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UNA CITTÀ PER GIOVANI. LA MANIFATTURA-DIGITALE E ARTIGIANA- TORNA IN CITTÀ. LA STAGIONE EUFORICA DI MILANO 4.0 TRAINERÀ L’ITALIA?

  • Pubblicato il: 19/04/2017 - 11:30
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CS

Si sente ancora l’eco degli applausi a scena aperta dall’opinione pubblica internazionale per la Milano del Salone del Mobile, percepita al centro di un nuovo ri-nascimento e la città, con derby in pareggio delle due squadre di calcio ormai cinesi, gioca d’anticipo segnando un nuovo goal.  
Com’è lontano il Novecento. Milano propone un’ambiziosa visione del mondo, politica, economica e sociale, che punta a ridefinire l’identità della città come traino al Paese, partendo dallo sviluppo tecnologico. Milano guarda a città che come Barcellona, Parigi e Marsiglia, hanno creato aree urbane di Fab City, industrie del futuro, ri-costruendo una vocazione manifatturiera. Ha una peculiarità: il capitale di 36mila imprese e 13mila artigiani che rappresentano un quarto del suo PIL, sul quale fare innovazione. Milano è la quarta economia europea per crescita, è seconda solo a Berlino per crescita dell’attrattività turistica. Ma ha conosciuto up e down. “La città si è svuotata dagli anni Settanta per effetto della de-industrializzazione. La trasformazione tecnologica epocale è uno sconvolgimento. E’ meglio agire che subire. Facciamola diventare un’opportunità”, afferma l’assessore alle politiche del lavoro e attività produttive della Città, Cristina Tajani, pensando alle desertificazioni esito della de-industrializzazione. “Affinchè lo sviluppo tecnologico divenga abilitante e generi valore e qualità della vita occorre investire mettendo i giovani al centro delle politiche.”

 

 
A Base - il nuovo spazio per contaminare Arte-Impresa-Tecnologia-Welfare, nato negli ex stabilimenti dell’Ansaldo, simbolo della Milano industriale- Palazzo Marino lancia una sfida culturale alla manifattura urbana per creare occupazione giovanile.  Il Sindaco Beppe Sala presenta le linee di indirizzo sulle quali ha stanziato dieci milioni di euro. E’ il progetto “Manifattura Milano 4.0”, primo in Italia nel suo genere: una chiara strategia che propone la città come laboratorio delle traiettorie di sviluppo del Paese, per creare un eco-sistema favorevole all’insediamento, alla crescita del nuovo artigianato nella quarta rivoluzione industriale, che tocca tutti i settori e in profondità il tessuto produttivo delle PMI.
Nel piano Milano c’è la volontà di essere promotori di una riconversione. Parole d’ordine: “riempire i vuoti”. All’avvio la mappatura degli “spazi non utilizzati o sottoutilizzati in città e nelle aree periferiche”, afferma Tajani. Si  appresta a varare un protocollo d’intesa con il MIUR, per proporre i nuovi luoghi del fare come laboratori, esperienza  perno dell’alternanza scuola lavoro.  Verranno creati percorsi per costruire nuove competenze informatcihe, tecniche scientifiche per i “nuovi artigiani”, in collaborazione con realtà come MI Generation Lab, per portare i fab-lab negli istituti tecnici. “Le nuove produzioni richiedono più progettazione, adattamento alla clientela, attività di marketing, maggior cura” scriveva Innocenzo Cipolletta su Industria. 
Nelle aree dismesse nasceranno hub per community di start up, maker, co-working. Individuati i primi due: un immobile di mille metri quadri di proprietà del Comune preso in carico da Fondazione Giacomo Brodolini, Italia Camp srl e l’Università Luiss Guido Carli varerà a giugno il Muhma. A Quarto Oggiaro vedrà la luce il prossimo anno Smart City Lab, gemello dell’incubatore d’impresa FabriQ, per progetti imprenditoriali sulla città intelligente. Le  produzioni saranno orientate a “una progettazione con basso impatto ambientale, sempre più custom-made, grazie a stampanti 3D, Internet delle cose, realtà aumentata che si uniscono e amplificano il saper fare artiginale”, considera Ivan Scalfarotto, sottosegretario del Ministero dello Sviluppo Economico ”Gli hub milanesi si muovono nel programma di Governo, Industria 4.0, non dimenticando che l’Italia intera è seconda in Europa solo alla Germania come potenza manifatturiera”.
 
Fondi e impegno pubblici che chiamano fondi e impegno privato.  Sala lancia l’appello agli stakeholders. Sopra Base, in via Bergognone, ha sede “Cariplo Factory”, il polo di open innovation e talent management in cui l’omonima fondazione ha già investito 10 milioni di euro in tre anni per unire le potenzialità del non profit e del profit, innovazione tecnologica e sociale.  Investimenti pubblico-privati che devono trovare nella snellezza amministrativa la spinta alla nuova produzione. La Regione Lombardia, come di rado accade, ha approvato all’unanimità la Legge “Manifattura 4.0” per le aziende che declinano la loro attività in base a criteri di ricerca, innovazione e competività, con fondi europei, abbattimento di imposte e agevolazioni fiscali e immobiliari.
Il percorso di questo disegno è stato lungo. Nel 2009 Richard Sennet teneva all’Università di Bologna una memorabile lectio magistralis, “Le mani per pensare”  che illuminava le riflessioni. Nel 2011 Stefano Micelli, docente di Economia e Gestione delle Imprese presso l’Università Cà Foscari, pubblicava con Marsilio “Futuro Artigiano”, giunto all’ottava ristampa e oggi integrato da “Fare è innovare” edito dal Mulino. Una stella polare per la ri-nascita economica e le trasformazioni sociali. Proprio quell’anno, chi scrive lo utilizzò nell’alta formazione corporate e lo donò a molti direttori delle istituzioni culturali, come fonte di ispirazione sulle evoluzioni attese dei pubblici (forse ora verrà rispolverato), perchè “ogni impresa diventerà artigiana, a prescindere dal settore, in grado di corrispondere al desideri del pubblico, con un mix di saper fare e nuove tecnologie”, ci ricorda Francesco Cancellato su Linkiesta.
Il percorso ha incrociato la visione e la progettualità di Piero Bassetti che si è fatto ambasciatore con la sua Fondazione che aggrega forze imprenditoriali e istituzionali, anche negli States ed è  stato rappresentato  nella mostra New Craft,  curata da Micelli nella XXI Triennale. Proprio Micelli è una delle teste pensanti del progetto, con quell’Annibale D’Elia che nel regno di Vendola aveva curato nella Regione Puglia il programma “Bollenti Spiriti” e ora è salito al Nord per collaborare con il settore Economia urbana del Comune di Milano.
 
In questo numero
Il modello “Milano”, città che ha ritrovato il suo orgoglio e dà segnali di una società che sa muoversi insieme,  può toccare orizzontalmente il Nord da Est (“Una Road Map per la Cultura Metropolitana” di A. Nutolo su questo numero) a Ovest e incontrare il centro Sud che sta esprimendo aree di grande vitalità, con Napoli come epicentro, città che sta conoscendo una nuova stagione che muove dalla cultura e attrae pubblico e investimenti (segui gli articoli di A. Rosica).
E’ un cambiamento culturale profondo in atto che unisce ancor più il mondo dell’impresa a quello della cultura, come ci esprime Patrizia Asproni: un contesto vitale in grado di accogliere e generare innovazione ha necessità di idee che dall’arte camminano nella vita, di guardare oltre, moltiplicare i punti di vista. E per entrambi i mondi cambiano radicalmente i  comportamenti dei  pubblici, le loro attitudini al consumo. Questa è un’area di comune ricerca (lo ha capito Guggenheim, v. F. Panzarin). L’occupazione creativa come risposta all’automazione, “creare il lavoro e non cercarlo”, secondo il rapporto della Fondazione inglese Nesta (V. Montaldo), l’industria del turismo è una delle prime ad avere anticipato nuove geografie (“Fu-turismi” di M. Friel). Nuove libertà dalle tecnologie abilitanti? Il consum-attore che riprende sovranità con il potere della scelta? (la spinta all’economia circolare, v. Bonotto)
Ma la libertà, da più fronti, pare sotto assedio. Il primo G7 della Cultura, con la “Dichiarazione di Firenze”, in un’ Europa in crisi valoriali presenta un nuovo paradigma comunitario, molto più di una apertura del mondo culturale al dialogo, ma una prospettiva antropologica nuova, una missione verso la coesione sociale (v. M.Zane).
A Torino, agli inizi di aprile, nel primo policy briefing, mai tenutosi in Italia, di Ariadne, la rete europea delle fondazioni filantropiche per i diritti umani e il cambiamento sociale (grazie ad  Assifero - Associazione Italiana delle Fondazioni ed Enti della Filantropia Istituzionale, che ha vinto la call di ospitalità ed è stata insignita per il suo lavoro di advocacy “Hero of the year”) si è parlato di diseguaglianze, dell’incremento delle ingiustizie sociali, della diffusione degli estremismi e della delegittimazione della società civile come dei nuovi trend, sfide centrali per la filantropia, che può vincere la complessità solo con progettualità condivise, premendo sui Governi  in rete,  anche tra fondazioni operative in diversi ambiti di intervento. Hanno dimostrato di volerlo e saperlo fare Acri e Assifero sul tema delle migrazioni, con progetti sempre valutati e accompagnati (V. intervista con Stefania Mancini della Fondazione Cherlemagne e l’articolo su Human Foundation di C. Mannino). Ma nelle Forecast 2017 di  Ariadne, che oggi conta più di 500 finanziatori e filantropi appartenenti a 200 enti d'erogazione che sostengono il cambiamento sociale e i diritti umani in 25 Paesi nel mondo (V. V. Azzarita su Forecast 2017), gli opinion leader intervistati considerano che la cultura scenderà nelle loro agende e quindi nei loro investimenti. Forse la Cultura non ha ancora chiaro il ruolo che può giocare, nell’era dell’“umanità in bancarotta, dignità crocifissa” come direbbe il progressista Papa Francesco? Oppure teme (B. Niessem) che contribuire strategicamente a un nuovo welfare possa essere alternativo e non complementare in un regime di risorse scarse rispetto al ruolo di ricerca, sperimentazione artistica? Ma lo sviluppo del pensiero critico non è forse il ruolo principe della Cultura. Come mi diceva ieri Michelangelo Pistoletto ”siamo ancora ingabbiati in una posizione interstiziale, accessoria e di intrattenimento, anche nel pensiero dell’alta formazione, nella visione politica e non leggiamo le potenzialità dell’arte nel realizzare la forma più alta: la scultura sociale”.
 
 
Questo e molto altro sul numero di aprile 2017 al quale hanno collaborato: Patrizia Asproni, Vittoria Azzarita, Martina Bacigalupi, Annalisa Cicerchia, Martha Friel, Jordi Vaquer Fanés, Ciccio Mannino, Sara Marceddu, Neve Mazzoleni, Valentina Montaldo, Bertram Niessen,  Amerigo Nutolo, Francesca Panzarin, Lisa Parola, Giangavino Pazzolla, Irene Sanesi,  Elena Santagati,  Catterina Seia, Francesca Sereno, Paola Stroppiana, Marina Sorbello,  Massimiliano Zane, Alessia Zorloni.