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Notizie in breve dal mondo delle fondazioni

  • Pubblicato il: 29/01/2015 - 23:38
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POST-IT
Articolo a cura di: 
a cura di Francesca Sereno

Emanuele Emanuele: "Riforma tradita e pochi investimenti sul territorio"
Il presidente della Fondazione Roma, intervistato dall’AdnKronos, dichiara che «Le Fondazioni bancarie non stanno facendo quello che prevedeva la legge Amato-Ciampi, e cioè che esse dovessero ritirarsi dal sistema bancario per dedicarsi ad aiutare il nostro Paese a mantenere quel livello di welfare che abbiamo acquisito e che a causa della crisi stiamo perdendo». Ad eccezione di Milano e Torino, che hanno patrimoni talmente rilevanti da potere fronteggiare la crisi, tutte le fondazioni hanno problemi ad intervenire sul territorio. La Fondazione Roma, dice il presidente,«ha arricchito il proprio patrimonio con altre forme di investimento. I risultati del rendimento finanziario 2014 sono così pari all’11,2% netto, con una disponibilità di 151 milioni di euro che ci consente di fare la nostra parte al meglio sul territorio. Già nel 2003 avevo capito che ci sarebbe stata una crisi del settore bancario, senza bisogno di aspettare il crollo di Lehmann Brothers». Tuttavia  problema, secondo Emanuele, non è solo delle fondazioni, poichè «il territorio molto spesso non è in grado di recepire correttamente le indicazioni dell’erogatore». Emanuele ha infine illustrato i progetti della Fondazione Roma: «Nel campo della ricerca abbiamo allo studio un progetto di robotica per i malati di Sla e uno studio sulle malattie della retina con il nostro centro di ricerca oftalmologica, la Fondazione Bietti. Nel campo dell'istruzione  oltre al master fatto per la formazione di personale adatto a dirigere gli spazi espositivi, abbiamo creato un'offerta per corsi di lingua araba, cinese e giapponese. Riguardo alla cultura, infine, il prossimo progetto è quello di una grande mostra sul Barocco a Roma diffusa nella città, anche con concerti ed eventi». 

Il Capitale Paziente: le linee programmatiche di Compagnia di San Paolo per il 2015
Compagnia di San Paolo, ha presentato al Teatro Regio di Torino i principali risultati dell’anno appena terminato e le prospettive per l'anno in corso in un incontro dal titolo “Capitale paziente, la cifra della Compagnia”.
Il Presidente Luca Remmert ha sottolineato la capacità della fondazione di sviluppare attività, progetti e visioni a lungo e lunghissimo termine, indicando che “paziente” per CSP significa  essere rispettosa degli obblighi che derivano dall’essere fondazione bancaria, così come delle regole che la stessa fondazione continua a darsi per svolgere le proprie attività.
La fondazione affronta con rigore tutto il processo della propria attività: dalla fase di investimento a quelle di realizzazioni, fino al momento del controllo e della valutazione, grazie anche ad un patrimonio non solo economico ma anche umano, che comprende personale della fondazione e centinaia di collaboratori, organizzazioni e associazioni che a diverso titolo ruotano intorno all’ente, rafforzando giorno dopo giorno il suo grande legame col territorio.
Il bilancio preventivo 2015 prevede 137 milioni di euro di stanziamenti: 50 milioni saranno utilizzati per le politiche sociali, 44 milioni per ricerca e istruzione superiore, 16.5 milioni per la tutela del patrimonio storico-artistico, 15.5 milioni per le attività culturali e 6 milioni per la sanità. A questi importi si aggiungono 400 mila euro per il Fondo nazionale ACRI per iniziative delle fondazioni e 5.1 milioni per i Fondi speciali per il volontariato.
Nell’ambito del patrimonio artistico e dei beni e delle attività culturali, i fondamenti delle politiche di CSP saranno qualità e sostenibilità, con la conferma del sostegno ai grandi progetti pluriennali (tra cui quest’anno spiccano Polo Reale e Museo Egizio). Relativamente alle politiche sociali, la fondazione punterà a promuovere un concetto di welfare “responsabilizzante” che stimoli le persone aiutate con meccanismi di coinvolgimento e partecipazione attiva per migliorare la propria situazione.
 

Firenze: top ten dei gioielli che i privati possono restaurare con il credito di imposta
Il sindaco di Firenze Dario Nardella ha presentato a  Palazzo Vecchio il progetto ‘La mi porti un bonus a Firenze’, con cui il Comune promuove l’Art Bonus legato al decreto legge  (n. 83 del 31 maggio 2014) promosso dal ministro della Cultura Franceschini, convertito con legge n. 106 del 29 luglio 2014. Il decreto, si ricorderà, prevede un credito di imposta pari al 65% del contributo erogato per il 2015 e al 50% per il 2016 per quei soggetti privati - cittadini, imprese o fondazioni - le cui erogazioni liberali sono finalizzate sia agli interventi di conservazione e restauro di beni culturali pubblici, che al potenziamento delle fondazioni lirico-sinfoniche.
La top ten degli interventi di conservazione, restauro e riqualificazione dei gioielli artistici di Firenze, selezionati dall’amministrazione comunale comprende: piazzale Michelangelo, il Museo Novecento, le mura della città, il Museo di Palazzo Vecchio, la basilica di Santissima Annunziata, il Museo Stibbert, il Nettuno di Bartolomeo Ammannati (Biancone), il Centro internazionale per le arti e lo spettacolo dedicato a Franco Zeffirelli, il progetto Florentia e un pacchetto di statue e fontane storiche cittadine.
L' investimento complessivo per gli interventi, per la maggior parte dei quali sono già pronti i progetti esecutivi, è di 23milioni e 950mila euro. Alcuni possono essere anche suddivisi, come ad esempio il circuito delle fontane: nel caso specifico un cittadino o un’impresa può pensare anche di finanziare il restauro di una sola fontana.

 
PRONTO IL PADIGLIONE DELLA SOCIETÀ CIVILE
La Fondazione Triulza lancia la terza call internazionale di idee

Expo Milano 2015 sarà la prima Esposizione Universale con un padiglione dedicato alle organizzazioni nazionali e internazionali della Società Civile: la Cascina Triulza. Questo Padiglione della Società Civile è gestito da Fondazione Triulza, un ampio e plurale network partecipato da 62 primarie organizzazioni del Terzo Settore italiano e sostenuto fra gli altri da Fondazione Cariplo. Fondazione Triulza ha soprattutto il compito di scegliere il programma di iniziative da ospitare nell’area. «Un programma – spiega Sergio Silvotti, presidente di Fondazione Triulza – che si sviluppa intorno a sette assi tematici che declinano il tema generale del Padiglione, “Energies to change the world” . Intorno a essi ruotano le iniziative di un palinsesto costruito dal basso, raccogliendo e valorizzando le idee e le proposte della società civile e del Terzo Settore». In linea con questo obiettivo sono state lanciate due Call Internazionali di Idee, grazie alle quali nel palinsesto sono già stati inseriti 254 eventi, circa un terzo delle iniziative che Cascina Triulza prevede di ospitare nei suoi spazi durante i sei mesi di Expo Milano 2015. In particolare sono al momento previsti 56 incontri nell’auditorium, 145 workshop e laboratori e 53 spettacoli e animazioni all’aperto. Cascina Triulza, uno dei padiglioni più ampi di Expo Milano 2015, mette a disposizione delle organizzazioni partecipanti 720 metri quadri finalizzati ad area espositiva, circa 1.300 per eventi esterni nella corte della Cascina e 700 nell’area del Mercato, destinata a ospitare le produzioni italiane e internazionali responsabili e sostenibili, oltre a un auditorium di 200 posti e due sale workshop con circa 150 posti. Il 20 novembre è stata lanciata la terza Call per permettere ad altre realtà della società civile di proporre iniziative per arricchire il programma (www.fondazionetriulza.org/call-programma-culturale). Gli assi tematici a cui ancorare le proposte sono: Produzione e stili di vita per uno sviluppo di qualità; Dar voce a chi non ha voce; La responsabilità sociale dell’arte; Giovani creativi e proattivi; Cittadini custodi dei beni comuni; Vivere e convivere nelle comunità locali e globali; Profit, no profit, istituzioni: nuove alleanze per il futuro. Protagonismo di grandi e piccoli, progetti e realtà internazionali, pluralità di temi e modi diversi di raccontarli, esperienze concrete per affrontare le sfide poste da Expo, collaborazione tra più soggetti diversi fra loro, trasparenza e costruzione dal basso, attraverso le Call internazionali. Questi sono i principi con i quali Fondazione Triulza ha lavorato fin dall’inizio per costruire il programma del Padiglione: il primo di Expo Milano 2015 a raccontare ai cittadini di tutto il mondo i temi, i protagonisti e le iniziative concrete che verranno proposte nel corso dell’Esposizione Universale.

da Fondazioni, il periodico di Acri, Novembre - Dicembre 2014 Anno XV
 

APRE A FIRENZE IL MUSEO NOVECENTO
Presentato a Bruxelles il progetto “Piccoli Grandi Musei”

Il brand “Firenze” vuol dire arte, vuol dire cultura, vuol dire crescita e formazione non solo per i tanti giovani che da ogni parte del mondo arrivano per studiare in città, ma anche per gli altri visitatori e per i cittadini di Firenze, che l’amore per il bello ce l’hanno nel Dna. Ben lo sa l’Ente Cassa di Risparmio di Firenze, da sempre impegnata nel settore della salvaguardia e valorizzazione dei beni artistici e culturali e sempre più impegnata a rafforzare questa missione, aprendosi anche a partnership con altre grandi fondazioni internazionali, come ha dichiarato agli inizi del suo mandato il neo presidente Umberto Tombari, che dal 31 ottobre scorso è anche vicepresidente dell’Acri. «Il marchio “Firenze” continua ad avere grande interesse in tutto l’universo e in modo particolare in quello anglosassone – ha dichiarato –. L’Ente Carifirenze ne vuole diventare promotrice, coinvolgendo in progetti di recupero e di formazione, di cui si fa garante, i grandi protagonisti delle charity internazionali, le fondazioni americane e inglesi, i grandi magnati appassionati d’arte. Una co-produzione per moltiplicare le ricadute sul territorio e valorizzare appieno uno dei grandi intangible asset italiani». Il brand “Firenze”, appunto. Il primo grande confronto con la scena internazionale per l’Ente si è concretizzato il 19 novembre scorso, con la presentazione a Bruxelles del progetto “Piccoli Grandi Musei”, nell’ambito di una giornata promossa dalla Presidenza italiana del Consiglio dell’Unione Europea, presso il Committee delle Regioni, sul tema “Creatività e innovazione come motori di crescita economica: il ruolo della cultura e dei territori”. Scopo della conferenza proprio lo sviluppo di partenariati, la presentazione di modelli e di politiche a sostegno dell’industria della cultura e della creatività nonché l’approfondimento dei Programmi Europei 2014/2020 per la cultura, il turismo e la competitività delle Pmi. L’incontro di Bruxelles è stato l’occasione per illustrare questa «eccellenza metodologica e organizzativa, caratterizzata da un ampio successo di pubblico» ha detto l’assessore alla cultura della Regione Toscana Sara Nocentini, che ha spiegato: «Il progetto Piccoli Grandi Musei è stato selezionato per l’incontro di Bruxelles perché è un esempio concreto di collaborazione tra pubblico e privato nell’ambito della valorizzazione dei beni culturali: mettendo in rete musei minori ma ricchi di straordinari capolavori e fornendo ai visitatori approfondimenti scientifici e agevolazioni di accesso come la card, che consente di entrare con biglietto unico. Inoltre Pgm vede un notevole impegno a livello locale per coinvolgere cooperative di giovani formate per la valorizzazione e la mediazione culturale, i quali partecipano come professionisti dei beni culturali. Un’altra eccellenza del progetto – ha aggiunto – è la valutazione ex post dei risultati, alla fine di ciascuna edizione, distribuendo questionari di gradimento ai frequentatori e facendo dettagliate analisi di ricaduta sul territorio non solo per il numero di visitatori, ma anche per il peso economico avuto dalle iniziative sulle attività di accoglienza turistica locale». Il progetto Piccoli Grandi Musei, varato nove anni fa dall’Ente Cassa di Risparmio di Firenze, si propone di valorizzare le realtà museali minori del territorio toscano potenziando sistemi integrati in aree che hanno una precisa identità storico-culturale. Questa impostazione unisce la cultura alla formazione, l’arte alle produzioni tipiche locali, la didattica al restauro, con risvolti positivi per il turismo, il commercio, l’occupazione. Negli anni sono stati coinvolti nel progetto 72 Comuni delle province di Firenze e Arezzo, 101 piccoli musei, 52 istituzioni, 65 emergenze storico-artistiche, 310 tra aziende e professionisti, 280 esercizi commerciali. Secondo i calcoli forniti dai beneficiati dell’iniziativa, l’indotto ha superato i due milioni e mezzo di euro e gli operatori turistici hanno stimato un aumento dei visitatori nel territorio del 40% nei periodi interessati dai progetti. Complessivamente la progettazione e il cofinanziamento delle varie edizioni hanno attivato investimenti per circa 6 milioni di euro dedicati alla conservazione e alla messa in valore del patrimonio culturale. Dunque musei al centro: volano di sviluppo, strumento di coesione territoriale. Non è, allora, sorprendente il grande entusiasmo a Firenze per l’inaugurazione del Museo Novecento (vari scorci in foto), aperto a fine giugno, con il determinante contributo dell’Ente Cassa di Risparmio di Firenze, nel complesso delle ex Leopoldine, vicino alla Basilica di Santa Maria Novella. Qui hanno trovato degna collocazione le tante opere, circa 300, pervenute a Firenze dopo l’appello del critico Carlo Ludovico Ragghianti all’indomani della storica alluvione e che finora avevano atteso nei depositi. Si tratta di un percorso che dal 1990 risale fino ai primi anni del cosiddetto “secolo breve”’. Da De Chirico a Morandi, da Emilio Vedova a Renato Guttuso, fino alla sezione fiorentina alla Biennale di Venezia, il Museo unisce in sé due nature: di museo civico, attraverso un racconto che lega le collezioni civiche del Novecento alla storia della città, e di museo “immersivo”, andando a integrare il patrimonio cittadino con testimonianze delle vicende artistiche nazionali e internazionali che hanno segnato il territorio dalla seconda metà degli anni Sessanta. «Mi auguro che questo museo – ha detto all’inaugurazione il sindaco di Firenze Dario Nardella – non servirà solo alla mera conservazione delle opere, ma anche all’educazione, soprattutto delle giovani generazioni, che ancora studiano troppo poco la storia dell’arte. Con questa inaugurazione, inoltre, Firenze rimargina una ferita: abbiamo troppi contenitori vuoti in città, che hanno perduto la loro antica funzione e che ora devono essere restituiti ai fiorentini. L’ex ospedale delle Leopoldine è uno di questi e da oggi rinasce a beneficio di tutti».

da Fondazioni, il periodico di Acri, Novembre - Dicembre 2014 Anno XV​