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Parma 2020 come metafora. La cultura al centro dell’evoluzione del tessuto produttivo del territorio

  • Pubblicato il: 15/04/2018 - 09:01
Rubrica: 
FONDAZIONI PER LA CULTURA
Articolo a cura di: 
Giangavino Pazzola

Dopo esser stata riconosciuta City of Gastronomy UNESCO, Parma ha ottenuto la nomina a Capitale Italiana della Cultura 2020 a febbraio 2018. Subito dopo sono partite le operazioni per la stesura del Piano Operativo, con la nomina di Francesca Velani a coordinatore Parma 2020 – Capitale Italiana della Cultura, dove le arti e la cultura dovranno “battere il tempo”, come recita il claim della candidatura. Un modello aperto scandirà il ritmo del cantiere culturale per l’innovazione urbana e sociale verso quella “città porosa” caratterizzata da un dialogo costante tra istituzioni, società ed impresa. Per ritrovare nei luoghi e nella everyday life una qualità della vita ancora maggiore per mezzo del valore aggiunto della cultura. Abbiamo discusso dei primi passi con Francesca Velani, direttrice di LuBeC - Lucca Beni Culturali e coordinatrice di Parma 2020 - Capitale italiana della cultura, e Michele Guerra, Assessore alla Cultura del Comune di Parma.


Parma. «Per una città la qualità della vita delle persone è obiettivo primario e la cultura elemento imprescindibile per raggiungerlo. Ciò premesso il sistema imprenditoriale in questa partita può e deve giocare un ruolo di primo piano, aprendosi al sistema delle imprese culturali e creative e contribuendo alla implementazione e stabilizzazione del dialogo in tre grandi ambiti integrati e integrabili: il miglioramento del brand, la qualità di vita dei lavoratori, il design dei prodotti e dei servizi. Sono diverse le grandi aziende che hanno recepito tale filosofia, è arrivato il momento giusto perché tale approccio si diffonda anche nella piccola e media impresa – in dialogo e contaminazione con i grandi gruppi». Inizia così la conversazione con Francesca Velani, direttore di LuBeC - Lucca Beni Culturali, l’incontro internazionale su beni culturali, tecnologia e turismo, appena nominata coordinatrice di Parma Capitale italiana della cultura 2020. Il Piano operativo non è ancora concluso, ma iniziano a emergere spunti interessanti che caratterizzeranno il percorso di Parma. Il lavoro e i pensieri ruotano attorno al concept “La Parma la cultura batte il tempo”, un gioco di parole che racchiude in sé più interpretazioni. Parma come città della musica, teatro e spettacolo; Parma come luogo di una cultura – anche quella sedimentata nel corso dei secoli – è sempre contemporanea che elimina le divisioni del tempo; e la cultura come traccia dell’uomo nel tempo, come lascito al mondo. Un futuro che valorizza la storia e le possibilità. Dopo il riconoscimento UNESCO come città della Gastronomia, Parma si prepara a vestirsi di una nuova immagine.

Secondo l’assessore Michele Guerra, «riqualificazione e rigenerazione sono due parole chiave anche in continuità con il lavoro svolto nel precedente mandato amministrativo, durante il quale sono stati realizzati i sette distretti socio-culturali che caratterizzeranno lo sviluppo futuro della città». Posizionati in aree sia centrali che periferiche della città, i distretti socio-culturali rappresentano la base spaziale e tematica sulla quale è stato fondato il dossier, incarnando una visione strategica di città trasversale e multisettoriale. «All’inizio del mio mandato, ho pensato fosse utile partire dal lavoro che stavamo ereditando, lavorando sui progetti dei distretti socio culturali in sinergia con l’Assessorato alle Politiche di pianificazione e sviluppo del territorio. Come gioco mentale, abbiamo cominciato a sostituire la parola spazio – molto usata in urbanistica – con tempo, poiché sono due dimensioni che camminano insieme e si completano a vicenda». Riqualificazione temporale e rigenerazione del tempo, seppur nel significato apparentemente astratto, designavano un senso profondo. Rigenerare spazi risulta ormai necessario nella città contemporanea per recuperare porzioni di territorio inutilizzate – sicuramente – e restituirle alla vita sociale, valorizzando e curando il tempo di fruizione degli stessi. Dopo anni di sperimentazione di politiche pubbliche a base culturale, infatti, appare evidente come concentrarsi solo sull’hardware non sia sufficiente, mentre sia non più procrastinabile dedicarsi al software, alla qualità del tempo agito nelle città, vero motore della crescita sociale e culturale dei cittadini.  

E sono stati proprio gli abitanti, le associazioni e le istituzioni culturali della città ad aver confermato che l’intuizione di scommettere tutto sul tempo è corretta, che era arrivato “quel tempo”, poiché nei primi tavoli di confronto tra amministrazione e territorio è emersa una vicinanza tra il tema del tempo e la produzione culturale locale. In questo senso, afferma Guerra, «il dossier è diventato corposo e compatto attorno all’idea che la città dovesse essere ripensata a partire dai tempi storici e da quelli tempi sociali, valorizzandone il palinsesto verticale, rappresentato dall’enorme patrimonio culturale della città, e i vari quartieri, il multiculturalismo e la modernità che li modella. La città si è ritrovata attorno a un’idea che parla una lingua senza coloritura politica, una chiamata alle armi per cogliere un’opportunità irripetibile per una riconfigurazione della nostra idea di città. Se dovessimo pensare che questo passaggio sia già una vittoria, il nostro tentativo è destinato a morire domani. In un qualche modo, Parma 2020 è una metafora, una mentalità multistrato, da introiettare e far vivere nel tempo».

Come anticipato sopra, è in corso la redazione del Piano Operativo per Parma 2020, include anche una serie di incontri mensili con i partner della società civile. Il 17 aprile, per esempio, alla Casa della Musica è in programma una plenaria tra amministrazione e operatori culturali per lavorare operativamente sulle proposte, mentre in meno di un mese è stato imbastito un dialogo tra Parma e i 45 comuni della provincia – con l’obiettivo di allargare anche oltre i confini territoriali per costruire, insieme a Reggio Emilia e Piacenza, quella visione strategica comune denominata Destinazione Turistica Emilia. Un Piano Operativo che dovrà essere completato entro giugno, indicando risorse economiche, budget di spesa e attività, mentre si prevede di avere il programma molto definito di Parma 2020 entro un anno. Dal punto di vista delle collaborazioni, il primo mese di vita della redazione del Piano sembra anticipare grandi sorprese, beneficiando dell’apporto scientifico dell’Università di Parma e dello slancio progettuale di Parma io ci sto!, l’associazione di promozione del territorio promossa da Alessandro Chiesi, Guido Barilla, Andrea Pontremoli, l’Unione Parmense degli Industriali, Fondazione Cariparma. A questi imprenditori si sono aggiunti un primo gruppo di 150 firmatari che hanno aderito e sottoscritto il “Manifesto per Parma”. Come confermato da Velani grazie alla collaborazione con tutto il Comitato di Parma 2020, «l’obiettivo è di costruire un sistema che, rafforzando il rapporto tra pubblico e privato già presente sul territorio, trasformi il dialogo in progettualità stabile, promuovendo il consumo di cultura attraverso una formazione forte del sistema imprenditoriale, associazionistico e del mondo produttivo delle imprese culturali e creative».

Sin dalle prime battute appare evidente come produzione e consumo culturale, attrazione (e stabilizzazione nel territorio) di talenti e competenze, sviluppo della competitività e di un sistema imprenditoriale legato alla cultura siano i goal principali. In questo senso, individuare aree comuni di investimento strategiche porterebbe a lavorare coralmente per la crescita del territorio, da cui le aziende prendono vita grazie a un’identità culturale radicata. «Parma è un brand che verrà strutturato come un marchio di cultura, coinvolgendo tutti a partire dalle imprese. I progetti sono presentati dal territorio 32 (teatri, fondazioni, imprese, associazioni, istituzioni culturali) che vanno da stagioni teatrali, orchestra per i bambini, mostre, eventi legati alla sostenibilità ispirandosi al claim e agli obiettivi della candidatura. Questi progetti sono preceduti da un progetto pilota, un grande cantiere il restauro dell’ospedale vecchio dove verrà realizzato il Museo della Città, progettato da Studio Azzurro. Un luogo dove si potrà viaggiare tra la storia e il contemporaneo di una città attraverso un racconto magico e tecnologico della memoria della città e dei suoi legami internazionali». Il piano verrà integrato anche da altre azioni, tra le quali anticipiamo la notizia del prossimo lancio di quattro call tematiche: accessibilità culturale, imprese creative-driven, reinterpretazione di spazi sottoutilizzati e/o inutilizzati e Network Unesco Città Creative.

Questa prima chiacchierata esplorativa ci racconta di una città in forte fermento, dove partecipazione e innovazione saranno fattori di reinterpretazione del luogo, ma a partire dal genius loci. Una partecipazione integrata tra comitato di candidatura, amministrazione, imprese, associazionismo e cittadinanza, un’innovazione nei processi del tessuto imprenditoriale locale attraverso cultura e strumenti digitali. Ad maiora.

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