Radici. Memoria, identità e cambiamento nell’arte di oggi
Castelbasso (TE). La Fondazione Malvina Menegaz per le Arti e le Culture, istituita nel dicembre 2008, ha una storia che parte dall’avventura, iniziata nel 1996 dall’Associazione Amici per Castelbasso, che è riuscita a fare della cittadina abruzzese un polo culturale d’eccezione, partendo nel 1998 dalla mostra «Trasalimenti – Progetto per l’arte contemporanea» e dal 2001 strutturando «Castelbasso Progetto Cultura», dal quale è ripartita la Fondazione Menegaz che lo fa suo e lo incrementa, potendo contare sulle stesse persone che lo hanno ideato e portato avanti negli anni.
L’obiettivo della Fondazione, dunque, è la «specializzazione territoriale» del borgo medievale di Castelbasso attraverso il sapere intellettuale, favorendo l’incontro di persone e di idee, il confronto tra le arti, il dialogo tra le culture, le occasioni di conoscenza delle espressioni attuali del pensiero e del sapere, in linea con la consapevolezza che il locale è una chance, la tradizione è un orizzonte, l’identità è una conquista, pertanto tutto quell’insieme di specificità locali, simbolicità, territorialità, qualità estetiche e comunitarie, deve rappresentare un’occasione, un’opportunità.
Locale è, quindi, una progettualità situata in un luogo specifico che, però, al fine di sviluppare le sue potenzialità, necessita di dialogo con l’esterno, favorendo la circolazione di persone e di idee e l’incontro con le espressioni attuali del pensiero e della cultura.
In perfetta consonanza d’intenti con lo spirito della Fondazione e nell’ambito di «Castelbasso/Civitella. Cultura contemporanea nei Borghi», dal 30 giugno 2012 è aperta la mostra «RADICI. Memoria, identità e cambiamento nell’arte di oggi», a cura di Eugenio Viola, critico d'arte e curatore della Project Room del Madre di Napoli, che coinvolge grandi protagonisti della scena dell’arte contemporanea.
RADICI prende le mosse dal luogo per cui è stata pensata, Palazzo De Sanctis, ubicato nel cuore di Castelbasso e utilizza la metafora rizomatica per rappresentare il passato ed il futuro: il primo con il significato immediato del termine stesso e il secondo per le connessioni che il pensiero rizomatico offre con la società in rete, indicando in tal modo le possibilità offerte dalle nuove tecnologie.
Partendo da questo significato, la mostra Radici interroga, attraverso le opere di undici affermati protagonisti dell’arte contemporanea, la ricchezza della cultura e il senso della storia, il cambiamento del sistema dei valori e lo sradicamento dal territorio, l’erosione dell’eredità e a volte il conseguente isolamento culturale, senza indulgere tuttavia a una rappresentazione stereotipata di nostalgia e folklore. Ciascuno con background differente e con diverse sensibilità e ricerche ma tutti testimoni del loro passato e del loro presente, gli artisti interpretano le contraddizioni e le problematiche del nostro tempo in maniera critica e disincantata, evidenziando con le loro opere i cambiamenti che attraversano la società contemporanea. L’obiettivo è offrire ai visitatori della mostra l’occasione di vivere un’esperienza visiva e culturale avvincente, che chiama in questione le nozioni, oggi sempre più attuali, di memoria, identità e cambiamento.
Marina Abramović, Jota Castro, Sam Durant, Regina Josè Galindo, Carlos Garaicoa, Alfredo Jaar, Mariangela Levita, Moataz Nasr, Giulia Piscitelli, Bert Rodriguez e Santiago Serra sono artisti diversi per sensibilità e ricerche, interpreti paradigmatici dell’attualità e dei suoi cambiamenti, il cui lavoro diventa rappresentativo della comprensione della realtà e dei suoi nodi più significativi, delle sue lacerazioni e contraddizioni.
Non ci può essere migliore esemplificazione del termine «glocal».
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