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La biblioteca che cambia

  • Pubblicato il: 14/04/2015 - 22:31
Autore/i: 
Rubrica: 
STUDI E RICERCHE
Articolo a cura di: 
Maria Giangrande

Da luogo convenzionale a spazio per nuove opportunità di formazione e coesione. Una ricerca dell’Osservatorio Culturale del Piemonte  sui cambiamenti in atto nel mondo delle biblioteche

Di recente il dibattito sul futuro e sul ruolo delle biblioteche pubbliche è stato molto intenso in particolare in terra anglosassone, ma non solo. Tradizionalmente la definizione del ruolo della biblioteca di pubblica lettura è stata basata sul modello della public library di matrice anglo-america caratterizzato dalla centralità dei servizi di reference, quali la catalogazione, la consultazione e il prestito. Tale modello non è più in grado oggi di rispondere alle esigenze dell’utenza e sta lasciando spazio a nuove soluzioni aperte a una maggiore diversificazione dei servizi.
Anche in Italia professionisti e accademici del settore si interrogano su quali dovranno essere gli elementi qualificanti la «biblioteca del futuro» in termini di servizi erogati, di forme di gestione, governance e di sostenibilità economica soprattutto in un contesto di scarsità delle risorse pubbliche in cui le biblioteche si configurano come possibili soggetti attuatori anche di politiche di welfare. In quest’ottica uno dei punti di forza che rende le biblioteche dei potenziali avamposti di coesione sociale e culturale risiede nella diffusione capillare su tutto il territorio nazionale.
 
Nel 2013 il CEPELL (Centro per il Libro e la Lettura del Mibact) ha realizzato un censimento secondo cui in Italia sono presenti poco meno di 7 mila biblioteche di pubblica lettura che fanno capo a enti territoriali.
Allargando lo sguardo anche alle biblioteche specialistiche e accademiche, che sino ad oggi hanno invece servito specifiche fasce d’utenza, il corpus di riferimento si amplia maggiormente: per l’Anagrafe Italiana delle biblioteche sono infatti più di 13 mila realtà. Questo sistema formato da un universo policromo di presidi bibliotecari, in termini di dimensioni, di patrimonio posseduto, di ampiezza e varietà nell’offerta di servizi e attività culturali non sempre è efficiente e in grado di garantire adeguati servizi all’utenza nel rispetto di standard qualitativi minimi.
Ciò nonostante le biblioteche si trovano oggi ad un punto cruciale: da un lato devono far fronte alle nuove pratiche di consumo, alla sempre crescente digitalizzazione e alla necessità di valorizzare il patrimonio di cui dispongono; dall’altro devono andare incontro alle richieste e ai bisogni dei cittadini-utenti, che vivono lo spazio biblioteca in modi nuovi e con finalità che vanno ben oltre la semplice consultazione dei libri. Recuperare informazioni, accedere ad Internet, frequentare corsi di formazione non professionale, trovare un posto amichevole, accogliente e democratico dove potersi incontrare e partecipare ad eventi culturali sono infatti esigenze non secondarie di chi oggi frequenta la biblioteca.
 
Da una ricerca commissionata dalla Bill & Melinda Gates Foundation sull’impatto che le biblioteche di pubblica lettura hanno nella vita degli utenti in alcuni paesi europei, si stima che in Italia circa 25 mila adulti si sono candidati e hanno ottenuto un lavoro grazie all’utilizzo dei servizi informatici e Internet offerti dalla biblioteca. Ciò nonostante siamo però ancora lontani dal garantire uno standard qualitativo appropriato in termini di accessibilità ad Internet con sistemi Wi-Fi: secondo un’indagine realizzata nel 2014 dal CEPELL solo il 55% delle biblioteche pubbliche italiane garantisce all’interno della propria struttura la connessione Wi-Fi.
 
Al livello internazionale (ma anche nazionale) esistono esperienze molto interessanti in cui si è attivata una reale commistione tra offerta consolidata e nuove tipologie di servizi. Pensiamo agli Idea Store di Londra, frutto di un ripensamento generale delle politiche culturali e di welfare della città, che ad oggi offrono alla comunità servizi riguardanti la salute, le questioni legali, il lavoro. Anche in Italia ci sono validissime dimostrazioni di come le biblioteche di pubblica lettura riescano a promuovere un rinnovamento, nelle Biblioteche Civiche torinesi ad esempio una serie di professionisti – dall’avvocato, al notaio, al geometra, all’ingegnere e all’architetto – mettono a disposizione dei cittadini in maniera gratuita la propria consulenza.
Altro esempio di attenzione alle diverse esigenze di apprendimento e miglioramento personale, in questo caso dei giovani utenti, viene invece dalla Biblioteca Civica San Giorgio di Pistoia che grazie al progetto YouLab ha realizzato un makerspace negli spazi della biblioteca in cui i ragazzi possono mettere alla prova la propria creatività in un vero e proprio laboratorio dotato di strumentazione tecnica e informatica adatta ad apprendere o accrescere le competenze sul fronte dell’innovazione tecnologica.
 
Più o meno un anno fa l’Osservatorio Culturale del Piemonte ha avviato uno studio qualitativo sui cambiamenti in atto nel mondo delle biblioteche piemontesi - coinvolgendo circa 40 soggetti tra bibliotecari, stakeholders e amministratori pubblici –per tracciare i contorni di queste trasformazioni e proporre alcune riflessioni e traiettorie su cui lavorare per ripensare le politiche pubbliche regionali riguardanti le biblioteche.
Nel percorso seguito, grazie all’ascolto delle esperienze di alcune reti territoriali piemontesi e all’opinione del gruppo di esperti chiamati a dare la propria visione sui temi trattati, sono state sottolineate alcune delle sfide che le biblioteche sono e saranno sempre più chiamate ad affrontare. Bisogni di tipo sociale e socio-assistenziale, la costruzione di percorsi ludico-ricreativi, uniti alle necessità formative informali (quelle sviluppate al di fuori delle agenzie formative accreditate come la scuola e/o l’università) e all’ampliamento delle competenze di information literacy e dell’universo digitale - nella sua accezione più ampia ovvero dall’utilizzo degli strumenti all’accesso ai contenuti da parte degli utenti - sono alcuni degli ambiti all’interno dei quali emergono le nuove richieste.
In questo contesto le biblioteche maggiormente sollecitate sono quelle di pubblica lettura che raggiungono per loro natura un pubblico eterogeneo, ma non bisogna dimenticare il prezioso contributo che potrebbero apportare le biblioteche specialistiche e accademiche a una più ampia diversificazione dei servizi.
La vera sfida però sta nel trovare un bilanciamento tra dare risposta alle domande “tradizionali” e contemporaneamente attrezzarsi per far fronte alle nuove necessità in un quadro di scarsità di risorse economiche. Dunque cosa si può realisticamente fare in un contesto che vede crescere la domanda di servizi con una contestuale diminuzione di risorse finanziarie?
Diventa vitale scommettere e dare più senso alla cooperazione dando vita a progetti di condivisione delle risorse, saperi e competenze tra le diverse tipologie di biblioteche ma anche l’integrazione con altre attività sociali del territorio per garantire condizioni di sostenibilità.
La condivisione, il confronto, lo scambio di esperienze sia con realtà appartenenti allo stesso settore sia con altre realtà del mondo culturale, saranno fondamentali per ripensare funzioni e servizi delle biblioteche che, riprendendo la definizione di Antonella Agnoli, una delle più autorevoli voci italiane sul ruolo delle biblioteche, si potranno configurare come “Piazze del sapere” ovvero “un territorio aperto a gruppi e associazioni, un centro di riflessione e di condivisione dei saperi, il nodo centrale di una rete con altre istituzioni culturali”.
Ebbene non si può non essere pienamente d’accordo con tale definizione in un momento come quello attuale, in cui le nuove antropologie di utilizzo incontrano le domande consolidate che la biblioteca deve essere in grado di continuare ad offrire. Le biblioteche in quanto catalizzatori sociali e culturali si trovano oggi a sperimentare forme innovative di inclusione sociale e culturale, si collocano ai primi posti tra le istituzioni nel vortice del rinnovamento.
D’altro canto va fortemente sottolineata la funzione di presidio fondamentale nei confronti della promozione della lettura che le biblioteche svolgono attraverso instancabili attività realizzate in special modo con i bambini e i ragazzi. È ampiamente condivisa l’importanza che l’abitudine alla lettura riveste nello sviluppo di competenze e capacità intellettive personali e la correlazione positiva esistente con il benessere socio-economico di una comunità, gli italiani sembrano però poco interessati al tema. Stando ai recenti dati dell’ISTAT sulla lettura e la produzione libraria in Italia, nel 2014 quasi 6 persone su 10 non hanno letto neanche un libro nell’ultimo anno. Si tratta di una vera e propria emergenza culturale in cui le biblioteche anche in questo svolgono un ruolo attivo rilevante nel favorire e nutrire l’interesse per i libri e la lettura.
 
 
 
Maria Giangrande è Ricercatrice dell’Osservatorio Culturale del Piemonte
 
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Bibliografia
 
Maria Stella Rasetti, Digitali e partecipati: i makerspaces in biblioteca tra collezioni plurali, connessioni molteplici e comunità in trasformazione. http://www.convegnostelline.it/docs/Rasetti.pdf
 
Cecilia Cognigni, L’azione culturale della biblioteca pubblica, Editrice Bibliografica, Milano 2014
 
Antonella Agnoli, Le piazze del sapere. Biblioteca e libertà, Editori Laterza, Roma 2009
 
Antonella Agnoli, Caro Sindaco, parliamo di biblioteche, Editrice Bibliografica, Milano 2011
 
Antonella Agnoli, La biblioteca che vorrei. Spazi, creatività, partecipazione, Editrice Bibliografica, Milano 2014