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Milano «hub della conoscenza», tra contemporaneità e memoria

  • Pubblicato il: 16/02/2015 - 14:26
Autore/i: 
Rubrica: 
SPECIALI
Articolo a cura di: 
Antonio Calabrò

Città dinamica, Milano. L’unica città italiana le cui dimensioni metropolitane hanno realmente valenza europea. E dunque luogo speciale in cui continuare a innestare nella memoria d’una tradizione di accoglienza e apertura (non solo alle persone, ma anche alle idee, alle sperimentazioni, ai nuovi linguaggi) il gusto d’una contemporaneità vissuta sia come ricerca di nuovi equilibri sia come racconto articolato delle sue espressioni. La sintesi: industria, scienza, arte.
Milano metropoli, infatti, è parte integrante di quel cuore della manifattura europea che lega il Nord dell’Italia (la neo-fabbrica diffusa) al Centro Ovest della Germania (creatività italiana e metodo tedesco, un’eccellenza integrata di valore internazionale, soprattutto nelle filiere della meccanica e dell’automotive). Ma è anche «hub della conoscenza» grazie alle università, agli istituti di ricerca pubblici e privati, ai centri della cultura e della comunicazione. Territorio ampio, complesso, articolato in cui la produzione innervata di servizi costruisce il più dinamico asset competitivo dell’intero sistema Italia.
Sta in queste caratteristiche l’originalità della sua valenza culturale. Cui tocca alle istituzioni e alle fondazioni, agli amministratori pubblici e agli attori privati dare maggiori e migliori prospettive di sviluppo, giocando sul doppio pedale delle autonomie (le imprese hanno forte il gusto dell’intraprendenza e delle libertà) e delle sinergie (messe in movimento dalla responsabilità sociale delle imprese stesse e soprattutto dalle valenze di governo delle istituzioni lungimiranti). Intraprendenza privata e visione politica, di promozione, raccordo, indicazione di prospettive. Eventi. E soprattutto strutture di lungo periodo e di ampio respiro. Concerti. E conservatori. Mostre. E musei. Una strategia che finora è mancata.
«Impresa è cultura», si dice nelle elaborazioni della Fondazione Pirelli. Proprio quella «cultura politecnica» fondata su cultura umanistica e cultura scientifica e tecnologica vissute non in opposizione ma in sinergia, innovazione considerata non solo sui prodotti e sui sistemi di produzione, ma sulla ricerca, le relazioni industriali, la sicurezza, la qualità, i nuovi linguaggi e le loro forti e originali capacità di rappresentazione del cambiamento. Forza dell’innovazione legata a consapevolezza della tradizione. Memoria e orgoglio delle trasformazioni, conservazione e metamorfosi.
 
 
Antonio Calabrò è Consigliere delegato della Fondazione Pirelli