La Fondazione del Monte di Rovigo propone Gabbris Ferrari
Rovigo. La Fondazione Banca del Monte, insieme ai comuni di Rovigo e Lendinara e all’azienda Guerrato S.p.A, prosegue il progetto «Cultura in Polesine nel Novecento veneto», attraverso la rassegna «Il paesaggio inquieto di Gabbris Ferrari», scenografo e artista rodigino già anche direttore del locale teatro e assessore, oltre che con un evento dedicato al rapporto intrattenuto dal critico d’arte Giuseppe Marchiori con il ‘900 e soprattutto con il Fronte Nuovo delle Arti. La mostra di Ferrari, curata da Ivana D’Agostino presso la Pescheria Nuova e l’ex Monastero Olivetano, raccoglie dipinti realizzati dal pittore tra 2010 e 2011 e anche una serie di progetti scenici frutto del suo lavoro teatrale. I dipinti proposti dalla «piccola» Fondazione Banca del Monte, presieduta da Adriano Buoso, sono di grande formato e risentono dell’influenza di grandi artisti come Paul Klee, Osvaldo Licini, Emanuele Luzzati che nella sua produzione realizzò anche numerose scenografie teatrali. L’esposizione di 70 pezzi è suddivisa in cinque sezioni: I legni, Geometrie e paradigmi, Il paesaggio inquieto, 2012 Nuova Itaca, La percezione: sesto senso. Nei Legni, definiti una sorta di «ready-made polesani, relitti lignei trasportati e restituiti dal Po», legati alla produzione degli anni ’70 del maestro. La tendenza a ordinare lo spazio ed elaborarlo geometricamente attraverso il segno sulle lavagne scolastiche per svilupparlo poi con proporzioni armoniche in cui dare posto a solidi geometrici metafisici, si riscontra nelle opere della sezione Geometrie e paradigmi e nell’ultima sezione della mostra, La percezione: sesto senso. Il viaggio invece racconta della vita di Ferrari passata finora tra Rovigo, Urbino, Venezia e alcuni viaggi illustrati negli spazi 2012 Nuova Itaca e Il paesaggio inquieto. Compaiono qui giocose macchine volanti, biplani con le ali di tela cerata e la carica a molla dell’elica per viaggi improbabili che sorvolano paesaggi dai colori di una trasparenza acquorea brillante, popolati, a volte, come in A volo d’uccello in pieno sole di macchinerie sceniche trasformate in molazze per il cemento, mimate da coni capovolti, che hanno tuttavia ormai perso tutto il sussiego astratto dei solidi geometrici, inseriti da Gabbris Ferrari nei suoi Armadi della Metafisica. S.L.
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