo appello è già stato lanciato per «ripartire dalla cultura». Cultura intesa come fattore di sviluppo sociale ed economico, non «costo improduttivo da tagliare», e su questa base sono state delineate proposte e obiettivi contenuti nel manifesto pubblicato sul sito (http://www.ripartiredallacultura.it/). I promotori (l’Associazione Italiana Biblioteche, l’Associazione Nazionale Archivistica Italiana, Icom Italia, l’Associazione Bianchi Bandinelli, il Comitato per la Bellezza, Federculture, Italia Nostra, Legambiente) chiedono ai partiti e ai candidati politici di aderire alle proposte contenute nel manifesto e di impegnarsi a inserirle nei programmi elettorali. Di qui la raccolta di firme finalizzata a sostenere l’iniziativa che, tra i primi firmatari, annovera diversi esponenti del mondo della cultura italiana: Tullio De Mauro, Tomaso Montanari, Luciano Canfora, Giuliano Montaldo, Salvatore Settis.
Cinque le proposte in programma: puntare sulla centralità delle competenze; promuovere e riconoscere il lavoro giovanile nella cultura; investire sugli istituti culturali, sulla creatività e sull’innovazione; modernizzare la gestione dei beni culturali; avviare politiche fiscali a sostegno dell’attività culturale. Dieci gli obiettivi concreti che riguardano ambiti differenti: dalla promozione degli sgravi fiscali per l’assunzione di giovani laureati in ambito culturale, alla riorganizzazione del Mibac in relazione alle reali esigenze del nostro Patrimonio. Dalla digitalizzazione del patrimonio culturale e alla sua messa in rete, alla creazione di una strategia nazionale per la lettura che valorizzi la produzione editoriale. Come anche il sostegno a una fiscalità di vantaggio, per l’investimento privato e per l’attività di volontariato organizzato e del settore non profit a favore della cultura, e alla fruizione culturale, attraverso la detraibilità delle spese per l’acquisto di libri, visite a musei, partecipazione ai concerti. Oltre ai riferimenti al mondo delle biblioteche, dei musei, degli archivi, del patrimonio culturale, alle questioni legate all’accesso alla conoscenza, all’istruzione, all’educazione musicale.
Una lista di proposte e obiettivi che, si spera, possa essere oggetto di impegno vincolante per quei politici che vorranno sottoscrivere il manifesto.
L’iniziativa è partita dall’Associazione Italiana Biblioteche che, dopo una prima elaborazione del testo condivisa con Anai e Icom (riunite in Mab Musei Archivi Biblioteche), ha deciso di ampliare il confronto, coinvolgendo associazioni ed esperti del settore culturale.
Il risultato è un manifesto dai contenuti molto ampi, in cui è presente «tutto ciò che può essere utile al nostro Paese per affermare che puntiamo sulla cultura e sulla capacità di leggere i nostri beni culturali, e che siamo in grado di utilizzare queste capacità per vivere meglio il presente e guardare con fiducia il futuro», spiega Stefano Parise, presidente Aib. «Alla base, vi è la volontà di superare una retorica di annunci e dichiarazioni, in merito all’esigenza e all’importanza della cultura, e di passare a una dimensione di concretezza».
I nominativi dei politici che aderiranno al programma, saranno resi noti sul sito. In febbraio è previsto un incontro pubblico con i leader dei partiti, o con i responsabili dei programmi culturali, per discutere pubblicamente dei temi proposti dal manifesto. E dopo le elezioni, tutti i promotori saranno impegnati a vigilare «sull’attività che i candidati, se saranno eletti, svolgeranno sia come membri del Governo sia come parlamentari, verificando la corrispondenza tra promesse e azioni di chi è chiamato a gestire la cosa pubblica». Parola di Stefano Parise.
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