Nel giardino della Fondazione Merz l’arte incontra la musica contemporanea incrociando linguaggi «alti e bassi». Ma ci sono?
Torino. Il cartellone della sesta edizione di «Meteorite in Giardino» della Fondazione Merz è un omaggio alla Biennale e all’arte outsider, un modo per celebrare il Leone d’Oro alla Carriera assegnato a Marisa Merz dalla Biennale di Venezia, grande riconoscimento che per ora sul territorio è passato sotto silenzio.
Il 2, il 9 e il 16 luglio, tre appuntamenti curati da Maria Centonze e Willy Merz nel giardino della Fondazione per una rassegna che prende nome dal titolo di un’opera di Mario Merz del 1976 ed è ormai un appuntamento molto atteso, in quanto capace di creare ponti mescolando stili e repertori.
Tratto di continuità con le edizioni passate è il dialogo tra artisti visivi e musicisti, sia italiani sia internazionali. L’elemento di rottura è invece la scelta di mettere in relazione professionisti affermati con protagonisti dell’arte outsider, come la street art e l’hip hop, espressioni tradizionalmente attive sui territori urbani e non in ambito museale o nelle sale da concerto.
Durante il primo appuntamento, il 2 luglio, Lina Fucà ha presentato «Vedo nel velo non vedo» un video sul mondo arabo dell’immigrazione e sui conflitti legati alla diversità culturale, mentre il pianoforte di Ezio Bosso - compositore e direttore tra i più influenti della sua generazione - il violino di Giacomo Agazzini e il violoncello di Manuel Zigante hanno ingaggiato un dialogo con DJ Gruff, DJ Spass e il rapper Tai Otoshi in «Hip Hop da camera», composto da Ezio Bosso.
Non si tratta di semplice, seppur nobile, contaminazione culturale, ma di un atto politico.
Bosso ha incorporato nella sua partitura il linguaggio musicale dei giovani dialogando a pari dignità, andando oltre le dichiarazioni d’intenti dell’avvicinare i giovani, utilizzando la loro «voce artistica» in una partitura musicale di gran forza in cui ha fuso la musica da camera, il rap e la street poetry in un percorso a cavallo tra hip hop e minimalismo, che ha radici nel movimento fluxus e nella ricerca di Cage.
«Hip Hop da camera» ci mostra forse una strada per allargare la base dei giovani cje ci avvicinano alla musica cosiddetta «colta».
Il 9 luglio è stato dedicato ad Arthur Rimbaud e alla sua poesia con l’installazione onirica «Vertigine» di Paolo Leonardo, accompagnata dal pianoforte di Massimiliano Génot e dalla voce dell’attrice Licia di Pillo che hanno presentato «Suona, Suona, Rimbaud!», con musiche di Liszt, Debussy, Abbate e una prima assoluta di Davide Carmarino per voce recitante e pianoforte.
Il 16 luglio l’appuntamento conclusivo con gli street artists Raw Tella e Halo Halo, che realizzeranno dei graffiti sulle pareti dello spazio esterno della Fondazione accompagnati dal violoncello di Umberto Clerici in dialogo con la musica elettronica di Madaski degli Africa Unite.
Gli interventi artistici di Lina Fucà, Paolo Leonardo, Row Tella e Halo Halo saranno visibili alla Fondazione Merz fino all’8 settembre.
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