Sostenibilità culturale: senza progettualità nessuno strumento è efficace
Rivoli (To). Sala colma di amministratori pubblici provenienti da tutta Italia per la prima Giornata di Studi organizzata dal Giornale dell’Arte/Fondazioni, sul tema della governance delle istituzioni culturali alla ricerca di nuove strade di sostenibilità, ospitata nel Castello di Rivoli.
La riflessione, nata su sollecitazione dei lettori e degli enti locali, ha preso avvio dall’analisi del crescente utilizzo del veicolo giuridico della fondazione di partecipazione nella gestione dei beni e degli investimenti culturali. Un’estensione veloce nella numerosità dei soggetti e nella profondità delle azioni, complice la ricerca di nuove forme di cooperazione tra soggetti pubblici e privati per far fronte alla contrazione endemica delle risorse disponibili e al mutato ruolo dello Stato, che non sempre ha portato agli esiti auspicati (cfr. Rapporto Annuale Fondazioni-Giornale dell’arte, maggio 2011). Ugo Bacchella, Presidente della Fondazione Fitzcarraldo, collocando le discussioni nello scenario di comparazione pubblico-privato a livello europeo, ha sottolineato che «la scelta dello strumento è funzione di una strategia in assenza della quale, l’operazione si trasforma in una partita di giro». L’ideatore dello strumento, Enrico Bellezza, già notaio, ha composto il quadro giuridico e i meccanismi operativi, evidenziando luci e ombre della traduzione pratica, pregiudicata in taluni casi dalla replica di logiche di rappresentanza che non premiano la capacità gestionale. Best practice esaminata nella struttura dei suoi conti e dei risultati, la Fondazione Musei Civici di Venezia, a meno di tre anni dalla nascita, vincitrice nel 2011 del premio Pubblica Amministrazione, dell’omonimo Forum. Posizione discussa da Matteo Passione, responsabile per la Fondazione Crt dei progetti di venture philanthropy, l’approccio sposato dall’ente per la costituzione di soggetti autonomi e sostenibili, da affiancare con una strategia di investimento completa, una partnership attiva di lungo periodo. Un modo per contribuire alla crescita di organizzazioni a impatto sociale e non solo dei singoli progetti. La critica mossa allo strumento della fondazioni di partecipazione è la fragilità ricorrente di uno degli elementi costitutivi, il patrimonio, che le rende dipendenti dalle erogazioni. Ci dice Pessione che «non sono più concepibili dazioni a fondo perduto, ma occorre creare le condizioni per garantire futuro». Porta ad esempio l’intervento nella Fondazione Castello Sforzesco Visconteo di Novara, nel quale ha affiancato la riqualificazione architettonica e ora la produzione culturale. Fondazione Crt darà un incentivo di sostenibilità: un euro per il patrimonio, ogni euro raccolto di finanziamento dall’istituzione culturale.
«Il dibattito sulla sostenibilità della cultura è povero, perché povera è la visione del reale impatto trasformativo della cultura sulla società», ci dice Pier Luigi Sacco, preside della Facoltà di Arti, Mercati e Patrimonio culturale dell’Università Iulm Milano, richiamandoci a riflettere sull’evoluzione del ruolo da attribuire alla cultura, in uno scenario di profonda ridefinizione del senso dell’intervento pubblico e alla vigilia di un ciclo importante sulla scala europea, la nuova programmazione dei fondi strutturali 2014-2020. Un 2020 che coincide con una scadenza che si è data l’Europa, dopo il fallimento della strategia di Lisbona e con il nuovo round delle capitali europee della cultura nel quale saranno coinvolti progressivamente Paesi extraeuropei. «I Paesi a livello europeo che hanno i più bassi tassi di accesso culturale sono Italia, Spagna, Portogallo, Grecia e Irlanda». Che rapporto può esistere tra accesso culturale e stabilità finanziaria? «Continuare a ragionare sulla sostenibilità della cultura basato sul modello che contrappone domanda e offerta sul mercato, o addirittura all’interno di un sistema di trasferimenti pubblici, e non sulla produzione, è semplicemente superato dai fatti. Dobbiamo avere il coraggio di capire che il problema può essere ridefinito in un modo tale da aprirci a opportunità che mai avremmo sospettato. Il momento di crisi si può trasformare in una rifondazione delle politiche culturali a livello di territorio», continua Sacco, come un guru, portandoci dall’Europa alla Polonia e da questa a Vicenza, che si ripensa con l’apertura della Basilica Palladiana. Deve essere chiaro il modello di sviluppo condiviso sul quale costruire un percorso partecipato. Senza progettualità, nessuno strumento è efficace.
Materiali distribuiti nell’incontro, testi e stream degli interventi, disponibili sulla nostra hompage e su richiesta ilgiornaledellefondazioni@allemandi.com
da Il Giornale dell'Arte, edizione online, 20 ottobre 2011