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ALL’APERTO CON ZEGNA. PER FARE LUOGHI ATTRAVERSO LA COMUNITÀ

  • Pubblicato il: 14/04/2017 - 22:32
Rubrica: 
FONDAZIONI D'IMPRESA
Articolo a cura di: 
Giangavino Pazzola

All’aperto è un progetto ideato dalla Fondazione Zegna per stimolare l’accessibilità alla fruizione dell’arte contemporanea: un’interazione tra artisti e la comunità locale, e ripensare gli spazi di una realtà territoriale complessa per farne luoghi d’interesse su scala nazionale e internazionale. Curato da Andrea Zegna e Barbara Casavecchia, dal 2008 ad oggi, con cadenza quasi annuale, All’aperto genera nel territorio di Trivero delle opere di arte pubblica site specific, coinvolgendo nel tempo autori come Daniel Buren, Alberto Garutti, Stefano Arienti, Roman Signer, Marcello Maloberti, Dan Graham, Liliana Moro. Un notevole sforzo in termini progettuali, considerata la dislocazione geografica rispetto alle mappe “tradizionali” del mondo dell’arte, ma con impatti significativi sul senso del territorio e della comunità. L’edizione di quest’anno ha registrato uno scarto pratico, sviluppandosi con una serie di laboratori che hanno fatto emergere la dimensione immateriale dei processi sociali e cognitivi che avvengono in quel luogo. Protagoniste di All’aperto 2016 sono state Laura Pugno – artista dai natali triveresi – e Alek O, con progetti restituiti alla comunità e agli addetti ai lavori attraverso una mostra documentativa finale. E stata prodotta e acquisita, inoltre, la composizione sonora di Valentina Vetturi, intitolata Alzheimer Café, che ha collaborato con il Centro Diurno Alzheimer “Antonio Barioglio” e la Casa di Riposo "Sella Borsetti Facenda" a Mosso. Abbiamo discusso con Andrea Zegna e Laura Pugno del progetto dell’artista “Ci vediamo in centro” .
 


 
Trivero (Biella) – Anticipavamo che Trivero è una realtà territoriale complessa. Questo piccolo agglomerato di frazioni in provincia di Biella, infatti, è un comune sparso di 6.200 abitanti, composto di 37 unità raccolte tra loro dal punto di vista amministrativo. La casa comunale si trova in frazione Ronco, mentre chiese, scuole, uffici e altre strutture sono dislocate nella miriade di frazioni attorno.
Nel 1911 Ermenegildo Zegna e i suoi fratelli fondarono proprio qui il lanificio che negli anni successivi divenne un marchio prestigioso, esempio della cultura del made in Italy sulla scala mondiale. Una passione per il proprio territorio che è diventata nelle generazioni anche un progetto di valorizzazione e tutela ambientale, grazie ai progetti della Fondazione Zegna. Alla fine del 2000, infatti, la famiglia decide di dare continuità ai valori, al pensiero e all'azione di Ermenegildo Zegna e, seguendo il suo esempio, danno vita ad un soggetto istituzionale orientato alla «protezione dell'ambiente naturale, il benessere sociale e lo sviluppo culturale della comunità locale» composto Casa Zegna, archivio storico e polo di aggregazione culturale, e l'Oasi Zegna, «un laboratorio all'aria aperta di oltre 100 km2 che valorizza la relazione tra uomo, cultura della montagna e natura». Identità locali e rappresentazioni di essa si sovrappongono a valori culturali sedimentati, in una interazione continua con i flussi di informazione e conoscenza che il gruppo Zegna – e la sua filiera produttiva – attivano sul territorio.
La linea curatoriale dell’edizione 2016 di ALL’APERTO, «a cura di Andrea Zegna e Barbara Casavecchia, progetto nato con l'intento di rendere fruibile l'accesso all'arte contemporanea e ai suoi valori», si è basata sulla selezione di giovani artisti italiani, ai quali è stato chiesto di dialogare con gli studenti delle scuole e sviluppare dei laboratori inediti. La mostra finale, illustrandone i risultati, lascia intuire delle tematiche interessanti. Abbiamo cercato di approfondirle in relazione al progetto sviluppato da Laura Pugno, in una conversazione a tre insieme anche ad Andrea Zegna.
Si è partiti dalla specificità del posto, la peculiarità geografica e la memoria storica, e da una domanda in apparenza semplice, ma controversa: qual è il centro di Trivero? Da tale quesito, la comunità di ragazzi ha affrontato un’esperienza aperta sul tema del paesaggio e della percezione del luoghi che si ritengono “conosciuti”. Insieme ai mediatori didattici di DiogeneLab, Pugno ha chiesto ai partecipanti di individuare delle immagini raffiguranti un luogo importante, intimo, stimolante. In secondo luogo, sono stati collezionati gli scatti, aggiungendone degli altri catalogati con l’aiuto delle lavagne interattive in dotazione ad ogni classe. Ogni ragazzo è intervenuto sulle immagini attraverso dei fili colorati o delle graffette da pinzatrice, raffinando un processo di osservazione e selezione del reale ed evidenziando la sua scelta con un intervento artistico e creativo. Queste azioni portavano i ragazzi a riflettere, attraverso l’uso dell’immagine – sull’identità del loro paese: “mi è sembrato interessante proporre una sorta di ricostruzione insieme psicologica e visiva del territorio triverese, sulla base delle testimonianze di alcuni dei suoi più giovani abitanti. L’idea di centro applicata a un luogo chiama in causa associazioni di tipo affettivo, sociale, funzionale, culturale, fisico, immateriale, commerciale, e via dicendo. Non avere un centro storico convenzionale, o dei vincoli di tipo fisico o socioculturale, ci ha permesso di avere libertà nello scrivere e disegnare una nuova idea di “centro”, che facesse leva sulla sensibilità dei ragazzi».
La geografia del quotidiano ha un valore importante per la comprensione delle funzioni e degli usi che una comunità ha del territorio, e l’uso dell’immagine (da un punto di vista metodologico) ha rivestito un agente stimolatore per raffinare gli strumenti di interpretazione della realtà. «Le tecnologie ci hanno aiutato ma, in questo processo, fiducia e collaborazione sono state due variabili determinanti per la riuscita del laboratorio. Ho anche presentato il mio lavoro, raccontando loro come uso le immagini. Le reazioni sono state interessanti, anche perché gli studenti non hanno la possibilità di capire, attraverso l’insegnamento della storia dell’arte nelle scuole, che si possa fare gli artisti come professione. Se l’istituzione non ti mostra quali possibilità hai per sviluppare i percorsi della tua carriera, come puoi pensare di orientarti a tale percorso?
Questi scatti, oltre a diventare parte integrante della mostra, «sono il materiale che forma il libro” Ci vediamo in centro – racconta Andrea Zegna – che ci ha permesso di far emergere i luoghi maggiormente frequentati dai ragazzi di Trivero».
Un lavoro prezioso anche in termini di policy making locale, perché offre uno spaccato di come viene percepito questa realtà. In questo senso, «un segnale significativo è che siamo stati invitati a presentarlo nell’ambito di un consiglio comunale che si svolgerà prossimamente. Se questa fotografia fosse stata fatta venti anni fa, o fosse fatta oggi su fasce di popolazione altre, le mappe cognitive di Trivero sarebbero diverse». Oltre ad agire sulla comunità locale, dunque, questa metodologia potrebbe avere output validi per capire come si evolvono le mappe della vita sociale e culturale dei cittadini, e quali istituzioni formative condizionano maggiormente la vita delle persone.
La Fondazione Zegna – con questo progetto e con le altre attività che vengono realizzate a Casa Zegna – cerca di stimolare, da un punto di vista strategico, la discussione e l’arricchimento della comunità locale attraverso l’arte, «facendosi carico totalmente della produzione dei progetti (realmente fuori scala per i budget di un piccolo comune), del compenso per gli operatori coinvolti, dell’acquisizione dell’opera o dei diritti collegati ad essa, della comunicazione e della logistica. Le facilitazioni messe a disposizione dagli enti di governo del territorio sono da intendersi come grande disponibilità all’ascolto, nell’uso degli spazi e nelle azioni di collegamento necessarie per le realizzazioni.
Un lavoro di mediazione culturale che è anche orientata ad attrarre nel territorio di Trivero una comunità di addetti ai lavori, pubblico che viene coltivato nel tempo attraverso una comunicazione forte (soprattutto con le realtà di Milano e Torino), la documentazione dei lavori attraverso un catalogo annuale, public program nelle principali istituzioni lombarde e piemontesi e conferenze nelle accademie.
 Sovente l'idea di comunità è vissuta in modo pregiudiziale, concepita in termini di mancanza di competenze da parte degli individui, di chiusura, ma nel caso del lavoro portato avanti da Fondazione Zegna la comunità è la risorsa, diventa un motore e il termine ultimo per l'attività che si realizzano, in modo da affrontare tali limiti (fisici, educativi, culturali) e tentare di superarli in maniera corale. In questo senso l’arte e la cultura, il prendersi cura, operano come agenti per la lotta contro le disuguaglianze strutturali, indipendentemente dall'esperienza singola degli individui.

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