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VeDrò Italia e Francia

  • Pubblicato il: 12/10/2012 - 20:59
Rubrica: 
NOTIZIE
Articolo a cura di: 
L. Maria Rita Delli Quadri

Roma. L’immagine guida della serata è stata «La zattera della Medusa» di Theodor Gericault: un omaggio agli ospiti francesi, certo, ma soprattutto un emblema della situazione attuale, in cui la cultura sembra essere una delle ultime occasioni di salvezza per una società, quella occidentale, in pieno naufragio sociale ancor più che economico.
Cultura ed Economia, visti e interpretati da Italia e Francia, sono stati i temi dell’incontro nella sede romana della Edison e organizzata da VeDrò,- il think thank creato da Enrico Letta, lo scorso 8 ottobre, con una particolare attenzione alla via europea dei finanziamenti alla Cultura, sempre più destinata a dover fare ricorso ai privati e alla loro partecipazione.
Nel confronto tra situazione italiana e situazione francese emerge una netta differenza: mentre l’Italia è ancora legata all’idea di un privato che partecipa ai finanziamenti per garantire la vita delle istituzioni culturali, la Francia comincia a far prevalere l’ottica del finanziamento alla produzione di cultura, quindi alla creatività.
In particolare, il professor Pierre-Jean Benghozi, docente presso l’Ecole Polytechnique, ha posto l’accento sugli effetti dell’uso delle nuove tecnologie sulla struttura del mercato, e su quella delle fasi di produzione culturale. L’uso di Internet, la condivisione generalizzata e immediata delle informazione e degli stessi contenuti culturali, le possibilità illimitate di creazione, fruizione e riproduzione, ci stanno, infatti, introducendo in un’epoca in cui la creazione di un’opera non è più un fatto «individuale», bensì, al contrario, un fatto «collettivo». Un’epoca che prevede l’esistenza di veri e propri ecosistemi creativi, in cui agiscono e operano figure diverse ma tra loro strettamente complementari: dai mecenati ai tecnici, dai puri creativi ai progettisti . In questo scenario, i finanziamenti vanno destinati ad interi cluster dell’industria creativa e culturale, di cui, in Italia, abbiamo solo rari e sporadici esempi, come nel caso dei distretti di recente creazione in Lombardia. Un tema al centro del programmi comunitari di Europa 2020.
Il punto è quindi stimolare la produzione dei contenuti, oltre che il consumo di cultura e  le forme innovative di finanziamento privato.
Rispetto al quadro di riferimento, tracciato da Beghonzi e da Michele Trimarchi, Professore di Economia della Cultura all’Università di Bologna, dai contributi di diversi operatori e teorici dei settori culturali emerge la necessità di ricostruire fiducia e rispetto tra mondo dell’impresa e mondo culturale, minato da ritardi e difetti nella macchina istituzionale italiana, che ancora oggi ha un’estrema difficoltà di programmazione, decisiva per attrarre investimenti costanti.

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