Luce sui beni invisibili
A fronte della sua eccezionalità e diffusione, com'è noto, il nostro patrimonio culturale in molti casi non sembra rappresentare una ricchezza da valorizzare in maniera adeguata e rispettosa. E questo soprattutto fra chi dovrebbe decidere le strategie e le politiche di settore. All’interno di questo panorama assai critico, esistono, poi, beni cosiddetti invisibili. Beni maltrattati dall’incuria, trascurati dalla dimenticanza, annullati dalla mancata conoscenza o dai tempi asimmetrici della politica. Beni che continuano a brancolare nel buio dell’anonimato e così attraversano il tempo, unico testimone del loro pregio, a volte impotente spettatore della loro distruzione. Il pericolo concreto è che scompaiano, essendo fuori dal cono d’attenzione collettiva e, quindi, potenzialmente più esposti ai rischi derivanti dall’assenza di adeguate misure di tutela, prima ancora che di valorizzazione. Di qui l’importanza della memoria, della conoscenza, dell’informazione, del guardarsi intorno documentarsi per non recidere i legami con la nostra identità. Come iniziare? Innanzitutto «portiamo alla luce i beni invisibili». Non è semplicemente un’esortazione ma il titolo del doppio contest, video e grafico-fotografico, promosso dalla Fondazione Telecom Italia che, per statuto, si occupa anche di progetti dedicati alla tutela e alla valorizzazione del Patrimonio Storico-Artistico e Ambientale. In quest’ambito sta promuovendo progetti legati alla «valorizzazione dei cosiddetti beni invisibili a cui legare alcuni elementi decisivi: l’utilizzo di tecnologie ad hoc per la valorizzazione dei beni artistici, la capacità di collegare l’utilizzo di queste tecnologie a modalità nuove di fruizione, la possibilità di spostare flussi turistici legati alla curiosità, alla contiguità, alla conoscenza in forme innovative ed esperienziali».
Per partecipare all’iniziativa specifica occorreva individuare uno di questi beni invisibili, o creare un itinerario che ne raggruppasse diversi all’interno di un territorio o un ecosistema, e realizzare un video della durata massima di un minuto, o una pagina fotografica-grafica, che potesse impressionare e incuriosire il pubblico, spingendolo alla scoperta di questo patrimonio. Il contest, lanciato il 12 settembre, sulla piattaforma di crowdsourcing Zooppa, e conclusosi il 20 dicembre scorso, ha messo in palio, inizialmente, 13 mila dollari per 5 progetti che, in seguito all’ampia e qualificata partecipazione riscontrata, sono diventati 33.500 dollari per 13 progetti. Fra quelli selezionati: 7 vincitori nella categoria video, 2 nella categoria grafica, a cui si aggiungono 4 menzioni d’onore (3 per il video, 1 per la grafica).
Tra i beni invisibili presenti nei video premiati, due abruzzesi: lo splendido Palazzo Pica Alfieri, ubicato nel centro storico della città dell’Aquila, chiuso e puntellato dal 6 aprile 2009, e l’Oratorio di San Pellegrino a Bominaco (Aq) che, pur essendo stato restaurato di recente, non prevede agevoli modalità di fruizione; il Casino di Caccia di villa Perabò a Varese con il suo ciclo di affreschi di soggetto profano, di derivazione nordica, risalenti alla metà del XVI sec.; Villa De Pasquale a Contesse (Me), edificata nel 1912 in stile neorinascimentale e liberty, con annesso stabilimento industriale di proprietà della famiglia che produceva profumi ed essenze aromatiche di agrumi e gelsomino. Un video è dedicato al lavoro dei volontari che, grazie al loro impegno, rendono accessibili molti luoghi artistici, in particolare l’Oratorio di Santa Margherita, la Scuola della Carità, la Torre dell’Orologio di Padova. L’elenco completo, con relativi link ai video, è consultabile qui.
Un bell’esempio di sensibilizzazione e partecipazione collettiva, promossa da un privato che conferma il suo impegno nel settore.
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