Venezia, la Biennale sarà un «palazzo enciclopedico»
Venezia. «Il Palazzo Enciclopedico»: è questo il titolo della55ma Esposizione Internazionale d’Arte di Venezia, in programma dal 1° giugno al 24 novembre 2013 ai Giardini di Castello e all’Arsenale (vernice 29, 30 e 31 maggio), scelto di comune accordo tra il presidente della Biennale, Paolo Baratta, e il curatore, Massimiliano Gioni.
Il riferimento è all’utopico progetto, ovviamente mai realizzato, dell’artista autodidatta e italoamericano Marino Auriti che il 16 novembre del 1955 depositava, presso l’ufficio brevetti statunitense, il progetto per costruire un edificio di 136 piani, alto 700 metri, per un’estensione di 16 isolati a Washington, allo scopo di contenervi più o meno l’umano scibile. Di tanta mania di grandezza rimangono gli schizzi elaborati da Auriti in un garage della Pennsylvania, di cui un esempio dovrebbe essere esposto a Venezia, insieme al modello di un ipotetico edificio realizzato con materiali riciclati o di uso comune, come il pettine.
Il palazzo come metafora, sostiene Massimiliano Gioni, una specie di (immateriale?) Wunderkammer, che raccoglie nelle sue stanze immagini memorabili, ma che ha anche precedenti storici, come il teatro della memoria progettato nel Cinquecento dal venezianoGiulio Camillo o, con riferimento più consono alla storia della Biennale, il Palazzo di Cristallodella prima Expo di Londra del 1851.
In questo contesto rimane prioritaria per Gioni, l’esigenza di strutturare la conoscenza per porre un argine al diluvio di immagini che ci travolgono. Insomma contenere il bombardamento esterno per dare spazio anche alle immagini che si formano nella nostra mente, concetto già caro a Giorgio de Chirico che scriveva di «immagini volatili nel nostro cervello», per reinventare il mondo attorno a noi e permettere a ognuno di costruire una propria cosmologia.
Non solo agli artisti di professione, ma anche a quelli dilettanti, come Auriti, secondo una concezione antropologica dell’arte già teorizzata da Hans Belting e che rappresenta un’espansione del concetto di internazionalità, una volta constatata l’impossibilità di rappresentare, ogni due anni, lo stato dell’arte.
Quanto ai nomi, top secret. Ci saranno anche presenze storiche, assieme a quelle contemporanee «ma senza farsi prendere, chiosa Gioni, dall’ansia della prestazione inedita con opere fatte ad hoc per l’occasione». Per sottolinea emozionato come molti padiglioni presentinoartisti suoi coetanei, ovvero intorno ai quarant’anni.
Sulle dimensioni della manifestazione non si pronuncia, ma sta cercando nuovi spazi oltre a quelli canonici. Modello Kassel? «A differenza di Kassel cercheremo di offrire un contesto tematico più coeso», conclude.
Quanto all’impostazione generale della manifestazione, Baratta rivendica la validità della formula che risale al 1998 (suo primo anno di presidenza): una mostra internazionale, affidata a un curatore, responsabile delle sue scelte, e la partecipazione dei padiglioni stranieri. Che lievitano a 93, con la prima volta di Bahamas, Regno del Bahrain, Repubblica del Kosovo,Kuwait, Maldive, Costa d’Avorio, Nigeria e Paraguay.
La novità più importante, dopo tanti preannunci, è la conferma della Santa Sede, che da parte sua ha individuato un tema da proporre agli artisti: l’illustrazione dei primi libri della Genesi. Una cosmologia universale, anzi fondante l’Universo.
Quanto al budget, confermato quello del 2011, intorno ai 13-14 milioni. All’istituzione saper coinvolgere gli sponsor; a Gioni reperire risorse di fondazioni e affini.
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da Il Giornale dell'Arte, edizione online, 25 ottobre 2012