La visione rinascimentale della Fondazione Piaggio
Sino all’11 Ottobre la Fondazione Piaggio ospita la mostra « La vespa e la farfalla. Un secolo di Butterfly al Museo Piaggio». Ne parliamo con Riccardo Costagliola, Presidente della Fondazione Piaggio che ci racconta la formula a base culturale del Museo Piaggio, considerata una best practice del rapporto impresa e territorio
Qual è l’idea che guida il Museo e la Fondazione nella programmazione culturale? E in che modo la storia della Piaggio determina le scelte espositive?
L’Archivio Storico Piaggio è il cuore del progetto culturale, nonché il punto di partenza per progettare gli eventi e le mostre. Ci sono voluti anni per raccogliere e archiviare il passato. Ma una volta che la storia è stata sedimentata, e pur proseguendo nel lavoro di catalogazione, la vera sfida è come rendere attuale e attraente il mondo Piaggio, che rappresenta sì un marchio storico ma anche l’espressione della creatività e della genialità italiana. In questa logica, la vespa è un’icona tra le icone del Made in Italy, un’eccellenza al pari della moda e del cibo di qualità e con questi mondi deve rapportarsi per uscire dalla propria autoreferenzialità, soprattutto se si vogliono intercettare nuovi pubblici.
La sede del museo aziendale, ospitato nella ex officina della Piaggio degli anni Venti, è di per sé il luogo custode della memoria del marchio in cui ripercorrerne la storia attraverso le collezioni Vespa, Gilera, i motori aereonautici, o piuttosto consultando i documenti (cartacei, fotografici, video)degli oltre 130 anni di vita dell’impresa.
L’ambizione è di trasformare il Museo Piaggio in un centro di aggregazione culturale, dove accadono cose nuove, in cui si ritorna più volte. Nella nostra visione, ogni progetto deve essere accompagnato da un palinsesto culturale che tenga alta l’attenzione sul tema prescelto (dall’inaugurazione alla chiusura), spaziando dall’arte al design, alla tecnologia, alla robotica, alla musica, al teatro. E’ un lavoro capillare in cui il fare rete tra più istituzioni, soprattutto a livello territoriale, è alla base del successo.
Come si inserisce la mostra « La vespa e la farfalla» in questa visione che portate avanti?
La mostra è abbastanza emblematica del nostro modo di procedere. In questo caso, abbiamo unito diverse eccellenze del territorio: il genio musicale di Giacomo Puccini, la passione per la lirica e l’artigianalità dei costumi realizzati per l’opera, partendo dall’idea che un filo invisibile collega la vespa con la farfalla, ovvero la Butterfly inventata da Giacomo Puccini, di cui esistono numerosissime interpretazioni e messe in scena. La mostra nasce dalla collaborazione con la Fondazione Giacomo Puccini di Lucca, il Festival Pucciniano, la Fondazione Cerratelli, in Provincia di Pisa, che raccoglie i costumi e gli abiti di scena della celebre sartoria Carnet, e con altri partner che ci hanno accompagnato in questa narrazione (Archivio Storico Ricordi, Teatro alla Scala etc.). Dall’inaugurazione ad oggi, abbiamo organizzato concerti, spettacoli teatrali, laboratori didattici per bambini a tema Butterfly, coinvolgendo attivamente le scuole e le famiglie, inaugurando già da giungo un apposito spazio bambini all’interno del museo.
La Fondazione Piaggio è tra le poche istituzioni che ha il Comune tra i soci fondatori, rappresentando un modello di collaborazione pubblico – privato che funziona.
C’è un perfetto accordo tra il Comune e la Fondazione Piaggio, tra l’impresa e il territorio. Si è tutti consapevoli che grazie al racconto aziendale portato avanti dal Museo Piaggio, e attraverso la scelta di una programmazione culturale, varia e trasversale, si sono raggiunti risultati quasi inimmaginabili per un piccolo Comune. I 45,000 visitatori dell’ultimo anno testimoniano che è stata premiante la scelta di garantire eventi continuativi e aperture, anche serali, durante tutto l’anno. Non una politica di grandi eventi, ma di tanti eventi di qualità, in grado di trasformare il museo in luogo frequentato abitualmente dal territorio ma anche da visitatori internazionali attratti dal mito della Vespa. Abbiamo una media di circa otto mostre l’anno, più l’organizzazione degli eventi collaterali. Inoltre, portiamo avanti il lavoro di catalogazione dell’Archivio, le nuove acquisizioni museali e la linea editoriale dei quaderni della Fondazione Piaggio, che ha rappresentato a lungo il punto di riferimento per la cultura d’impresa italiana. Tutto questo lo facciamo con le risorse interne della Fondazione Piaggio (circa 8 persone) e con l’ausilio del Comune. Proprio per questa capacità di ottimizzare risorse, e grazie ai rapporti di fiducia instituiti con i vari partner culturali,istituzionali e tecnici, siamo diventati un modello di studio da parte della stessa Regione Toscana, come best practice del rapporto impresa, cultura e territorio.
Il Museo Piaggio vanta anche un bel primato come meta del turismo industriale. Come siete riusciti in questa vera e propria impresa in cui tanti falliscono?
Abbiamo lavorato su più fronti. Sulla comunicazione del museo in luoghi strategici (stazioni, aeroporti, reti di albergatori), collaborando attivamente con i partner del territorio per renderci visibili e facendo un lavoro capillare per entrare nel circuito regionale e nazionale delle visite scolastiche. Inoltre, all’estero siamo conosciuti e ben connotati, abbiamo ottime referenze e investiamo molte risorse nella costruzione su misura delle visite guidate, in grado di parlare a diversi target di visitatori: dagli affezionati del marchio, agli studenti, ai bambini.
Quali sono i rapporti tra Piaggio e la Fondazione? Quanto incide l’azienda nelle scelte culturali?
L’azienda è presente nel consiglio di amministrazione della Fondazione e deve approvare la programmazione culturale, ma di fondo non c’è nessuna ingerenza perché tutto quello che facciamo risponde alla nostra mission: conservare la memoria aziendale, valorizzare il territorio e le sue eccellenze attraverso eventi (mostre, convegni, pubblicazioni) da realizzare nella sede di Pontedera.
I rapporti sono molto chiari. Noi siamo la memoria storica dell’azienda da cui attingere per raccogliere fonti, riferimenti iconografici, ricerche sui vari aspetti del marchio per tutti gli usi interni ed esterni. Al museo spetta il compito di raccontare la storia nel luogo produttivo, mentre l’azienda internazionalmente si racconta con strumenti di comunicazione e investimenti che prescindono dal Museo. A tutti gli effetti è l’impresa che si fa carico del Museo, mettendo a disposizione il personale Piaggio per la Fondazione, cedendo gratuitamente gli spazi, coprendone le spese di gestione e garantendo un budget annuale per gli eventi. La scelta aziendale di non far pagare l’ingresso al Museo testimonia una visione che crede nel ruolo sociale del Museo come servizio per la comunità.
Dall’arte alla cultura d’impresa alla robotica. Che cosa oggi rappresenta lo spirito della Fondazione Piaggio?
Credo che sia sempre più importante rompere con la tradizione. La nostra stessa storia aziendale è un racconto di sperimentazione. Basti pensare alla figura di ingegnere rinascimentale rappresentata da Corradino Ascanio, che ha preso ispirazione dal mondo progettuale dell’aereonautica per disegnare la vespa. Tra le tante iniziative sostenute dal museo l’evento CREA@TIVITY, giunto alla nona edizione ben rappresenta lo spirito di innovazione della Fondazione. In questa occasione il museo diventa la sede di convegni, workshop, lezioni frontali che coinvolgono studenti, designer, aziende, e docenti su tematiche progettuali. L’ultima edizione era dedicata al mondo 3D. Sono momenti di altissima formazione che coinvolgono in pochi giorni migliaia di persone. Una formula che replichiamo con successo ispirandoci al be foolish di Steve Jobs.
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