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Musei e Paesaggi come miele

  • Pubblicato il: 20/03/2017 - 20:01
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CS

E’ tempo di de-crescita. A fine gennaio Beatrix Ruf, direttore dello Stedelijk Museum di Amsterdam, lancia questo tema (mutuando un concetto economico, associato a un approccio anticonsumistico e anticapitalista per lo sviluppo sostenibile) nella prima edizione del “Verbier Art Summit”, format concepito con la collezionista Anneliek Sijbrandij. 100 leader culturali, tra i quali l'architetto olandese Rem Koolhaas, l'artista inglese-tedesco Tino Sehgal, l'artista britannico Christopher Kulendran Thomas, hanno discusso sulle strategie per il futuro dei musei dopo il gigantismo che ha coinciso con la globalizzazione, grandi musei per grandi pubblici. Ruf, una delle più autorevoli curatrici del mondo, tedesca, che ha lavorato in piccole e grandi istituzioni d'arte contemporanea e ad Amsterdam ha visto i benefici diretti dell’espansione dei musei, non solo nel centro della città, Museumplein, ma anche nel profilo globale della città - nella sua percezione da parte degli abitanti, nelle ragioni del turismo - oggi pone e si pone un interrogativo: “ogni qual volta ragioniamo sulla crescita dimensionale, valutiamo anche la qualità che produciamo o possiamo perdere?

A Nina Siegal del New York Times, alla quale dobbiamo il report da Verbier, ha dichiarato che “la ricerca di un numero crescente di visitatori, potrebbe condizionare le decisioni che assumiamo sulla qualità delle mostre”. Con il tema della de-crescita, Ruf non propone di ridimensionare o smantellare ali dei musei, ma fermare la crescita degli spazi e ri-focalizzare le energie del personale per rendere l’esperienza del visitatore, la relazione con il museo, più profonda. “Trasformare il museo in un luogo di incontro, apprendimento e relazioni di qualità, afferma Ruf. Rallentare, pensare di più.
E cercare nuovi modelli che partano dalla cooperazione.
Per Dakis Jouannou, industriale e collezionista greco-cipriota, intervenuto al Summit di Verbier “la dimensione di un museo è meno importante della sua rilevanza nel contenuto e rispetto al contesto. Un museo non più grande di una scatola da scarpe può avere più impatto di un museo tentacolare”.
Joannou, patron della Fondazione Deste (creata nel 1983, che si è data uno spazio pubblico nei pressi di Atene nel 1998, per trasferirsi in una rinnovata area di archeologia industriale nel 2006), negli ultimi anni ha privilegiato la collaborazione con altre istituzioni (come the Museum of Cycladic Art e the Benaki Museum)  anziché far crescere la propria istituzione. Per evitare crisi di sostenibilità nel tempo anche dei musei privati, vede uno stop a nuovi spazi e programmi con i musei esistenti: stanno chiudendo musei privati per la mancanza di patrimonio sufficiente a sostenere la sua vita nel tempo. Non basta far bene, ma occorre pensare al futuro, fermarsi o decidere con chi andare. Meglio ri-dimensionare e crescere con altre realtà che chiuderne alcune. Flessibilità al 100%”. Lavori in corso per cambia-menti.

Tema questo, il ruolo delle istituzioni culturali nel tempo nuovo, che fa parte della ricerca del Giornale delle Fondazioni da diversi anni ed è il cuore del numero di marzo: dalle opportunità indotte dall’intelligenza artificiale che muta radicalmente i comportamenti dei pubblici (“Museum vision 2026” di Fondazione Torino Musei), al ragionamento dell’intensa maratona palermitana di “Nuove Pratiche Fest”, Musei come Miele, metafora dell’alveare che porta alla potenzialità di un hub, di produzione culturale e di socialità, modelli leggibili nella pratica di incubatore civico, di educazione non formale per diverse popolazioni (il caso del Museo portoghese do Trajo di Sao Bras del quale Sendy Ghirardi ha fatto esperienza). Il museo “manifesta sempre più nuove funzioni a fronte dei cambiamenti sociali”. Sono 400 le istituzioni con 320 manager culturali da 35 paesi dell’Europa allargata, che hanno lavorato sulla responsabilità verso la “social innovation e inclusion” nella cornice del programma “Tandem Europe”. Restituiamo le riflessioni delle giornate milanesi al “Lazzareto” che convergono nella visione portata da Darren Hanley, direttore dell’Arts Council England nel suo recente testo “ The Arts dividend. Why investment in Culture pays”, che recensiamo:”art as a human, emotional, transformative experience”, l’arte fa bene alla salute delle persone e delle comunità. Welfare culturale su cui ci allerta Pier Luigi Sacco, nel percorso di ascolto che abbiamo dedicato a questa parola chiave, nozione complessa che rischia di essere “usurata” come “passepartout comunicativo”: “per parlare di welfare culturale – dice Sacco - occorre inserire in modo appropriato ed efficace i processi di produzione e disseminazione culturale nei sistemi di welfare.” costruendo agende di ricerca con solide acclarazioni scientifiche, contro le azioni estemporanee e “la marea montante di venditori di olio di serpente”. Così si muove la scuola Social Impact of the Art (SIAP Project-Università della Pennsylvania) che ha appena pubblicato una ricerca sull’ecosistema culturale (periodo 2014-2016) dei cinque distretti di New York, su diverse etnie, che dimostra come l’investimento in Arte e Cultura possa migliorare la Salute, l’Istruzione, la Sicurezza e la Qualità della Vita, anche in zone poco prospere con residenti a medio e basso reddito. Lo studio è stato finanziato dal Fondo per l’Agenda Culturale NY, dalla Surdna Foundation e dal Trust della Comunità di NY “per aumentare l’investimento culturale nei quartieri che ne hanno più necessità, perfezionando la strategia”. I risultati che saranno utilizzati entro l’anno per progettare il piano culturale della città che elaborerà il Dipartimento Cittadino del Cultural Affairs . E’ chiaro dal rapporto come la Cultura non sia un ingrediente salvifico, ma “irrobustisca” i piani di sviluppo socio-economico. “Andare in museo non determinerà la diminuzione del peso per gli obesi e non ridurrà il rischio di essere aggrediti, ma la salute della comunità ne beneficia”, dichiara Mark Stern ricercatore a capo del progetto, docente di storia del benessere sociale. “I risultati dimostrano ciò che abbiamo visto in pratica o considerato aneddotica per decenni: le arti migliorano la vita” afferma James Bartlett, direttore esecutivo del Museum of Contemporary African Diaspora Arts (Mocada); “il rapporto SIAP ci porta a una maggior comprensione di come questi benefici sia correlati. L’accessibilità alla cultura è indice di una comunità sana.”
Sono elementi leggibili anche nella netta evoluzione delle strategie di intervento delle fondazioni di origine bancaria, gli enti filantropici di maggior peso. In questo numero parliamo tra l’altro di modelli innovativi di rigenerazione urbanistica a base culturale e creativa: il distretto della creatività delle Ogr-Officine grandi riparazioni, il più grande investimento realizzato da Fondazione CRT nei suoi 25 anni di vita e ancora a Torino; il bilancio del primo anno del Polo del ‘900, voluto da Compagnia di San Paolo, molto più di un modello di convivenza di 19 istituti culturali, che innovano il loro rapporto con la società civili; di ricerche in profondità per capire punti di forza e nodi nel promuovere “l’atmosfera creativa” di un territorio come quello della provincia di Cuneo, per innervare società, economia, attrattività di un paesaggio naturale e sociale.
Proprio con la Giornata del Paesaggio, festeggiata il 14 marzo, per la prima volta vorremmo invitarvi alla lettura del giornale. Paolo Castelnovi ci richiama un messaggio del Presidente Sergio Mattarella che vale quelli di “Francesco”: dice cose che tutti dovremmo sapere, ma facciamo finta che siano novità. Un paesaggio non più inteso come l’elenco di beni da preservare, ma esito di un processo creativo continuo, di adattamento e trasformazione dei territori, nelle campagne come nelle città. Occorre diffondere una concezione del paesaggio come bene essenziale e valore non solo culturale ma civile ed economico, in grado di influenzare la qualità della vita individuale e il benessere sociale […] Per tutelare e promuovere il paesaggio quale bene comune è necessario ripartire da una puntuale azione di programmazione delle politiche e delle scelte di gestione, basata sull’interazione tra Stato e livelli territoriali e su una attenta capacità di ascolto delle comunità locali. ”Insomma il 14 marzo si è tratteggiato un quadro intensamente propositivo di capacità diffuse sul territorio in grado di realizzare un disegno di utilità collettiva, ma anche si è evidenziata “la responsabilità di chi ha ruoli centrali di mettere in circolazione queste intelligenze e queste volontà, di favorire le reti, le sinergie gestionali tra soggetti periferici, di alleviare il loro isolamento, la fatica di fare tutte le parti in commedia”. Ogni giorno è il Giorno del paesaggio.

Note
Highlights del rapporto SIAP 2016:
-una diminuzione del 14% dei casi di abusi sui minori e sull’abbandono
-un aumento del 18% nella conoscenza della lingua inglese e nel superamento dei test di matematica dei bambini
-una riduzione del 18% del tasso di grave criminalità
2014-2016
NY City Trust agenda www.nycommunitytrust.org è un fondo nato nel 2014 dalla collaborazione di sei finanziatori orientati a rafforzare la rete che si occupa del contributo sociale delle arti, con un lavoro di advocacy, verso la politica e dando assistenza al settore nel suo complesso : Booth Ferris Foundation, Fondazione Lambert, Stavros Niarchos Foundation, Robert Rauschenberg Foundation, Rockefelker Brothers Fund, David Rockefeller
https://www.nytimes.com/2017/03/11/arts/at-museums-maybe-its-time-for-de-growth.html?_r=0

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