La guerra di Paola
Roma. Si sta avvicinando il centenario dell’inizio di una delle maggiori tragedie dell’umanità del XX secolo, la carneficina passata alla storia con il nome di prima guerra mondiale: un conflitto del quale si sono viste relativamente poche immagini fotografiche, stretto come era il nodo della censura del tempo.
Paola De Pietri, fotografa reggiana (1960) di statura ormai internazionale, è ritornata sulle montagne che hanno visto svolgersi alcune delle battaglie più tragicamente celebri della guerra, fra Dolomiti e Carso, per riprendere ciò che resta di «trincee, di caverne, di vette sconvolte dallo scoppio di mine, di crateri provocati da migliaia di bombe e rovine di baracche e depositi costruiti con i materiali del sito. Adesso questi luoghi sono meta di escursioni e luoghi di vacanza, oasi di pace e di meditazione...». Le 21 immagini di grande formato che compongono questa serie, intitolata «To Face. Landscape along the Austrian and Italian front of the First World War», realizzata fra 2008 e 2011 e vincitrice del prestigioso Premio Albert Renger-Patzsch, sono in mostra dal 17 maggio al MaXXI di Roma, in una bella mostra che evidenzia come si possa parlare di un evento tragico senza la necessità di mostrarlo, un dire per assenza, e allo stesso tempo un dire e un vedere per non dimenticare (fino al 16 settembre, a cura di Francesca Fabiani, libro Steidl con testi di Mario Rigoni Stern, Roberta Valtorta e dell’autrice).
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