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Nuove strategie di investimento per il cinema e l'audiovisivo

  • Pubblicato il: 11/06/2015 - 11:49
Rubrica: 
STUDI E RICERCHE
Articolo a cura di: 
Vittoria Azzarita

L'industria cinematografica italiana necessita di nuovi strumenti e modalità di intervento per riuscire a colmare il gap di competitività che la separa dai grandi mercati mondiali. Lo dichiara l'ultima edizione del rapporto sul mercato e l'industria del cinema in Italia a cura della Fondazione Ente dello Spettacolo. Tra il coinvolgimento degli istituti bancari e il puntuale lavoro compiuto dalle Film Commission regionali i segnali di una possibile ripresa si fanno più nitidi e tangibili
 
 
In Italia il cinema e l'audiovisivo si presentano come una realtà produttiva debole. Ad affermarlo non sono i soliti detrattori del primato culturale italico, ma è l'ultima edizione del rapporto sul mercato e l'industria del cinema in Italia a cura della Fondazione Ente dello Spettacolo(1). Secondo lo studio, appiattendo la produzione di contenuti su due grandi generi mainstream – il dramma e la commedia(2) – l'industria cinematografica nostrana è stata spinta a un “ripiegamento conservativo”, deprimendo la possibilità di innovare i processi. Un giudizio senza dubbio tranchant che denuncia una fragilità strutturale che pregiudica lo sviluppo della pluralità di linguaggi e forme espressive possibile nel presente, e che non ha risparmiato neanche l'industria cinematografica, considerata tra le maggiori eccellenze del Made in Italy.
 
A fronte di una produzione di ricchezza annuale pari a 4,4 miliardi di euro, con un giro d'affari complessivo di 15,6 miliardi, in Italia il comparto del cinema ha patito nel ciclo industriale 2013  una cospicua flessione delle risorse economiche al suo servizio, che «si sono ridotte da un anno all'altro di oltre un quarto – da 493,1 milioni a 357,6 milioni di euro – tornando a dimensioni mai riscontrate dal 2007 in poi»(3). Se è vero che in Italia il settore cinematografico può contare su un insieme variegato di strumenti di sostegno, sia diretti come il FUS sia indiretti come il tax credit, nello scacchiere internazionale la competitività del nostro cinema è messa a dura prova dai grandi mercati europei, primo tra tutti quello francese che nel 2013 attraverso l'agenzia governativa CNC-Centre national du cinéma et de l'image animée ha varato uno stanziamento di 783,47 milioni di euro, confermando la volontà di garantire la funzione non solo economica ma anche sociale della settima arte.
 
Indeboliti da una costante riduzione delle risorse pubbliche a favore della cultura e dello spettacolo, il cinema e l'audiovisivo faticano a far emergere la propria propensione all'innovazione, reiterando l'immagine di un contesto produttivo scarsamente competitivo e poco incline alla redditività. In assenza di adeguati incentivi tesi a migliore la qualità dei prodotti e servizi offerti, il sistema cinematografico ha dato vita a un circolo vizioso, interessato a mantenere inalterate determinate rendite di posizione piuttosto che premiare la creatività e la capacità di raggiungere risultati concreti e quantificabili.
 
Frammentato in una miriade di piccole e microimprese (su 6.204 aziende solo 79 società possono essere definite di taglia media o grande per quanto riguarda il personale in organico), che propongono un'offerta variegata che non si limita alla produzione di lungometraggi per il grande schermo, il settore dell'audiovisivo tende a frenare l'emersione dei nuovi autori e delle realtà imprenditoriali più giovani anche a causa della mancanza di investimenti dedicati alla scoperta di talenti inediti.
 
In uno scenario profondamente mutato segnato dalla trasformazione dei modelli di business, diviene ineludibile  cogliere le esigenze di riforma dell'impianto normativo che regola il sostegno, pubblico e privato, al cinema e all'audiovisivo.
Promuovere e facilitare l'accesso a nuove opportunità di finanziamento risulta essere un bisogno non ancora pienamente soddisfatto e comune alla quasi totalità dei settori culturali e creativi. Il contributo degli istituti di credito a favore del cinema è stato esaminato nel 2009 da uno studio voluto dal Programma MEDIA della Commissione Europea, al fine di valutare il ruolo delle banche nell'industria cinematografica europea(4). Interessante notare come il film banking, ossia la concessione di prestiti bancari a sostegno delle produzioni cinematografiche, continui a essere considerato un settore di nicchia per un duplice ordine di motivi: da un lato, la produzione di film è classificata come un'attività ad alto rischio dalla maggior parte delle istituzioni finanziare; dall'altro, la presenza all'interno degli istituti di credito di figure professionali specializzate nel campo del cinema e dell'audiovisivo è molto rara. A ciò si aggiunge il fatto che l'industria cinematografica si caratterizza per essere un mercato «project-based» - e non «company-based» - rendendo difficile l'elargizione di servizi bancari di tipo tradizionale, focalizzati sulle performance aziendali quali la longevità, il fatturato, la consistenza degli asset materiali.
 
Un'iniziativa che cerca di stimolare l'intervento delle banche a favore della creazione di nuovi prodotti audiovisivi, è stata lanciata di recente proprio in Italia da NuovoImaie, Istituto Mutualistico che tutela i diritti degli Artisti Interpreti o Esecutori, in collaborazione con Banca Generali s.p.a. tramite l'emanazione del bando «ArtistInPrimaFila», volto alla selezione di progetti cinematografici che dovranno essere realizzati da produttori italiani entro il 2015. L'ammontare complessivo del contributo finanziario sarà pari a 2,5 milioni di euro e sarà concesso sotto forma di tax credit esterno, prevedendo la possibilità per l'investitore esterno alla filiera cinematografica di compensare i debiti fiscali con il credito maturato a seguito dell'investimento effettuato nel comparto del cinema. I termini di presentazione delle domande sono scaduti il 10 aprile 2015 e attualmente la commissione esaminatrice è al lavoro per scegliere le migliori proposte che saranno sottoposte all'attenzione di Banca Generali s.p.a. che si è detta «orgogliosa di poter supportare lo sviluppo di iniziative per il cinema italiano”. Come ha spiegato Stefano Grassi, Direttore Centrale e CFO di Banca Generali, “crediamo sia importante favorire un’industria culturale espressione di idee e riflessioni che nonostante le difficoltà esogene riesce a mostrare forte dinamismo».
 
Per completezza di informazioni, si ritiene doveroso precisare che l'Italia - insieme a Francia, Regno Unito, Germania e Spagna - rientra tra i paesi europei che possono vantare un mercato sviluppato per il film banking. Tra le istituzione finanziarie che hanno sostenuto con continuità la produzione di nuove opere cinematografiche vi è BNL Gruppo BNP Paribas, che ha saputo conquistarsi il titolo di “banca di riferimento del cinema”, finanziando oltre 630 film in più di 70 anni e sponsorizzando i principali eventi nazionali dedicati al grande schermo fra cui il Festival Internazionale del Film di Roma e le due sezioni autoriali della Mostra Internazionale del Cinema di Venezia: Le Giornate degli Autori – Venice Days e La Settimana della Critica. Allo stesso modo, con la partecipazione nel 2010 alla produzione del film This Must Be the Place di Paolo Sorrentino, Intesa Sanpaolo è stato il primo soggetto privato a investire direttamente nella produzione di singole opere cinematografiche avvalendosi dei benefici fiscali del tax credit esterno. Dal 2010 a oggi, Intesa Sanpaolo ha investito complessivamente oltre 7 milioni di euro, partecipando alla produzione di otto film.
 
Anche se le buone pratiche non mancano, l'intervento delle banche italiane continua a essere sottodimensionato rispetto alle reali esigenze dell'industria cinematografica. Non a caso, alla vigilia della presentazione al Festival di Cannes del suo ultimo film «Il Racconto dei Racconti», Matteo Garrone ha voluto sottolineare quanto gli sia dispiaciuto non aver trovato in Italia una sola banca disposta a investire nel suo progetto, dichiarando: «A chiunque mi sia rivolto, mi ha sempre rifiutato il prestito perché la mia società è giovane. Per fortuna ho trovato in Francia una finanziaria e così è stato possibile iniziare le riprese. Peccato, avrei preferito pagare gli interessi a una banca italiana piuttosto che a una finanziaria francese...».
 
A questo proposito, tra le migliori soluzioni proposte per incentivare l'offerta di servizi di film banking da parte delle istituzioni finanziarie vi è la predisposizione di fondi di garanzia da parte di soggetti terzi specializzati nel settore dell'audiovisivo che, abbassando il rischio delle banche, potrebbero incrementare la concessione di prestiti a tassi di interesse agevolati a favore delle società di produzione sulla base di singoli progetti.
 
In ambito europeo, per il periodo di programmazione 2014-2020 il sostegno al settore dell'audiovisivo è affidato al sottoprogramma MEDIA all'interno del più ampio programma Europa Creativa, che prevede una dotazione finanziaria complessiva pari a 1.462.724.000 euro di cui il 56% per il cinema e l'audiovisivo. A ciò si aggiunge il Fondo Eurimages, che sostiene le coproduzioni internazionali ed è rivolto al solo prodotto cinematografico. Come sottolinea la Fondazione Ente dello Spettacolo nel suo studio: «Europa Creativa, oltre a confermare il presupposto già sottostante al Programma MEDIA secondo cui l’audiovisivo è un settore rilevante sia dal punto di vista economico che da quello culturale, introduce una nuova centralità del fruitore/spettatore, auspicando uno sforzo di pianificazione a un livello generale e superiore – che comprende tutti i comparti di competenza della Direzione Educazione e Cultura – ma fortemente orientato sul destinatario finale della produzione educativa e culturale» (5).
 
A livello locale, nel tentativo di rilanciare un settore strategico per la nostra economia, negli ultimi anni un ruolo preponderante è stato assunto dalle Film Commission, che rappresentano lo strumento utilizzato dalle Regioni per sostenere il comparto dell'audiovisivo nel quadro più generale delle politiche di sviluppo territoriale. Introdotte a partire dal 2000, le Film Commission sono oggi 18 e si avvalgono nella maggior parte dei casi della forma giuridica della Fondazione(6). Maggiormente ricettive rispetto alle trasformazioni in atto nel mercato dell'audiovisivo, hanno saputo apportare considerevoli innovazioni sia in termini di tipologie di opere finanziate – estendendo ad esempio il sostegno alla produzione a favore non solo delle opera cinematografiche ma anche di serie tv, pubblicità, videogiochi, applicazioni multimediali – sia di modalità di intervento attuate, imponendosi come uno degli interlocutori chiave nel panorama nazionale e internazionale.
 
Nella stessa direzione sembrano andare sia il il Progetto speciale Schermi di Qualità, avviato nel 2004 e promosso dall’AGIS in concerto con ANEM, ACEC e FICE per favorire la distribuzione delle opere d'autore, sia il lancio del portale «La Bussola del Cinema» presentato al pubblico il 09 giugno 2015 e realizzato dal MiBACT in collaborazione con l'Associazione Italian Film Commissions e la Fondazione Ente dello Spettacolo. Come ha affermato il ministro dei beni e delle attività culturali e del turismo, Dario Franceschini, tale portale «fornisce alle imprese cinematografiche italiane e straniere tutti gli strumenti per orientarsi tra le diverse opportunità di finanziamento pubblico e al contempo offre un'ampia scelta di location per le grandi produzioni internazionali che stanno tornando a girare nel nostro Paese».
 
L'ampiezza e la specificità del dibattito in materia di nuove strategie di investimento rivolte all'industria cinematografica impongono ovviamente altre sedi di discussione. La presente riflessione vuole essere solo un ulteriore richiamo alla necessità di comprendere i cambiamenti in atto – sul fronte della domanda e dell'offerta - affinché i regolamenti normativi e gli strumenti da essi derivanti ai diversi livelli territoriali, sappiano interpretare tali segnali evolutivi per intervenire con efficacia e tempestività.
 
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Note
 

  1. Fondazione Ente dello Spettacolo (2014), Rapporto 2013. Il Mercato e l'Industria del Cinema in Italia. Il documento è scaricabile gratuitamente in versione pdf dal sito www.cineconomy.com
  2. Secondo quanto riportato dal Rapporto della Fondazione Ente dello Spettacolo “...due opere su tre (esattamente il 66,16%) degli ultimi otto anni appartengono” ai due filoni del dramma e della commedia. “Questione aperta da decenni, l'opportunità di aggiornare e innovare il cartellone del film italiano è tuttora periodicamente combattuta”. Ivi pag. 65.
  3. Ivi pag. 153.
  4. Peacefulfish (2009), Study on the Role of Banks in the European Film I ndustry. Final Report. Disponibile online al seguente link http://www.media-italia.eu/files/doc/1139_12May-Banks_Final_Report.pdf
  5. Fondazione Ente dello Spettacolo (2014), Rapporto 2013. Il Mercato e l'Industria del Cinema in Italia, pag. 37.
  6. “Sotto il profilo giuridico prevale la forma della Fondazione in partecipazione (9 soggetti sulle 18 Film Commission monitorate cui se ne aggiungono altri 2 che si configurano come strutture o dipartimenti all’interno di una Fondazione con finalità più ampie)”. Fonte: Fondazione Rosselli (2013), Il senso del cinema e dell’audiovisivo per i territori. Volume 2.