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Culture matters

  • Pubblicato il: 22/01/2018 - 11:29
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CS

L’ultimo censimento del Terzo Settore dell’ISTAT mette a fuoco piccole e grandi realtà che palesano una risorsa cresciuta per rispondere ai bisogni emergenti delle comunità, con giovani che “inventano un futuro ecosostenibile, un presente da condividere e strumenti per rigenerare spazi con un nuovo slancio culturale e una ricerca del senso più profondo della vita. Soprattutto al Sud che registra il più alto tasso di natalità delle iniziative, anche se Lombardia e Veneto restano le regioni con la presenza maggiore di istituzioni (…). E’ un fenomeno rilevante che crea occupazione qualificata, genera capacità manageriali, offre opportunità imprenditoriali, produce upgrading tecnologico”
 


Il non profit, in quindici anni ha registrato una crescita del 40% degli occupati, portando a 800mila i dipendenti, sempre più giovani, che si aggiungono ai 5,5 milioni di volontari (+16,2% sul 2011). Istat legge un settore in espansione  nei dati appena diffusi del nuovo censimento del Terzo Settore (ne parla in questo numero A.Cicerchia) che rileva 336.275 soggetti (+l’11,6% sul 2011).  1167 sono le Fondazioni, con attività prevalente nella Cultura.
 
Piccole e grandi realtà che palesano una risorsa cresciuta per rispondere ai bisogni emergenti delle comunità, con giovani che “inventano un futuro ecosostenibile, un presente da condividere e strumenti per rigenerare spazi con un nuovo slancio culturale e una ricerca del senso più profondo della vita. Soprattutto al Sud che registra il più alto tasso di natalità delle iniziative, anche se Lombardia e Veneto restano le regioni con la presenza maggiore di istituzioni (…). E’ un fenomeno rilevante che crea occupazione qualificata, genera capacità manageriali, offre opportunità imprenditoriali, produce upgrading tecnologico”
 
E in questa ultima ondata di crescita a prevalere sono le realtà che si dedicano alla Cultura, sport e ricreazione (30%), non più legate alla conservazione dei beni culturali, come evidenzia Paolo Venturi, direttore di AICCON, ma ai “modi per condividere ricerca di senso, diventando un potente rigeneratore di luoghi collettivi abbandonati”.
Spuntano ovunque community hub abitati da una pluralità di soggetti che si dedicano ad attività diverse perchè “per i risvegli serve un ecosistema”. L’incremento più deciso delle realtà non profit è in Campania (+ 33%) quasi “un antidoto” all’assenza di opportunità per la generazione dei Millenials.
Proprio quella Campania, Napoli per l’esattezza, la città delle contraddizioni, che il nostro network ha indicato come laboratorio 2017 di una rinnovata energia attraverso la cultura.  Abbiamo lasciato il compito di commentare al giurista prof. PierPaoloForte, Presidente del Madre, il museo che è stato da traino nella nuova stagione di fermenti.
 
Fermenti, modi diversi di produrre socialità che segnalano le proprie potenzialità in tutta l’Europa. Per questo EFC, European Foundation Center, l’Associazione delle principali organizzazioni filantropiche europee, presieduta da Massimo Lapucci - Segretario Generale di Fondazione CRT e diretta da Gerry Salole - con il quale abbiamo conversato per questo numero- dedicheranno la prossima assemblea annuale  che si terrà a Bruxelles dal 39 al 31 maggio,  alla Cultura come investimento principe per connettere i cittadini e unire le comunità: “Culture matters. This is where the unique nature of philantrophy has a major role to play”. Hanno un potenziale di grande impatto gli oltre 140mila gli enti filantropici made in EU e contano per 60 miliardi l’anno, come rivela lo studio di EFC con Dafne –Donors and Foundation network in EU, che, con un’azione congiunta di advocacy, reclamano alla comunità la creazione di un contesto normativo che consenta di aumentare l’efficacia dell’azione.
 
Quale significato ha l’enorme patrimonio culturale europeo per i cittadini?  Prova a dare risposte e stimoli di discussioni un imperdibile lavoro corale di Cartaditalia (recensione di V. Montaldo)  commissionato dall’istituto italiano di Cultura di Bruxelles sull’Anno europeo del patrimonio, con la curatela di Pier Luigi Sacco, perchè “mai come in questi anni si è parlato di Cultura, eppure dietro un superficiale irenismo di facciata, vengono covate tensioni profonde e devastanti”. Come cogliamo l’opportunità di elaborare nuovo pensiero nell’onda dei nazionalismi e delle spinte a destra che connotano le scelte politiche dei cittadini europei, partendo dallo sguardo alla nostra penisola, alla vigilia di elezioni politiche  in cui la sinistra è evaporata in lotte intestine?
 
“Nel 2018 l’obiettivo numero uno è provare a capire cosa sta accadendo“, come leggiamo nell’interessante overview di Morning Future che ripubblichiamo “la parola chiave sarà contaminazione”.  
Per questo abbiamo scelto di aprire il nuovo anno restituendo in questi tempi ibridi alcuni commenti su molte delle ricerche recentemente pubblicate, in ambiti diversi ma correlati,  tra cui la quinta edizione del Rapporto Istat sul BES (Benessere equo e Sostenibile) (lettura di F. Mannino) ci porta a fare chiarezza sul senso della partecipazione culturale, diversa sostanzialmente dal consum, al rapporto “
 
A fianco del cambiamento del capitalismo che trova il sociale nei profitti, anzi della biodiversità dei capitalismi che stanno emergendo, la parola fiducia ritorna di moda.
La Blockchain è forse una delle disruption più potenti che abbiamo di fronte,  sottovalutata dai più, che si basa sulla fiducia: ha caratteristiche innovative paragonabili all’impatto dei social network sulle relazioni interpersonali e  sta gettando le basi per la crescita non solo nel settore economico e finanziario, ma nella società nel suo complesso. E’ una tecnologia che molti definiscono  “l’Internet delle transazioni” capace di decentrare e democratizzare scambi e relazioni, abbattendo l’intermediazione, accelerando gli scambi decentrati, riducendo le asimmetrie informative,  in grado di offrire nuove soluzioni Il  potenziale è inimmaginabile, con soluzioni ancora da esplorare che vanno ben oltre le criptovalute oggi in mano alla speculazione finanziaria. Tra breve in Italia, anche nell’ambito delle industrie culturali e creative ne vedremo l’applicazione. Questa tecnologia postula una relazione tra più persone o gruppi, come nel caso di Helperbit, la piattaforma italiana peer to peer pensata per garantire trasparenza agli aiuti umanitari. Frontiere prima impensabili dove le organizzazioni non profit sono invitate a sperimentare come vediamo con il bando promosso dalla Commissione Europea Blockchain for social good di 5 milioni di euro di cui ci parla C. Casoli in questo numero.
 
Sviluppi che necessitano di ricerca che trova una delle prospettive più concrete nella programmazione comunitaria arrivata a metà del suo corso, nella quale, con strenua lotta capitanata da Silvia Costa,  sono stati inseriti Patrimonio e ICC-Industrie Creative e Culturali: 70,2 miliardi complessivi, di sui 1158 milioni dedicati ai Societal Challenges di cui ci parla P.Asproni, evidenziando luci e ombre, ma  “il nostro paese si conferma competitivo sulla creatività, la co-creazione e lo sviluppo di nuovi modelli per la crescita socio-economica e culturale: nei bandi Euro 2014-2015 si è conquistato il 15% del totale dei finanziamenti e su Co-Creation il 12%”. Il punto debole dell’Italia pare l’oversubscription rate, troppe applicazioni-poche delle pmi-  che corrispondono a una riduzione delle voci di bilancio nazionale dedicate allo sviluppo e alla ricerca. E si ricorre all’Europa tanto discussa.  
 
Conoscere, conoscersi per capire. Il nuovo anno parte da un’ampia condivisione delle ricerche e da approfondimenti editoriali su nuove aree La nostra testata vuole essere luogo di reale scambio e confronto e per rispondere alle sollecitazioni dei lettori, con il loro contributo,  è in cambiamento continuo. Ecco le prime novità del 2018.
 
Una delle sezioni più lette  riguarda le schede conoscitive delle Fondazioni che risalgono all’ultima ricerca varata con il Giornale dell’Arte del 2014. Riprenderemo quest’anno i lavori del tradizionale rapporto annuale, partendo dalle 138 Fondazioni d’impresa del nostro paese per comprendere l’evoluzione delle loro strategie di investimento in cultura. A febbraio verrà lanciata il nuovo censimento,  in collaborazione con Italia non profit e con diversi partner accademici. Partecipare per conoscere e per farsi conoscere è una opportunità.
 
Gli esiti contribuiranno alla progettazione con Assifero - l’Associazione degli enti della filantropia istituzionale, che ha vinto la candidatura per ospitare in Italia per la prima volta lo European Corporate Foundations Knowledge Exchange (terza edizione di ECFKE,  organizzato nel 2016 a Parigi con INSEAD e nel 2017 a Zurigo con Swiss Foundations). I Forum europeo delle fondazioni d’impresa costituisce una occasione unica di confronto e costruzione di nuove progettualità su temi comuni tra fondazioni europee; è  promosso da DAFNE- Donors and foundations networks in Europe,  di cui Assifero è membro e che riunisce le associazioni di fondazioni dei 25 paesi, si terrà a fine novembre 2018 e avrà un focus sugli investimenti cultura.
 
Vi ricordiamo inoltre la V edizione del premio Cultura + Impresa 2017-2018 sulla piattaforma IdeaTRE60, al quale contribuiamo in giuria fin dagli esordi  e per la creazione della sezione dedicata alle fondazioni.  La partecipazione, gratuita, è aperta   fino al 28 febbraio.
 
Il nostro tratto genetico continua a essere l’innovazione.
Grazie a nuove collaborazioni arricchiamo le esplorazioni con nuove linee di ricerca.
La rubrica “Paesaggi” inaugura appuntamenti mensili sulla Montagna del XXI secolo,  sulle Alpi italiane considerate fragili e marginali, con il prof. Antonio De Rossi, direttore dell’Istituto di Architettura Montana- DAD del Politecnico di Torino, autore dei due volumi “La costruzione delle Alpi” (Donzelli 2014,2016) con i quali è stato  insignito da premi Rigoni Stern e Acqui Storia. Ogni mese De Rossi restituirà “Approcci innovativi per contrastare l’abbandono, la caduta demografica e favorire lo sviluppo socio-economico, con pianificazione territoriale, rivitalizzazione comunitaria di una delle grandi risorse potenziali del nostro paese” che incroceranno le riflessioni in arrivo per febbraio di Filippo Tantillo, coordinatore scientifico del team di supporto al Comitato Nazionale per le Aree Interne,  aree che riguardano tre quinti del territorio, un quarto della popolazione del paese, aree  distanti dalle metropoli, assai diversificate nelle traiettorie di sviluppo ancora  instabili, ma  dotate di potenziale che manca nei grandi agglomerati.
 
La rubrica di ascolto degli artisti si evolverà quest’anno verso “Art for social change”, curata da Roberto Mastroianni. Mai come oggi, ogni forma d’arte ha adottato, reinterpretato e denunciato il tema chiave che sta cambiando le geografie sociali, le migrazioni: dalle testimonianze documentali alle tensioni epiche, agli approcci empatici. Nella dicotomia degli scenari dell’arte del nostro tempo che vanno dalla celebrity culture, del mercato dominante, dei grandi eventi internazionali e dell’intrattenimento nella dilagante superficialità, troviamo sempre più artisti che ri-affermano impegno e partecipazione.  E molte istituzioni culturali si stanno avvicinando, al di là di felici progetti pilota, a un approccio più consapevole del loro ruolo di enzima biologicamente attivo in società plurali. Anna Chiara Cimoli e Maria Vlachou, blogger di museum&migration, ci guideranno in questa lettura.

Continueremo ovviamente a seguire la Riforma del Terzo Settore, alle prove del nuovo esecutivo e l’impresa culturale, temi sui quali sono state calde le nostre colonne. Lasceremo spazio alle diverse opinioni come conferma questo numero nel quale abbiamo accolto una riflessione a tre voci sul modello della fondazione di partecipazione come forma ideale per configurare una governance di beni pubblici che privilegi processi partecipati. Una formula giuridica che seguiamo con attenzione fin dagli esordi. Un monito ai lettori, alla prova dei fatti, dal numero rilevante di fondazioni in difficoltà o ingessate: la scelta di un modello giuridico è risposta di una visione, di una strategia, di condizioni di contesto. Non è la soluzione per ogni situazione. E non lo sarà fino a quando gli enti strumentali, non essendo patrimonializzati, saranno ostaggio della politica o strumento. La dipendenza delle Fondazioni dai contributi pubblici, che pagano con anni di ritardo, rende la struttura debole e ricattabile. “Le fondazioni italiane di partecipazione per la gestione di beni pubblici sono degli ircocervi, degli ibridi geneticamente manipolati che prima o poi manifestano la loro debolezza”.
 
Così sta accadendo alla Fondazione Torino Musei, progressivamente indebolita e non solo dalla contrazione delle risorse pubbliche, ma dalla politica; non ha goduto della indispensabile autonomia necessaria a fare il vero salto di qualità, quello che porta invece  i Trust anglosassoni a una gestione virtuosa dei musei così governati. Ieri una risorsa ha lasciato il campo. Si è dimesso il Segretario Generale, Cristian Valsecchi, leggiamo “per nuove opportunità professionali”. A lui, i nostri migliori auspici.
 
Buona lettura
 
Grazie a chi ha reso possibile questo numero: Patrizia Asproni, Vittoria Azzarita,  Claudio Bocci, Benedetta Bodo, Marco Cammelli,  Silvia Cacciatore, Cristina Casoli, Paolo Castelnovi, Annalisa Cicerchia, Elena Ciresola, Stefani Consiglio, Antonio De Rossi, Marco D’Isanto, Emanuela Gasca, Alessandra Rossi Ghiglione, Sendy Ghirardi,  Elena Lombardo,  Ciccio Mannino, Valentina Montalto, Sara Marceddu, Francesca Panzarin, Giangavino Pazzolla, Alessandra Rossi Ghiglione, Agostino Riitano,  Catterina Seia, Francesca Sereno,  Alessia Zorloni. 
 
In partnership con Classis Capital, Fondazione CRC, Fondazione Exclusiva, Museo Marino Marini.